Un nuovo tassello si è aggiunto nella conoscenza clinica della malaria, la malattia che provoca due milioni di morti l’anno nel mondo, la metà dei quali bambini sotto i cinque anni, soprattutto nelle regioni dell’Africa subsahariana.
Il gruppo di ricercatori coordinati da David Modiano, del dipartimento di Scienze di Sanità pubblica della Sapienza ha scoperto, attraverso esperimenti condotti in Burkina Faso (area nella quale la malaria è endemica) che alcuni fattori genetici protettivi nei confronti della malaria provocano però una maggiore trasmissibilità del parassita dall’uomo alla zanzara.
In particolare, inchieste malariologiche condotte su 3700 individui e esperimenti di trasmissione in vivo e ex vivo su 60 bambini e 6446 zanzare, hanno evidenziato come le emoglobine C ed S siano associate a un incremento di circa tre volte dell’efficienza di trasmissione del parassita dall’uomo alla zanzara. Questo significa che se la mutazione genica rappresenta una sorta di protezione per l’uomo che ne è portatore, che dunque si ammala meno di malaria, dall’altra rende lo stesso più “pericoloso” perché in grado di trasmettere molto più efficacemente il parassita alla zanzara.
Autore: Redazione FNOMCeO