COMUNICATO STAMPA del 30 novembre 2010
Centoquindicimila medici, oggi compresi nella fascia di età tra i 51 e i 59 anni, ovvero il 38% di tutta la popolazione medica attiva, andranno in pensione nei prossimi dieci – quindici anni. Tra questi sono compresi il 48% dei medici occupati in regime di dipendenza dai Servizi Sanitari Regionali e Università, il 62% dei Medici di Medicina Generale, il 58% dei Pediatri di Libera Scelta, il 55% degli Specialisti Convenzionati interni.
Come far fronte a quella che è stata definita una vera e propria “emergenza formativa”? Costruendo un progetto efficace che si fondi su una maggiore connettività e flessibilità nelle relazioni e nelle “regole di ingaggio” tra le due grandi “opportunità” a disposizione per la formazione di un medico di qualità e, cioè, le Facoltà di Medicina e le strutture pubbliche e private accreditate dei Servizi Sanitari Regionali
È questa la prospettiva dei medici italiani, riuniti il 2 e 3 dicembre prossimi a Roma – al Salone delle Fontane, via Ciro il Grande 10 (Eur)- nel Convegno “La qualità professionale per la qualità delle cure”, che si svolge nell’ambito della II Conferenza nazionale della Professione medica.
“Abbiamo posto il tema della qualità professionale – spiega il presidente della FNOMCeO, Amedeo Bianco – nella prospettiva di rafforzare un fondamento critico per la sostenibilità del nostro sistema di cure e quindi di quei preziosi valori di equità, solidarietà, universalismo dei destinatari di cui, oggi, è insostituibile espressione materiale”.
Uno dei punti più cruciali e sensibili anche per l’opinione pubblica è il meccanismo della selezione degli accessi a Medicina che deve garantire l’individuazione equa, trasparente ed efficace delle migliori attitudini a questi studi e all’esercizio di questa professione.
“La moderna Formazione di un medico – continua Bianco – è quindi una complessa “costruzione” educativa, culturale, tecnico-scientifica, che ha ampi risvolti civili e sociali e rispetto alla quale occorre condividere le
responsabilità, le esperienze, le intelligenze e le competenze di tutti i soggetti, vecchi e nuovi, con il fine ultimo di tutelare la centralità dei diritti del cittadino sano e malato”.
Sul piano pratico, questo significa costruire un professionista che sappia governare l’evoluzione delle conoscenze tecnico-scientifiche, avvicinando, nel curriculum formativo, all’acquisizione di tali competenze quella di contenuti più strettamente umanistici, ovvero l’attenzione alle relazioni con i pazienti e alle organizzazioni sanitarie, sempre più caratterizzate da complessità gestionali, tecnologiche e di multi professionalità.
Proprio per presentare ‘le proposte per un “progetto di costruzione di un medico di qualità”, il 2 dicembre alle ore 12,15, sempre presso il Salone delle Fontane, si terrà una Conferenza Stampa.
Alla Conferenza Stampa saranno presenti i Segretari nazionali delle Organizzazioni sindacali, delle associazioni professionali, della Federazione italiana Società mediche (Fism) e delle Società medico scientifiche aderenti all’iniziativa.
Di seguito, alcune anticipazioni sul “Progetto per la qualità professionale del medico”.
Questo progetto, che si fonda su un processo continuo e integrato, che parte dall’accesso agli studi di medicina e si conclude al termine della vita attiva professionale deve misurarsi non solo con l’evoluzione dei saperi tecnico-scientifici, ma anche con le nuove definizioni, i nuovi orizzonti e le diverse legittimazioni culturali e civili che costantemente ridisegnano gli scopi della medicina e della sanità.
Non solo, quindi, formazione universitaria, ma anche formazione continua post laurea: nel nostro sistema è purtroppo in forte ritardo una cultura della promozione e della valutazione della qualità dei professionisti e dei servizi, di standard ed indicatori di performance e competence di singoli, delle équipes e delle organizzazioni sanitarie, di sistematica produzione e diffusione di buone pratiche (linee guida, protocolli, percorsi di cura etc.). Una criticità che sarebbe sbagliato e controproducente pensare di risolvere affrontandola “dalla coda”, attraverso l’esclusivo potenziamento di modelli burocratici, inquisitori e sanzionatori di controllo.
In questo progetto un ruolo fondamentale deve essere svolto dalle Società Medico Scientifiche, che storicamente hanno coltivato la raccolta e la diffusione dei nuovi saperi scientifici e delle nuove competenze, realizzando al più presto un modello di accreditamento istituzionale, al fine di garantire il loro riconoscimento in ruoli di interlocutori stabili, affidabili ed autorevoli delle istituzioni sanitarie e dei decisori in sanità.
Lo stesso nuovo sistema di Educazione Continua in Medicina (Ecm) può, in prospettiva, offrire al bisogno di formazione continua dei medici e di tutti i professionisti sanitari non un frammentato e disorganico universo di soggetti a vocazione formativa, non sempre trasparenti, efficaci ed indipendenti, ma solo provider in grado di garantire lo sviluppo e la continuità di un sistema formativo affidabile e calibrato sulle esigenze dei singoli professionisti e delle organizzazioni nelle quali operano.
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Autore: Redazione FNOMCeO