Rete Armida: il report del convegno annuale

Rete Armida è la rete delle alte professionalità femminili nella pubblica amministrazione. Nel comitato promotore anche un medico Francesca Romana Pezzella, dell’Azienda Ospedaliera S. Camillo-Forlanini, Roma.

La ricerca “Il contributo delle donne all’innovazione nel settore pubblico e nel settore privato” è stata presentata, nella Sala Capitolare presso il Chiostro del Convento di Santa Maria sopra Minerva, Senato della Repubblica, nel convegno annuale, moderato dal Monica Parrella, coordinatrice di Rete Armida e Direttore generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri/Dipartimento Pari Opportunità.

Sono online (http://www.rete-armida.it/) dati ed interventi.

Valeria Fedeli, Vicepresidente del Senato della Repubblica, nell’aprire i lavori ha detto:
"Il Paese ha bisogno del protagonismo delle donne, espresso in termini di ricerca, riflessione e proposte, a beneficio sia di chi propone sia della collettività. Il 2014 dovrà essere anno di riforme e le donne che continuano a faticare molto di più e ottenere molto di meno, dovranno, insieme ai giovani, essere protagoniste di cambiamento e innovazione. L’onda femminile può essere una forza che rimodella l’economia, con investimenti immateriali e valorizzazione delle risorse umane. Solo dove c’è rispetto, collaborazione, complementarità potrà crescere benessere e opportunità".
"Oggi in Italia le posizioni di potere sono ricoperte da uomini nell’85% dei casi. Che fare e come fare perché, a parità di competenze, vi siano criteri oggettivabili anche nella nomine per cooptazione. Non è sufficiente conoscere e confrontarsi sulla conoscenza. Dobbiamo, senza averne paura, creare lobby trasparenti e propositive, per aumentare presenza e responsabilità"
, ha concluso Fedeli.

Giovanni Tria, presidente SNA, ha continuato: "Il blocco del turnover ha portato al rallentamento del ricambio generazionale generando una foresta pietrificata. I rapporti presentati fotografano la situazione mostrando le caratteristiche dei ‘fatti stilizzati’, rappresentazione essenziali, dove si devono identificare fattori determinanti e dinamiche che causano queste differenze nelle apicalità. Colpisce la varianza nella presenza nella dirigenza nella pubblica amministrazione e non possiamo pensare ad una misoginia mal distribuita fra ministeri ed enti. Quali le possibili azioni di correzioni se fattori culturali e discriminazioni, interne ed esterne all’organizzazione, sono cause?
Dovremo approfondire come agisca la diversità, non solo di genere, e come agiscano anche cause motivazionali, legate a contesto soggettivi e oggettivi, nel determinare l’uscita dai percorsi di carriera"
.

Nella ricerca presentata si evidenzia come, nei dati resi pubblici attraverso i siti istituzionali, manchi spesso la disaggregazione per genere. Emerge anche come la cultura della valorizzazione delle diversità fatichi a trovare spazi e come nelle organizzazioni, siano presenti discriminazioni implicite.

Una nomina femminile è più frequente quando vi sono immediati effetti mediatici. Nelle situazioni, interne ed intermedie, sottratte alla valutazione dell’opinione pubblica, la presenza femminile avanza lentamente o non avanza affatto.

Più si sale verso le figure apicali più si riduce il numero delle donne. Lo dimostra anche il rapporto della Commissione Europea “She Figures 2013. Gender in research and innovation”, prodotto in collaborazione con il Gruppo di Helsinki Donne e scienza, dove emerge un uso improduttivo di figure femminili altamente qualificate e il fenomeno chiamato “conduttura che perde”, in inglese "leaky pipeline": goccia a goccia le donne abbandonano i percorsi di carriera.

A Roma è stato presentato anche il rapporto "La presenza femminile nell’attività di ricerca delle imprese italiane più innovative" con il quale si evidenzia l’aumento delle pressioni competitive per effetto della crisi. Si mostra anche come la capacità di innovare delle donne si esprima maggiormente in aziende con strutture organizzative flessibili.

"Le percentuali sono importanti. Vorrei condividere con voi un insegnamento della vita, invitandovi a riflettere su un diverso modo di stare all interno della società – ha detto Livia Pomodoro, Presidente del Tribunale di MilanoDobbiamo essere in percorsi di crescita culturale e individuare, insieme, strade per far considerare civile questa Italia. Dobbiamo operare all’interno delle regole e delle leggi. Niente ci impedisce di utilizzare fantasia e intelligenza. E’ possibile fare qualcosa, invertire la rotta, avere la capacità di stare in maniera diversa nel mondo, per dimostrare che si può fare".
"Lo possono fare – ha proseguito – quelle donne capaci di convincere gli uomini a fare insieme questa battaglia, per far crescere il mondo e innovare per il bene comune. Siamo brave solo se siamo capaci di lavorare bene, insieme per un’idea che condividiamo. Avere un ruolo significa poter applicare modelli d’eccellenza e coinvolgere altri sui progetti. Ricordiamoci che nessuno è bravo da solo e che il risultato si ottiene attraverso il lavoro di squadra, non attraverso geniali contributi individuali".
"Per far crescere il mondo femminile – ha chiuso Pomodoro – occorre, a parità di condizioni e competenze, mettere la donna e l’uomo culturalmente sullo stesso piano. Le donne devono sentirsi importanti, adeguate ai posti di comando".

Il Viceministro del Lavoro e delle politiche sociali, Maria Cecilia Guerra ha concluso l’incontro sottolineando la necessità di una migliore divisione del lavoro, all’interno dei contesti famiglia/lavoro, perché i tempi di vita sono un valore per tutti: "L’organizzazione del lavoro, dei tempi della mobilità, della vita cittadina non può essere costruito su una disponibilità illimitata al lavoro. Occorre permettere alla donna la possibilità di esprimere capacità senza rinunciare a costruire pezzi importanti della propria vita. In questi tempi di crisi la maternità mette a rischio il lavoro. Oggi avere un figlio è visto come negativo e farlo diventa elemento di penalizzazione, in tutta la carriera".

Autore: Redazione FNOMCeO

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