Nel 2007 è uscito uno dei tanti libri di Giuliano Crisalli: “Eolo Parodi, una vita da medico”, con la prefazione di Gianni Letta. A pagina 109 compare una foto in bianco e nero di Renato Dulbecco assieme ad Eolo Parodi. Quella foto l’ho scattata io a Sanremo, in occasione di una riunione di premi Nobel nell’ambito di un convegno su tumori e Aids. Anno di grazia 1989. L’era del digitale era ancora lontana e i primi telefonini sarebbero arrivati soltanto un anno dopo. Quella foto la scattai con una normalissima macchina fotografica. La misi da parte ed è sopravvissuta alle tante cose che ho perso tra un trasloco e l’altro. Ma, quando Giuliano Crisalli mi disse che stava scrivendo un libro su Eolo Parodi, mi misi d’impegno e, rovistando tra carte e documenti, in una sorta di archivio cartaceo sulla vita della FNOMCeO, quella foto l’ho trovata e sta lì in quella pagina 109. Non si vive anche di emozioni?
In quel convegno a Sanremo, Dulbecco era tra le persone più disponibili a parlare. Nonostante i tanti anni trascorsi negli Stati Uniti, si esprimeva in un ottimo italiano. Lo intervistai e non era la prima volta. L’anno precedente, infatti, venni a sapere che sarebbe venuto in Italia per qualche giorno. Riuscii a sapere con quale aereo sarebbe sbarcato a Fiumicino, con le prime luci del giorno seguente. Valeva la pena una levataccia: piombo a Fiumicino agli arrivi internazionali e mi piazzo in area ritiro bagagli. Da lì doveva passare per forza. E così fu: nel tempo che i bagagli arrivavano sul nastro trasportatore, ci parlai e uscì una bella intervista sullo stato della ricerca negli Usa e in Italia, paragoni, valutazioni e speranze. Mi precipitai al giornale: all’epoca era direttore dell’Avanti! un vero maestro, Antonio Ghirelli. Mi misi a scrivere come un forsennato e demmo a quell’intervista la giusta dignità con richiamo in prima. Non si vive anche di emozioni? Da allora, mi capitò un’altra sola volta di intervistarlo, quando fece partire il progetto genoma e poi ho continuato a seguire a distanza la sua attività di ricercatore negli Usa.
Renato Dulbecco è stato un grande anche nella pubblicistica. E’ possibile ricostruire il suo profilo di scienziato da premio Nobel attraverso due libri di cui è autore: il primo, scritto con Riccardo Chiaberge de Il Sole24ore è “Ingegneri della vita” del 1988. Ma, l’anno successivo, altra uscita con “Scienza, vita, avventura”. Chi si occupa di queste materie, non può prescindere da questi libri. Nel primo, è delineato il progresso, i passi avanti e indietro degli studi sulla genetica con l’indicazione di prospettiva su come sarebbe stata la salute negli imminenti anni Duemila. Il secondo libro entra ancora di più nella vita di scienziato e di uomo e si apre con il racconto del 10 dicembre 1975, giorno della cerimonia del premio Nobel a Stoccolma. Il capitoletto si chiude con una frase di Dulbecco. “Il mio pensiero migrò fuori dell’armeria, via da Stoccolma, verso le colline selvagge della Calabria”. Eh già. Perché Renato Dulbecco è nato il 22 febbraio 1914 a Catanzaro. Oggi, mercoledì delle ceneri del 2012, avrebbe compiuto 98 anni. La sua è una storia tipica di emigrazione dalla Calabria: è uno dei tanti calabresi che sono riusciti a fare fuori dalla loro regione e dal loro Paese quel che lì non sarebbero riusciti a fare mai. E tutt’oggi la Calabria è così: esporta cervelli e braccia in ogni parte del mondo. Nei suoi rari ritorni in Italia, Dulbecco trovò anche il tempo di tornare a Catanzaro, di andare a dare un’occhiata alla casa dove aveva vissuto con i suoi genitori: il padre un ingegnere del Genio Civile, la mamma di Tropea. La vita di Renato si avviò in Calabria, poi il trasferimento in Liguria. Ragazzo prodigio, si laureò a soli 22 anni in Medicina, entrò in contatto con calibri quali Salvador Luria e Rita Levi Montalcini. Poi il volo verso gli Usa, dove, da ricercatore, non ha mai mollato, fino alla fine dei suoi giorni, l’eterna lotta contro il cancro.
Nei libri descrive i suoi percorsi di ricercatore, con l’intuito sì, ma con tanta fatica, con tanto studio, con tanta ricerca, appunto. I virus, la biologia molecolare, gli anticorpi monoclonali, il progetto genoma. Tutte tappe che hanno fatto la storia della medicina nell’ultimo secolo. Ma lo scienziato che più di altri è stato protagonista di scoperte così importanti contro i tumori, non ha mai smarrito, anche in età avanzata, l’humor e la gioia di vivere: a sorpresa, nel 1999, all’età di 85 anni, che fa? Sale con Fabio Fazio e Laetitia Casta sul palco dell’Ariston di Sanremo e presenta il Festival della Canzone italiana. Con classe, con intelligenza, con discrezione, e senza polemiche. Incredibile Renato Dulbecco, indimenticabile personaggio della storia della medicina e della storia del mondo.
Autore: Redazione FNOMCeO