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La Maddalena Workshop: avvio del dialogo tra Sanità civile e Sanità militare

Non tutti i medici portano “solo” il camice bianco: alcuni portano “anche” le stellette e si trovano ad operare, assistere, curare anche zone di guerra e in zone pericolose per via di improvvise operazioni armate. Mai come negli ultimi anni i vari corpi militari italiani – che hanno una storia che risale per diversi rivoli sino ai primi decenni dell’Ottocento – sono stati coinvolti in azioni di peace keeping all’interno di contingenti Onu o Nato, senza contare le abituali gestioni sanitarie svolte su suolo italiano, all’interno di caserme, basi militari e d’aviazione, in ospedali dedicati o sulle varie imbarcazioni della marina militare. Come questo patrimonio di conoscenze e di assistenza si connette ai principi e alle problematiche della sanità civile? Quali affinità vivono i due settori? Come conciliare il dettame ippocratico del cercare sempre e comunque la cura del paziente “in scienza e coscienza” con il rispetto di una gerarchia militare a cui si è deciso liberamente di appartenere?

Temi complessi, sfaccettati e forse anche delicati, ma che la FNOMCeO in collaborazione con la Federazione Regionale degli Ordini della Sardegna ha scelto di affrontare con il patrocinio del Ministero della Difesa nel convegno "La professione medica nei 150 anni dell’Unità d’Italia. Dalla storia al futuro: Sanità Militare e Società civile" (30 settembre – 1 ottobre, Scuola Sottufficiali della Marina Militare, Viale Ammiraglio Mirabello, 49 – La Maddalena).

Maurizio Benato, vicepresidente della Federazione nazionale degli Ordini e responsabile scientifico del workshop, lo definisce “un simposio assolutamente innovativo che affronta le tematiche del dialogo medici civili-medici militari partendo non da una contrapposizione tra le due anime di questa professione, ma dal tentativo di rintracciare i punti di sintesi all’interno di storie gloriose, spesso dimenticate”. Storie che si intrecciano già nei decenni precedenti all’Unità d’Italia, quando i medici ancora non erano una realtà di rilevanza sociale, ma contribuivano concretamente sui campi di battaglia alla nascita del nostro Paese e che giungono sino ad oggi, quando la sanità italiana è tra le migliori al mondo sia in ambito civile che militare, con innovazioni – per fare solo un esempio riferito alla sanità in divisa – nell’ambito della medicina a distanza giustamente considerate tra le più rilevanti al mondo (come mostrato già ai tempi dei teleconsulti durante la sanguinosa guerra nei Balcani).

L’appuntamento nell’isola di Giuseppe Garibaldi, insomma, si presenta forte di aspettative, tra cui quella di superare finalmente antiche distanze: “Abbiamo fortemente cercato questo convegno”, prosegue Benato, “riuscendo con un atteggiamento collaborativo e collegiale a superare la non-abitudine a lavorare insieme delle due realtà mediche, quella civile e quella militare. Il risultato è un simposio che intreccia insieme storia e presente, professione e problematiche deontologiche non facili da dipanare nel reciproco rispetto”.

Lavori e interventi del programma abbracceranno un esteso territorio di argomenti ed esperienze e saranno teoricamente scanditi durante la prima giornata da una serie di comunicazioni storiche racchiusi nella sessione “Storia della sanità militare italiana”, mentre la seconda vedrà svolgersi il dialogo sanità civile-sanità militare nella sessione che ricade sotto il titolo “Deontologia e sanità militare italiana”. Una sessione, quella del sabato, che comprende una molteplicità di aspetti nodali: ruolo del codice deontologico dei medici, differenze nella sua validità per i medici in tempo di pace e tempo di guerra, aspetti di genere nell’evoluzione della sanità militare. Tutti i temi saranno affrontati con il contributo di una doppia voce, di una visione “bipartisan”, come dimostrato dalla partecipazione dei rappresentanti ultimi della sanità militare italiana, da Federico Marmo (Capo ufficio generale della Sanità militare) a Pietro Tommaselli (Capo dell’ispettorato di Sanità della Marina), da Vito Ferrara (Colonnello medico dell’Arma dei Carabinieri) a Giuseppe Ciniglio Appiani (Colonnello del Corpo Sanitario Aeronautico), senza dimenticare Luigi Lista, Capo ufficio delle politiche sanitarie dello Stato Maggiore della Difesa.

Il simposio – a cui parteciperanno per la FNOMCeO i presidenti Bianco, Peperoni, Ibba, Arru, Sussarellu, Sulis, Falcinelli nonché Brucoli in rappresentanza della Consulta deontologica; sono previsti inoltre gli interventi di altri componenti della Federazione della Sardegna: Nonnis, Puddu, Arras, Ecca, Virgona – giungerà a presentare le premesse di una carta Etica del medico militare, un lavoro sviluppato in mesi di reciproci approfondimenti e che sarà illustrato proprio da Maurizio Benato in collaborazione con Giacomo Mammana, generale medico del Policlinico militare Celio di Roma: “Siamo convinti che sia sia la prima volta che medici civili e militari cercano di trovare una strada etica comune, visto che ci siamo accorti non è mai stato tentato nulla del genere sul piano internazionale. Saremmo ovviamente orgogliosi di porre proprio a La Maddalena le basi di una piattaforma che potrebbe divenire poi riferimento di tutta la comunità medica, non solo italiana”.

Autore: Redazione FNOMCeO

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