Ortu: L’Aquila rinasce. Anche grazie ai medici

Già durante il Consiglio Nazionale di Palermo, il presidente dell’Ordine di L’Aquila, Maurizio Ortu, ha presentato il progetto della nascente nuova sede dei medici aquilani. Una sede che sarà “casa”, luogo di incontro e di condivisione delle problematiche professionali, umane, formative all’interno del territorio di questa città profondamente toccata dal sisma del 2009, uno spazio multifunzionale adatto a rispondere a esigenze diverse della professione e dei cittadini.

Abbiamo chiesto a Ortu di raccontare ai lettori di www.fnomceo.it la nascita di questa “casa del medico” e di provare a raccontare come si vive a L’Aquila due anni dopo il terremoto.

Presidente Ortu, lei a Palermo ha illustrato il progetto di una "casa del medico" che dovrà sorgere a L’Aquila: ci vuole precisare di che si tratta?
La “casa del medico” è innanzitutto un progetto ambizioso che sin dai primi giorni dopo il terremoto del 2009 ci ha tenuti impegnati in modo continuo e costante. È stato molto bello veder nascere l’idea, mettere in atto il progetto, ricercare e trovare il terreno adatto su cui edificare l’edificio e ora siamo quasi in dirittura d’arrivo. La “Casa” sarà una struttura socio-sanitaria polivalente attrezzata e pronta per molteplici scopi.

Ci può illustrare più nello specifico quali saranno gli spazi e gli scopi dell’edificio?
Avrà un centro congressuale di 150 posti creato appositamente per ospitare convegni ed eventi di aggiornamento professionale. Inoltre è stata prevista una seconda parte modulare che sarà usata per le necessità che man mano si presenteranno. La nostra idea è quella di intitolare la struttura alla memoria del collega Dante Vecchioni, unico esponente della nostra professione a cadere in quella terribile notte di aprile. Inoltre, vorremmo ricordare anche i colleghi medici che perirono nel terremoto che sconvolse Avezzano nel 1915 ma la cosa è assai più ardua perché non sappiamo i loro nomi, sappiamo solamente che in quel sisma, avvenuto quasi cent’anni fa, dai documenti ordinistici consultati, perirono 17 medici.

Il progetto sarà realizzato con il contributo della FNOM: è un segno della vicinanza della Federazione al dolore della gente de L’Aquila?
Assolutamente sì. La Federazione è stata sempre vicina al nostro dolore, ai nostri problemi, non si è mai tirata indietro. Sono stati vicini a me ed al consiglio, sin dall’inizio e ciò non ha fatto altro che rafforzare l’ottimo rapporto che già da prima ci legava. Il presidente Bianco non si è mai risparmiato e ha sempre fornito il suo prezioso apporto. Devo ringraziare anche il Comitato Centrale per il sostegno fornitoci. Anche loro sono stati davvero preziosi. Sono anche venuti spesso nella nostra città martoriata per rendersi conto e toccare con mano ciò che stavamo vivendo. Infine, devo menzionare l’affetto e la vicinanza che gli Ordini di molte città ci hanno dimostrato. Provengono proprio da loro i fondi raccolti dalla FNOM per realizzare la struttura di cui abbiamo parlato. Devo tributare un grazie particolare per averci appoggiato in un momento tanto triste e difficile con infinita riconoscenza ai Presidenti ed ai relativi consigli per ciò che hanno fatto per noi ad iniziare dalle città più vicine come Teramo, Pescara, Chieti per finire con città lontane per distanza ma vicine con il cuore . E mi scuso se non menziono tutti gli altri, gli amici che in questo momento assai triste hanno fatto a gara per fornirci aiuto, sostegno, beni di conforto. Ecco, questo è ciò che io intendo per “segno di vicinanza”, l’attenzione che ci è stata dimostrata ci ha lusingato e ci lusinga ancora.

Cosa manca per la realizzazione concreta dell’opera? Quando potrà essere inaugurata?
Ho già accennato prima che siamo in dirittura d’arrivo, siamo lì li per vedere la luce. Come sempre succede in questi casi l’ostacolo più grande da affrontare è rappresentato dalla burocrazia. Le battaglie che abbiamo dovuto affrontare sono state molte. Il sito è già predisposto per l’edificazione e la Casa sorgerà in una zona della città assai frequentata (anche prima del terremoto), vicino al TAR Abruzzo, al nuovo palazzo dell’Anas ed al nucleo cittadino di abitazioni provvisorie costruite dopo il sisma per quei cittadini che avevano perduto la casa. Un grazie speciale va al Comune di L’Aquila per averci messo a disposizione il terreno sul quale sarà edificata la casa, un terreno talmente centrale e prestigioso che, non ci saremmo potuti permettere di acquistare. A ciò si aggiunga che molto probabilmente per completare il lavoro del tutto mancano ancora alcuni fondi ,ma credo che con un po’ di buona volontà tutto potrà essere sistemato ed in breve tempo. La storia ci insegna che le “fabbriche” abbisognano di tempo per nascere e crescere e molte non terminano mai, ma questo vi assicuro che non sarà il nostro caso. Una volta completa, l’opera diverrà, come stabilito dalla legge, una donazione della FNOMCEO al Comune di L’Aquila che, a sua volta, lo concederà in gestione al nostro Ordine perché venga utilizzato per gli scopi sociali che verranno stabiliti per contratto.

Da ultimo, Presidente: come si vive oggi nella sua città? Quale è il "sentire" che la comunità medica riscontra nel quotidiano rapporto con i cittadini?
Quest’ultima domanda è quella più difficile. Vivere in una città distrutta è sempre doloroso, terribile e mi viene da pensare a chi ha provato la stessa cosa dopo di noi, Haiti, il Cile, la Nuova Zelanda ed il Giappone. Solo chi ha vissuto sulla propria pelle un’esperienza simile può sapere, può conoscere quello che accadde in quei 37 interminabili secondi. Ma dalle tragedie si risorge…si cerca una rinascita, si riprende un ritmo più o meno normale e il popolo aquilano, proprio per indole, per carattere, è di quelli che non si lasciano sopraffare.

Le chiedo quello che tutti si domandano: ma L’Aquila sta rinascendo?
La città è ancora colpita, semi-distrutta, ma si muove, riprende e vuole riprendersi. Ogni giorno vedo 60.000 concittadini che affrontano la vita con decisione, senza lamentarsi, a testa bassa. E non credete se vi dicono che nulla è stato fatto, perché non è così e sfido chiunque a venire da noi per rendersi conto di ciò che gli aquilani hanno saputo fare,ciò che ancora stanno facendo e che sicuramente ancora faranno. A suo tempo, nell’imminenza del terremoto, dissi che quando “i riflettori dei media” si sarebbero spenti, saremmo rimasti da soli, noi cittadini, a combattere giorno per giorno. E così è stato, ma tutto senza lamentarsi, senza chiedere oltre. La nostra vita è stata sconvolta, cambiata in poco tempo e vedere per la strada un’impalcatura in più – segno che si sta ricostruendo una casa, un palazzo – fa bene al cuore. Si sente la mancanza del centro, del nostro centro, punto nevralgico della nostra vita, ancora inagibile. Le masse, le folle hanno comunque cercato di trovare altri luoghi di aggregazione. Anche la comunità medica riscontra segni di ripresa. Dopo l’emergenza, la situazione anche sanitaria ha trovato una sua stabilità. Alla fine io credo, dopo quello che è capitato, il rapporto che lega il medico al suo paziente non può che essere migliorato. Intendo nel senso della fiducia, della stima, dell’affidamento reciproco. Io credo che sia una degli aspetti più belli e peculiari della solidarietà che si crea di fronte alla catastrofe, quando un semplice sorriso può servire a dimenticare, anche se per un attimo, una situazione tristemente surreale.

Autore: Redazione FNOMCeO

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