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OMS: una nuova politica a lungo termine contro Zika

Riportiamo di seguito (fonte: New York Times) un articolo generalista di informazione che riguarda la sperimentazione della produzione del vaccino per Zika. (vedi)

Il
virus Zika, documentato per la prima volta negli anni ’40, ma ritenuto
per lungo tempo inoffensivo, è stato identificato, a partire da circa 18
mesi fa, come la causa del preoccupante aumento riscontrato in Brasile
di bambini nati con microcefalia, con la testa insolitamente piccola o
con malformazioni cerebrali. Con il passare del tempo il virus si è
diffuso in circa 70 paesi, tra i quali, in modo inaspettato e
preoccupante, gli Stati Uniti. I centri di ricerca, a partire dal
National Institute of Allergy and Infectious Diseases dei National
Institutes of Health (NIH) degli Stati Uniti, hanno cominciato ad
attivarsi per mettere a punto un vaccino durante l’inverno del 2015. Lo
stato di “emergenza di salute pubblica”è stato dichiarato dall’OMS nel
mese di febbraio del 2016. Il 18 novembre, dopo nove mesi,
l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato conclusa la fase
della “risposta di emergenza”, sostituita da una nuova politica di
intervento, ovvero un approccio a lungo termine finalizzato a capire e
controllare le conseguenze e gli effetti duraturi della diffusione del
virus. Il Comitato di Emergenza dell’OMS ritiene che, nonostante non sia
più da considerare come un’emergenza, il virus Zika continui a
rappresentare una sfida severa per la salute mondiale, una minaccia
ancora attiva da contrastare con la ricera

L’azione contro
Zika è ora nelle mani di ricercatori e scienziati, che da mesi si
adoperano per sintetizzare un vaccino. Per combattere il virus, che
solitamente si diffonde in climi caldi, tramite zanzare-vettori e
rapporti sessuali, si sono attivate più di una dozzina di compagnie
farmaceutiche produttrici di vaccini, incentivate ovviamente anche dalla
notevole possibilità di guadagno (Zika si sta diffondendo anche in aree
ricche del pianeta), in aggiunta alle organizzazioni ufficiali, come i
NIH degli Stati Uniti. Solitamente la sintesi di un vaccino può
richiedere decenni, ma perquanto riguarda Zika i tempi previsti sono di
soltanto due anni. Ottimismo giustificato principalmente da due fattori:
in primo luogo, l’appartenenza di Zika al genere dei flavivirus, lo
stesso ad esempio della febbre gialla, per ilquale sono già stati
sintetizzati diversi vaccini; in secondo luogo, e più ingenerale,
l’intrinseca resistenza del corpo umano adulto nel combattere evincere
il virus. Sono principalmente due le strade che i ricercatori stanno
percorrendo. La prima è quella del vaccino inattivo, che consiste
nell’iniettare virus morti, stimolando così l’organismo a costruire
difese che lo proteggano anche dalla versione attiva del virus. Questa
tecnica, scelta dai team di Takeda e dall’Istituto di Ricerca "Walter
Reed" dell’Esercito Americano, è ben padroneggiata e affidabile, ma
necessita solitamente di diversi anni (alle volte decenni) per dare i
suoi frutti. La seconda strada, più innovativa, è stata intrapresa, tra
gli altri, dal team del Dott. Fauci, da più di trent’anni alla guida del
National Institute of Allergy and Infectious Diseases e sempre in prima
linea dal 1980 contro ogni grande epidemia. Questa tecnica consiste
nell’iniettare DNA manipolato del virus Zika, contenente le indicazioni
per sintetizzare un simil-virus, innocuo, che stimoli le difese a creare
meccanismi che proteggano anche dal virus originale. Questa tipologia
di vaccino è di veloce sintesi, ma finora non è mai stata approvata per
l’utilizzo sull’uomo. Una variante di questa tecnica, messa in atto
dalla Glaxo SmithKlineand Moderna Therapeutics, consiste nell’utilizzo
dell’RNA in luogo del DNA: per diventare operativo, il vaccino a DNA, a
differenza di quello a RNA, deve raggiungere il nucleo delle cellule, e
dal momento che questo spesso non accade, l’azione terapeutica può
risultare poco efficace.

Il vaccino,
dopo essere stato sintetizzato e testato sugli animali, necessita di
sperimentazione clinica e osservazione sul campo. Durante lo scorso
settembre alla University’s Maryland School of Medicine, a Baltimora,è
avvenuta una delle prime somministrazioni a un pubblico di volontari,
tra i quali molti studenti, del vaccino sperimentale a DNA sviluppato
dai NIH. Lereazioni dei volontari alla somministrazione del vaccino
saranno monitorate per i prossimi due anni, tempo entro il quale i
ricercatori si augurano tuttavia di aver già bloccato la diffusione di
Zika. Il prossimo passo consiste nel testare il vaccino in zone in cui
Zika sia effettivamente una minaccia. L’Istituto Nazionale di Sanità
degli Stati Uniti ha già predisposto più di 20 siti di indagine per il
test del vaccino in America Latina, dove l’estate, il periodo critico
per le epidemie del virus Zika, è ormai alle porte.

Autore: Redazione FNOMCeO

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