Gennaro Barone sulle celebrazioni del Centenario a Campobasso

Sabato 20 novembre l’OMCeO di Campobasso celebrerà il Centenario dell’istituzione degli Ordini Professionali con il convegno sul tema “Medicina e sanità declinate al femminile. Cosa sta cambiando. Aspetti deontologici e normativi”. All’evento, che si svolgerà presso l’Hotel San Giorgio di Campobasso, parteciperà anche il presidente dell’Ordine, Gennaro Barone, a cui abbiamo rivolto alcune domande proprio sui temi del Centenario e della femmilizzazione della professione medica.

Presidente Barone, la giornata di sabato sarà dedicata alle celebrazioni del Centenario, con il convegno su “Medicina e sanità declinate al femminile”, ma non solo. Innanzitutto, che cosa avete in programma?
Abbiamo pensato a lungo a come festeggiare questa ricorrenza. Purtroppo devo rilevare che, in generale, nel Paese c’è una certa disaffezione nei confronti degli Ordini. Per questo l’OMCeO di Campobasso sta proponendo una serie di iniziative capaci di coinvolgere non solo i nostri iscritti, ma anche la cittadinanza, che in questo modo ha l’occasione di capire il valore di ciò che facciamo.  Ecco, dunque, perché abbiamo ritenuto di celebrare il Centenario dell’istituzione degli Ordini con un convegno sul cambiamento di genere nella professione medica, che è sicuramente un argomento di interesse generale. Sempre in questa direzione, ho cercato di coinvolgere nella manifestazione anche tutti gli Ordini professionali della provincia, dagli ingegneri agli avvocati e così via: sabato ciascun Ordine presenterà i dati relativi alla componente femminile della propria categoria.
La giornata, comunque, inizierà con la proiezione del bellissimo film realizzato dalla Federazione in occasione del Centenario, cui seguirà la consegna di un omaggio al sindaco della città e al presidente della provincia di Campobasso. Dopo di che, avranno inizio i lavori del convegno, che rappresenta il momento centrale delle celebrazioni.

La ricorrenza del Centenario che significato assume per un Ordine di piccole dimensioni come il vostro?
Pur essendo alla presa con dei problemi gestionali piuttosto rilevanti, abbiamo voluto dare una grande rilevanza a questo evento, cui dedichiamo un’intera giornata di celebrazioni. Consideriamo il Centenario una tappa importante per riflettere sulla funzione degli Ordini dei Medici nella società, sul loro contributo effettivo, che spesso viene sottostimato. Ma anche un’occasione per ribadire i principi fondanti della professione, come il nostro Codice di Deontologia, di cui purtroppo molti colleghi non conoscono nemmeno l’esistenza.

Più in generale, qual è il valore dell’essere medico oggi in una zona di provincia piuttosto che in una metropoli?
Il nostro è un territorio è molto vasto ma con una popolazione esigua e “spalmata” in piccoli centri, di 3-400 abitanti. In questo contesto il medico ha ancora la figura di una volta, quindi il suo ruolo spesso diventa anche di confidente: un aspetto che considero molto positivo. Oggi in Italia assistiamo al proliferare degli studi associati, ad esempio, che, però, io vedo un po’ “spersonalizzanti”, perché il paziente non ha continuità nella relazione con il medico. Questo, invece, è un valore positivo che noi manteniamo.

Come detto, “Medicina e sanità declinate al femminile” è il titolo del convegno che aprirà la giornata di sabato. In particolare, su quali aspetti vi soffermerete?
Innanzitutto, daremo molta importanza alle rilevazioni statistiche sulla professione al femminile, un’iniziativa che non ha precedenti in quest’area. A questo proposito, voglio sottolineare l’ottimo lavoro svolto dalla nostra Commissione Pari Opportunità, che ovviamente ha contribuito all’organizzazione del convegno e che nel prossimo futuro istituirà un Osservatorio sulla condizione delle donne medico e anche sulla presenza femminile nella neonata Facoltà di Medicina dell’Università del Molise.
Anticipando alcuni dei dati che presenteremo sabato, posso dire che la prima iscrizione di una donna al nostro Ordine è avvenuta solo nel 1945. Insieme agli altri Ordini professionali, poi, ci soffermeremo, in particolare, sull’analisi di tre periodi storici: l’immediato dopo-guerra, gli anni dal 2000 al 2010 e, quindi, l’ultimo triennio, 2008-2010. Per quanto riguarda l’OMCeO di Campobasso, negli anni ’50-’60 le donne rappresentavo appena il 6% degli iscritti, ma nel periodo 2000-2010 questa percentuale è salita al 55%, con un’impennata nell’ultimo triennio fino al 63%. Basti pensare che quest’anno abbiamo avuto 34 nuovi iscritti, 28 dei quali erano donne. Dal canto mio, insegnando Deontologia al primo anno di Medicina, osservo che gli iscritti all’Università sono quasi pari tra maschi e femmine, ma evidentemente molti ragazzi si perdono per strada, a differenza delle colleghe studentesse. Discorso diverso, invece, per le statistiche sulle specializzazioni, che evidenziano ancora una netta prevalenza della componente maschile, specie nelle branche chirurgiche, mentre solo la Pediatria vede una superiorità numerica delle donne.
Dall’analisi di  questi dati passeremo, quindi, alla tavola rotonda, che si concentrerà soprattutto sugli aspetti normativi e sui cambiamenti che ci dovranno essere in materia. Perché se è vero che le donne in futuro rappresenteranno il 70% della professione medica, bisognerà pure garantire alle colleghe la possibilità di diventare madri, per esempio.

Questo convegno arriva dopo altri due eventi – Napoli e Ventimiglia – centrati sulla professione medica al femminile. Si può dire che tutta quest’attenzione al tema è un po’ il segno dei tempi che cambiano?
Stiamo parlando di un fenomeno talmente evidente che non poteva passare inosservato. E, a questo proposito, vorrei ringraziare il collega Mascia, già presidente dell’Ordine di Caserta, primo ad organizzare un evento formativo sul tema. Naturalmente, va sottolineata anche la grande attenzione che la FNOMCeO ha dedicato alla femminilizzazione della medicina negli ultimi anni, per esempio con l’istituzione di un gruppo di lavoro che si occupa specificamente di questa tematica.
Si tratta un cambiamento epocale, di costumi, di cultura, di mentalità. Nel nostro Paese stiamo assistendo ad un progressivo ribaltamento di alcuni stereotipi e l’ingresso “prepotente” delle donne nella branca medica non può che essere un segnale di questa cesura. Ecco perché, in occasione di una ricorrenza importante come il Centenario dell’istituzione degli Ordini, abbiamo sentito la necessità di parlare di questo argomento.

Autore: Redazione FNOMCeO

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