Sull’esercizio abusivo della professione odontoiatrica – Nella interrogazione si rileva che secondo i più recenti dati visionabili dell’Agenzia delle entrate, nel 2010 in Italia si contano 13.023 imprese odontotecniche, con un fatturato medio di 72.300 euro, un reddito di 25.400 euro e un fatturato complessivo pari a 900 milioni di euro;il rapporto redatto da Eures e Fnomceo (Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri), intitolato "L’abusivo esercizio della professione medica e odontoiatrica" del 2013, evidenzia che il numero degli odontotecnici in Italia si attesterebbe a circa 24.000 unità, mentre dai dati dell’Agenzia delle entrate si evince che il 46 per cento delle imprese del settore è composta da un solo addetto, il 31 per cento conta 2 odontotecnici e il 26 per cento 3 o più addetti; a giudizio degli interroganti, l’abusivismo della professione medica, e in particolare l’abusivismo odontoiatrico, che costituisce oltre l’80 per cento dei casi censiti, rappresenta un fenomeno di elevato allarme sociale, in quanto, a differenza, o in maggior misura, di quanto avvenga per altre professioni (come quella di commercialista o notaio, svolte senza aver acquisito il titolo abilitativo), l’illecito esercizio di una prestazione medica mette seriamente a rischio non soltanto la qualità e affidabilità delle prestazioni, bene tutelato dagli ordini professionali, ma anche la salute stessa dei cittadini, a volte del tutto ignari, ma in altri casi irresponsabilmente complici di un abuso;da anni si assiste ad uno sviluppo vertiginoso del fenomeno dell’abusivismo in campo odontoiatrico, il cui reato è consumato quasi sempre con attrezzatura appartenente a soggetto diverso dall’odontoiatra; secondo la Commissione dell’Albo Odontoiatri, riguarderebbe ben 15.000 dentisti abusivi (applicando evidentemente il concetto di abusivo esercizio della professione, come da sentenza della Corte di cassazione, non solo all’esercizio degli atti "tipici" della professione, ma anche di quelli "caratteristici", strumentalmente connessi ai primi), che erogherebbero illecitamente oltre 7 milioni di prestazioni, per un giro di affari di 720 milioni di euro. Non si tratterebbe, evidentemente, di figure che operano esclusivamente in forma abusiva, ma di figure (in particolare odontotecnici, ma non solo) che, accanto alla propria attività, legalmente esercitata, compiono per una quota più o meno ampia delle prestazioni erogate, atti "tipici" o "caratteristici" della professione odontoiatrica, senza possederne né i titoli né i requisiti professionali. L’abusivo esercizio di una professione è un delitto disciplinato dall’art. 348 del codice penale italiano, che punisce "Chiunque abusivamente esercita una professione", per l’esercizio della quale è prevista l’ammissione ed iscrizione a speciali albi o elenchi, senza esserne stato abilitato a norma di legge;si deve dunque ritenere colpevole di tale reato penale se esercita la professione: chi non è stato abilitato; chi è in possesso di titolo idoneo, ma non è iscritto all’albo; l’iscritto all’albo che ne sia stato sospeso o radiato; il diplomato o laureato e/o abilitato in altro Paese, ma con titolo non riconosciuto dallo Stato italiano; chi, pur avendo conseguito l’abilitazione all’esercizio di una determinata professione, agevoli l’esercizio abusivo da parte di qualcun altro (cosiddetto prestanomismo); secondo il citato rapporto, esistono 60.000 operatori abusivi nel settore sanitario e, solo in ambito odontoiatrico, si ipotizzano circa 15.000 addetti che recano quotidianamente gravi danni alla popolazione italiana;si stima che l’illegale giro di affari sia pari a 720.000.000 euro, con gravi danni all’intero settore odontoiatrico ed all’erario; i costi economici dell’abusivismo possono essere stimati anche in termini di mancati incassi degli enti previdenziali: i "falsi" professionisti, infatti, non adempiono agli obblighi previdenziali annuali previsti per legge, o comunque non versano contributi all’Enpam (Ente nazionale di previdenza ed assistenza medici, chirurghi e odontoiatri);in considerazione del fatto che nel 2010 ciascun professionista ha versato mediamente quote contributive per 3.364,76 euro (dati Enpam), si deduce che le "perdite" in termini previdenziali imputabili all’abusivismo ammontano a circa 16,8 milioni di euro. Si chiede di sapere se i Ministri della giustizia e della salute siano a conoscenza dei fatti descritti e se non ritengano opportuno, nell’ambito delle rispettive competenze, promuovere l’approvazione di norme utili a bloccare il fenomeno dell’abusivismo odontoiatrico
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