Ultima tra le lezioni magistrali del Centenario, quella di Donatella Lippi, docente di Storia della medicina all’Università di Firenze, ha focalizzato la sua attenzione sui tratti storici, antropologici e filosofici comuni tra i giuramenti professionali di medici, veterinari e farmacisti. “Il Giuramento nasce in ambito medico, poi esteso all’area sanitaria più vasta, perché, inizialmente, lo spettro delle professioni della salute non era così articolato” ha precisato Lippi.
I medici sono sempre stati abituati a giurare: lo dimostrano i documenti di Federico II, lo Statuto dei medici e degli speziali in Venezia scritto nell’anno 1258 e, dopo il Concilio di Trento, nel 1566, la costituzione emanata dal Pontefice Pio V, che prescriveva un giuramento, nel momento in cui lo studente si addottorava; poco dopo questa data due formule di giuramento, una per i dottorandi ed una per il protomedico, erano previste già negli statuti del Collegio dei medici di Roma, del 1595. “Ma Oltre a giurare di rispettare queste procedure come espressioni dell’autorità statale, i medici si sono da tempo confrontati con la tradizione del loro giuramento professionale, che è una prassi dalle origini antiche ed è collegata al nome del padre della Medicina occidentale, Ippocrate, il medico vissuto nel V sec. a. C., fondatore di una nuova medicina, ben distinta dalla religione e dalla magia”.
A questo punto la Lippi ha condotto i partecipanti alla Celebrazione dei cento anni degli Ordini delle professioni sanitarie in un viaggio in compagnia del Giuramento di Ippocrate, citandone la diffusione storica, ma anche le numerose contaminazioni e il suo essere comunque documento di riferimento per la nascita della deontologia medica, un percorso che parte già dalla fine del Settecento e che porta nel 1845 Maximilien Isidor Simon ad intitolare la sua opera fondamentale Déontologie médicale, introducendo il nuovo concetto di deontologia, che apparve per la prima volta, in Italia, nel 1903, con il “Codice di Etica e Deontologia”, redatto dal Consiglio dell’Ordine dei Medici di Sassari. Nasce in questo momento una vera e propria carta dei doveri, che, sottolinea Donatella Lippi, “muta attraverso i momenti fondamentali dell’evoluzione della scienza medica e della professione: la transizione dalla piccola medicina alla grande medicina può essere considerata l’elemento determinante di questo processo, che ha avuto effetti importanti anche sul ruolo occupato dal medico nella società e sui suoi obblighi e doveri”.
“Ma perché giurare oggi?” si è quindi chiesta la docente toscana, “Cosa significa questo gesto così solenne, che porta nella sua etimologia il richiamo al diritto più antico, come forma di garanzia del vivere etico e civile?”. Non si può cogliere e apprezzare appieno il senso di questo gesto, “se non rendiamo alle parole il loro valore profondo. Il giuramento viene considerato, al pari della promessa o della dichiarazione, un atto linguistico, ossia un enunciato che non descrive uno stato di cose, ma produce immediatamente un fatto, realizzando il suo significato nel momento stesso in cui viene pronunciato: in questo caso, esso dovrebbe garantire la verità della promessa o dell’asserzione”.
E qui si opera la precisazione più profonda: il giuramento diventa sinonimo di promessa originaria, di consacrazione in cui l’uomo si impegna a rispondere alle sue parole anche con la vita, un’assunzione di responsabilità senza paragoni. In questo percorso in cui antropologia ed etica si intrecciano con dati storici e autocoscienza professionale il giuramento è “evento decisivo nell’antropogenesi, ovvero nel diventar umano dell’uomo”.
E giungono, quindi, le conclusioni di Donatella Lippi: “Eccoci allora ai tre giuramenti, dei Medici chirurghi e odontoiatri, Farmacisti e Veterinari. Cosa hanno in comune? Il richiamo a dei principi base, che sono condivisi dai professionisti della salute: libertà, verità e responsabilità. E’ vero il giuramento non ha valore legale e, se vogliamo, può apparire anche anacronistico, ma è un simbolo metastorico, ricco di valori etici, che ricordano oltre al sapere, al saper fare, al saper far fare, al saper continuare ad aggiornarsi, che sono doveri di ogni professionista, anche quel saper essere che, nel mondo della salute, è obiettivo di altissima portata”. Una conclusione antropologica particolarmente applaudita, che nello sviluppo della giornata ha anche avuto un forte valore simbolico: l’intervento della docente di Storia della medicina ha infatti “introdotto” il momento del giuramento letto da alcuni neo-laureati di facoltà italiane.
Autore: Redazione FNOMCeO