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118, taglio delle centrali e riduzione di medici e infermieri a bordo dei mezzi. Anelli: “Necessaria la presenza congiunta delle due figure professionali per salvaguardare la salute di tutti i cittadini”

La chiusura di numerose centrali operative e la progressiva riduzione di personale sanitario medico-infermieristico a bordo dei mezzi di soccorso sono due dei vettori alla base del depotenziamento, avvenuto negli ultimi anni, del Sistema di Emergenza Territoriale 118 (SET 118), che rischiano di non garantire ai cittadini interventi terapeutici rapidi ed efficaci in caso di emergenza. A tracciare un quadro della situazione è Mario Balzanelli, Presidente nazionale SIS 118, in una lettera inviata alla Fnomceo e ai media (vedi allegato).

Il pesante taglio delle centrali operative – che da 118 si sono ridotte a 71, contrazione pari al 31% – arriva in un momento già critico per la Sanità nazionale, che ha visto la chiusura, l’accorpamento e la riconversione di numerosi ospedali, risultato dei piani di riordino delle reti ospedaliere, che hanno condotto alla concentrazione delle richieste di soccorso sul SET 118. A ciò si aggiunge la progressiva scomparsa a bordo dei mezzi di soccorso del 118 di personale medico e infermieristico, che insieme rappresentano le uniche figure professionali capaci di effettuare diagnosi e terapia di emergenza potenzialmente salvavita, oltre a ridurre il sovraffollamento dei pronto soccorso nel caso di interventi minori che possono essere svolti in loco.

A prevedere la presenza congiunta di medico e infermiere a bordo dei mezzi di soccorso (uno ogni 60 mila abitanti) è il decreto ministeriale 70/2015. Ma le dure condizioni operative sul campo e il rischio sempre maggiore di aggressioni sul lavoro ha condotto alla riduzione di medici e infermieri a bordo, rendendo necessario il dispendioso ricorso a personale prestato “a gettone”.

E ancora, questa situazione non è omogenea a livello delle regioni; ciò significa che, a seconda dello specifico contesto organizzativo, il paziente in codice rosso ha una probabilità più o meno maggiore di essere assistito da un equipaggio dotato di medico e infermiere.

“Tutto ciò è grave e necessita di risposte immediate”, dichiara Filippo Anelli, Presidente della Fnomceo. “Tutti i cittadini sono uguali e hanno il diritto di accedere ai medesimi servizi indipendentemente dalla regione in cui vivono; è pertanto necessario che si uniformino, a livello di tutto il territorio nazionale, gli standard di risposta del Sistema 118, assicurando la presenza congiunta di medici e infermieri nei mezzi di soccorso, necessaria al fine di salvaguardare la salute di tutti i pazienti. La situazione attuale, non assicurando standard di risposta omogenei, non fa altro che aggravare le disuguaglianze di salute all’interno del Paese”.

“Riteniamo necessario, urgente, improcrastinabile rivolgere al Ministro della Salute l’appello di varare, in tempi assai brevi, con carattere di autentica priorità nell’agenda di governo, una riforma legislativa autorevole del 118 nazionale”, afferma nella  sua lettera il Presidente Nazionale SIS 118. “Proponiamo, in concreto, una riforma del Sistema 118 che consenta di assicurare, in modo omogeneo, a livello di tutti i territori regionali, pari standard qualitativi di accesso tempo dipendente alle cure e di trattamento terapeutico effettuato in tempi assai rapidi e di carattere potenzialmente salvavita in caso di emergenza sanitaria per tutti i cittadini che si trovino all’improvviso, su tutto il territorio nazionale, in evidente o potenziale pericolo di perdere la vita”.

Autore: Redazione

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