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Padova, Benato presenta il corso “Medicina clinica e medicina legale”

Calato il sipario sul convegno “ECM – Manuale di sopravvivenza per provider e professionisti della salute” del giorno 13, l’Ordine di Padova sabato 15 gennaio darà il via ad un corso di aggiornamento sul tema “Medicina clinica e medicina legale”, che avrà luogo presso l’Aula Morgagni del Policlinico Universitario di Padova.

Tra i temi al centro dei lavori un ruolo di primo piano non potrà non essere affidato all’errore nella pratica medica, la cui percezione è sempre di più generalizzata e diffusa anche in virtù del mutato rapporto medico paziente e delle maggiori informazioni di carattere sanitario cui quest’ultimo oggi dispone.

“Occorre distinguere tra l’errore medico o sbaglio, dall’errore della medicina – dice Maurizio Benato, presidente dell’Ordine, la cui relazione sarà incentrata sull’argomento – tra quello della disciplina scientifica che sbaglia nella composizione del suo corpus teorico di conoscenze, dall’errore del singolo medico, il quale sbaglia nell’applicare le conoscenze e i precetti accolti dalla scienza medica nel preciso momento in cui è chiamato ad agire. Vi sono pertanto errori colpevoli e incolpevoli anche se il malato, purtroppo, risulta in ogni caso il collettore finale di queste vicende”.

Possiamo pertanto sostenere che l’errore della medicina appartiene alla storia e alla scienza, mentre l’errore del medico alla cronaca e alla metodologia applicata?
Certamente sì, e faccio un esempio. Quello scoperto da Skoda, boemo clinico- medico Viennese vissuto nel 1800, fondatore del nichilismo medico, sull’efficacia dei salassi nella tisi e’probabilmente l’errore messo in evidenza da un trial di confronto tra due pratiche cliniche: egli scopre con grande stupore che i tisici non sottoposti alla "tortura" dei salassi sopravvivevano alla malattia molto di più rispetto ai poveretti che venivano salassati. Ma e’ con il medico ungherese Ignazio Semmelweiss, trapiantato a Vienna, che l’errore irrompe sulla scena dell’ospedale: alla fine Semmelweis, pur avendo scoperto nelle scarse condizioni igieniche la causa dell’epidemia di sepsi puerperale, pagherà personalmente con l’emarginazione professionale e la pazzia, “l’errore" di aver messo in evidenza i limiti della medicina, fatto intollerabile per le pretese di infallibilità della corporazione accademica dell’epoca.

Presidente Benato, l’errore in medicina deve essere considerato inevitabile?
La medicina di oggi è multidisciplinare e nessuno la può padroneggiare pienamente. La conoscenza all’interno di ogni singola branca è parcellizzata e subspecialistica ed avanza con una velocità impressionante. Questi due fattori lasciano dietro di sé sacche sempre più estese di ignoranza, tanto che il gap tra quello che si dovrebbe sapere e quello che si conosce diventa sempre più incolmabile. Per questo ogni medico ha una propria ineliminabile ignoranza che si accresce col crescere delle conoscenze.
La medicina oggi mette nelle nostre mani tante opzioni diagnostico/terapeutiche tutte possibili fino alle loro estreme conseguenze che a volte, paradossalmente se interpretate al di fuori dalla logica della complessità, mostrano di essere più problematiche del problema iniziale.
A ciò dobbiamo aggiungere che il medico esercita in condizioni di incertezza in un’epoca in cui è elevato il numero delle decisioni che deve assumere in un tempo limitato, in cui la tecnologia genera continuamente informazioni che richiedono di essere interpretate e che esasperano l’attenzione per il dettaglio. Con il rischio che i tanti subspecialisti faticano a ricomporre una diagnosi unitaria e cadono nell’errore funesto di difetto di visione globale del malato” .

È comprensibile che tutto questo ingeneri preoccupazione e sgomento nei medici e ancor più in chi dalla medicina si aspetta solo virtù curative…
La carta di Lussemburgo del 2005 invita gli Stati membri dell’Unione europea ad adottare iniziative a salvaguardia della sicurezza del paziente. In particolare la Carta stabilisce che le aziende sanitarie devono facilitare la collaborazione tra professionisti e direzioni sanitarie , realizzare progetti locali per lo sviluppo della sicurezza e promuovere una nuova cultura dell’errore . Avviare inoltre iniziative di cooperazione tra operatori e pazienti/famigliari in modo che questi ultimi siano informati degli eventuali eventi avversi.

Abbiamo visto quali sono le difficoltà che rendono difficile e delicato il rapporto medico paziente . In realtà cosa chiedono i pazienti vittime di errori?
Da uno studio pubblicato recentemente risulta che il 37% chiede la testa del medico, il 49% le scuse del medico, il 79% le spiegazioni e le giustificazioni dell’accaduto, l’ 80% maggiore attenzione da parte del personale e il 90 % rassicurazioni sul fatto che non possa accadere più.

Quale è oggi – dottor Benato – la posizione della giurisprudenza ?
La giurisprudenza ha assunto un atteggiamento sempre più severo nei confronti degli errori dei medici e l’attuale sentimento giuridico si presenta a completo favore della tutela della vittima del danno iatrogeno. La coscienza sociale non tollera più che l’alea del trattamento ricada sul paziente .
Si sta inoltre creando per via giurisprudenziale un nuovo settore della responsabilità difficilmente distinguibile dalla sicurezza sociale, ma a carico non solo della collettività e di tipo risarcitorio e non indennitario.

E’ possibile identificare uno standard di condotta professionale per ridurre al minimo l’incidenza dell’errore in medicina?
Nei concetti di salute e medicina non vi è una linea certa che demarchi il “giusto” dal “non giusto. Tra l’altro l’uniformarsi a una regola (linea guida) non dimostra la correttezza del comportamento. Questo perché la medicina non viene più considerata scienza naturale, ma scienza umana per la preponderanza dei fattori sociali nella genesi delle malattie e per la difficoltà di individuare i nessi eziologici.
Perché la visione della medicina è una visione sempre più eco-bio-sociale in cui nell’origine delle malattie sono preponderanti i fattori di rischio biologico, gli stili di vita individuali, l’ambiente, i fattori socioeconomici e psicosociali che agiscono non in maniera lineare.
Perché salute e malattia sono ritenuti concetti relativi che dipendono anche dal contesto sociale, culturale e ideologico. Lo stesso confine tra malattia e salute appare culturalmente determinato, perciò hanno sempre più importanza le componenti psicologiche ed ermeneutiche della medicina, la dimensione soggettiva dei sintomi e le impressioni cliniche del medico.
Perché il ragionamento diagnostico dei medici non sembra seguire il metodo scientifico ipotetico deduttivo, ma i richiami dell’esperienza clinica basata su esemplari e analogie.
Ed infine perché la EBM affonda le sue radici nella modernità, nel tentativo di fare chiarezza sull’efficacia delle cure, ma non esistono universi di pazienti tutti uguali.
Tuttavia l’aderenza a una linea guida, se adeguatamente implementata e attuata in uno specifico caso e contesto, può costituire un importante elemento di prova ma non dobbiamo pensare che sia necessariamente a nostro favore.

In questo contesto, quale è a Suo avviso, la sfida per gli Ordini ?
E’ la sfida che si sostanzia nel passaggio da una funzione ordinistica di tipo burocratico-passiva ad un’altra di tipo sostanziale-proattiva. La FNOMCeO ha individuato da tempo un percorso riformatore di tutta la materia capace di non insidiare l’alto livello di tutela oggi garantito al diritto alla salute di ogni cittadino, di razionalizzare, attraverso asset diversi, un settore ove l’elevato tasso di litigiosità si è andato gradualmente traducendo nella fuga dei medici verso la "medicina difensiva" e di intervenire sulla materia della responsabilità civile e sulle norme inerenti la responsabilità penale colposa. Ed ancora, di lavorare sul tema del consenso informato, della conciliazione , di facilitare una normativa sul “governo clinico” con ricadute positive sulla materia in esame.
Insomma di realizzare un disegno complessivo di riforma "possibile", rispettoso delle acquisizioni giurisprudenziali e delle principali elaborazioni della dottrina, ma capace, al contempo, di offrire un percorso di innovazione in grado di superare e migliorare l’attuale assetto normativo e gestionale. 

Autore: Redazione FNOMCeO

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