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17° Congresso dell’ “Accademia Internazionale della Riproduzione Umana”

Madri sempre più tardi, oltre i 30 anni: per motivi economici, sociali e culturali. Da qui le difficoltà a concepire, a portare a termine una gravidanza, a partorire figli sani, tanto che un’italiana su quattro è probabile che non diventerà mai mamma, e che altre due affronteranno problemi medici più o meno gravi. Da qui il ricorso sempre maggiore alle tecniche di procreazione assistita e al “social freezing”, il congelamento degli ovuli per averli disponibili quando sarà il momento di affrontare una gravidanza. 

È questo il quadro che si sta delineando dal 17° Congresso dell’“Accademia Internazionale della Riproduzione Umana” – nata nel 1974 a Rio de Janeiro con l’obiettivo di gestire tutte le problematiche mediche della procreazione naturale e assistita – che si è aperto questa mattina a Roma, all’Hotel Parco dei Principi, per continuare sino a sabato 18 marzo.

L’evento si tiene nel momento in cui l’Istat ha appena fornito i dati della fortissima denatalità che tocca il suo punto più basso dal 1861, anno in cui l’Italia divenne una nazione (https://www.istat.it/it/archivio/197544).

“Oggi – ha affermato Andrea Genazzani, Segretario Generale dell’Accademia – abbiamo una chiave di lettura diversa da quello che comunemente si afferma sulla mancata procreazione. Non sono solo le difficoltà socio-economiche e lavorative a rendere difficile la maternità, ma è soprattutto il vissuto personale della donna stessa a incidere sulla possibilità di realizzare il suo desiderio di maternità. Questo a partire dalla età del primo figlio sempre più spostata in avanti e che spesso non coincide con il suo orologio biologico il cui picco di massima  fecondità è tra 16-22 anni. Incide e molto -ribadisce il ginecologo- quel lasso di tempo troppo lungo tra la prima mestruazione e il momento della procreazione: 15-20 anni in cui possono accadere molte cose, dalla comparsa della endometriosi alla presenza di fibromi, storie di infezioni genitali ricorrenti e malattie  sessualmente trasmesse”.

L’età media delle italiane al parto è oggi di 31,7 anni. Pianificare e affrontare una gravidanza a questa età significa avere come possibili “compagni di viaggio”diabete, obesità, ipertensione, stress lavorativo. Ma è soprattutto l’invecchiamento degli ovuli a creare difficoltà.

E, secondo recentissimi studi presenti da Pasquale Patrizio, del Fertility Center della Yale University, il fattore determinante sarebbe la carenza di ossigeno del follicolo in cui l’ovocita cresce.

“Perché l’uovo invecchia? Chi tiene il tempo? – si è chiesto Patrizio. “Le responsabili sono le cellule del cumulo ooforo, che vivendo in un follicolo invecchiato, in un ovaio aterosclerotico, fanno invecchiare l’ovocita perché non gli forniscono abbastanza ossigeno”.

Da qui la formulazione di trattamenti farmacologici per migliorare la vascolarizzazione delle ovaie, la somministrazione, insieme alla stimolazione ormonale, di antiossidanti, ma anche nuovi protocolli di stimolazione ovarica, che minimizzino l’esposizione dell’ovocita all’ambiente ipossico.

A cura dell’Ufficio Stampa Fnomceo

Autore: Redazione FNOMCeO

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