Welfare e sanità nel 44° Rapporto Censis 2010

Report n. 116/2010    

WELFARE E SANITA’ NEL 44° RAPPORTO CENSIS 2010

  • Volontariato

Più del 26% degli italiani dichiara di svolgere un’attività di volontariato. La scelta di fare volontariato è molto più radicata tra i giovani (più del 34%), rimane elevata tra i 30-44enni (più del 29%), per poi calare al 23% tra i 45-64enni e al 20,3% tra gli anziani.
È all’interno di realtà organizzate che circa tre quarti dei volontari svolgono il proprio impegno, e di questi la maggioranza (54,5%) lo fa all’interno di una specifica organizzazione, mentre poco meno del 10% lo fa in più di una struttura. Ospedali, case di cura, strutture sanitarie (69%), case di riposo, comunità alloggio, presidi socio-assistenziali di vario tipo (54,3%), poi le varie forme di assistenza a domicilio per anziani e non autosufficienti (39,9%): sono questi i tre settori in cui i cittadini constatano una maggiore presenza di volontari nelle comunità in cui vivono.

  • Pensioni

L’età media di effettivo pensionamento nel nostro Paese è di 60,8 anni per gli uomini e 60,7 anni per le donne.
Sono dati che (fatta salva la Francia, dove l’età media di uscita dal mercato del lavoro è di 59,4 anni per gli uomini e 59,1 anni per le donne) rendono il nostro Paese quello con la più bassa età di pensionamento effettivo rispetto alla gran parte dei Paesi europei. Attualmente ben il 52% degli italiani è convinto che ci sono molte persone che vanno in pensione troppo presto.
Questo dato è superiore a quello medio europeo (pari al 43%) e a quello di Paesi come Regno Unito (32%), Olanda (34%) e Germania (42%). Nel nostro Paese lavorare più a lungo sta diventando sempre più importante anche per sostenere il proprio tenore di vita. Il 28% degli italiani è molto preoccupato e il 40% abbastanza preoccupato per il fatto che il proprio reddito in vecchiaia sarà insufficiente a garantire un livello dignitoso di vita.
I due dati sono superiori ai valori medi europei, pari rispettivamente al 20% per le persone molto preoccupate e al 34% per quelle abbastanza preoccupate. Il 21% degli italiani di età superiore a 18 anni è convinto che sarà costretto ad andare in pensione più tardi rispetto all’età di pensionamento pianificata, il 20% pensa che dovrà provare a risparmiare di più per quando sarà in pensione, il 19% ritiene che la propria pensione sarà d’importo inferiore a quanto si aspetta.

  • Spesa sanitaria

L’andamento della spesa sanitaria privata segnala una lieve riduzione della sua incidenza sulla spesa totale (22,7% nel 2009 contro il 27,5 del 2000) e già lo scorso anno i comportamenti sanitari delle famiglie hanno fatto registrare un ritorno alla sponda pubblica, come segnalato dal 35,1% di famiglie che hanno dichiarato di essersi rassegnate alla lunghezza delle liste d’attesa senza poter optare per la sanità privata: quota che raggiunge il 51,9% per i livelli economici bassi e il 42,8% per i ceti medio-bassi.
Ciò che è importante segnalare, secondo il Censis, è proprio questa sorta di “affinamento” di strategia, una modalità di azione in cui le forme di autotutela non si risolvono necessariamente in una exit verso il settore privato, ma si strutturano in forme di arrangiamento più organizzato in grado di contemperare le maggiori difficoltà economiche delle famiglie.

  • Consumo farmaceutico

La dinamica di lungo periodo dei consumi farmaceutici mostra un costante aumento dei consumi complessivi in termini di dosi e confezioni, a fronte di un aumento molto contenuto della spesa totale. Quella a carico del Ssn (convenzionata) e quella privata (a carico dei cittadini) hanno andamenti di segno opposto: dal 2001 la prima è rimasta sostanzialmente stabile (quasi 11,2 miliardi di euro nel 2009), mentre la spesa privata fa osservare un aumento continuo (fino a superare i 7,9 miliardi di euro).
Nell’anno in cui la crisi ha fatto sentire i suoi effetti sulle famiglie italiane, circa la metà ha dichiarato che la spesa per la salute è molto (11,4%), abbastanza (28,2%) o un po’ (8,3%) aumentata, mentre il 53,3% ha indicato di aver intensificato nel 2009 il ricorso ai farmaci generici con l’obiettivo di risparmiare.

  • Disabilità

La dimensione sociale prevalente della disabilità è l’invisibilità, o quanto meno una visibilità distorta, che si allinea con il crescente arretramento delle politiche per le persone disabili.
Secondo la recente stima del Censis, si tratta complessivamente di 4,1 milioni di persone, pari al 6,7% della popolazione, con cui gli italiani mostrano di relazionarsi con difficoltà. La maggioranza degli italiani (il 66%) ritiene che le persone con disabilità intellettiva siano accettate solo a parole, ma che nei fatti vengano spesso emarginate, mentre il 23,3% condivide un’opinione più negativa: la disabilità mentale fa paura e queste persone si ritrovano quasi sempre discriminate e sole. Si tende poi a sovrastimare il peso della disabilità motoria (il 62,9% pensa anzitutto a questo tipo di limitazione) e a non includere in questo concetto, o a farlo solo in parte, la non autosufficienza degli anziani, che pure rappresenta un tema che pesa nella vita quotidiana di moltissime famiglie nel nostro Paese: il 29,4% pensa che la disabilità sia equamente distribuita tra i bambini e i giovani, gli adulti e la popolazione anziana.

Roma, 13/12/2010

Autore: Redazione FNOMCeO

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