L’obiettivo è una innovazione di sistema con snelle leggi-quadro di indirizzo, mentre per le modalità di raggiungimento degli obiettivi normativi andrebbero valorizzate linee guida e buone prassi espresse dalle comunità scientifico-professionali degli operatori. Poche norme omogeneamente interpretabili per pochi obiettivi realmente esigibili, nessun controllo formale in itinere e poche sanzioni molto severe per l’inadempimento sostanziale. Altri temi sviluppati riguarderanno le rigidità del sistema di riconoscimento delle malattie professionali e, ancora, la complicata ricerca della qualità professionale, stretti tra scienza, norme e buone prassi. Le scelte operate nella stesura del nuovo elenco delle malattie professionali per cui sussiste l’obbligo di denuncia hanno sollevato alcune perplessità. In particolare, non si è chiarito se il medico del lavoro (a qualsiasi titolo operi) debba automaticamente procedere alla denuncia o se vada esercitata una qualche autonomia nel valutare il grado di correlazione tra danno ed agente lesivo o il livello di lesività stesso dell’agente come della lavorazione. L’utilizzo della criteriologia della medicina basata sull’evidenza, inoltre, risulta poco praticabile per la maggioranza dei medi competenti. Il mantenimento di elevati standard professionali, infine,è ostacolato da numerosi fattori, tra cui: le dinamiche sempre più stringenti di riduzione dei costi, la arbitrarietà con cui può essere rimosso il medico competente, l’orientamento della normativa a privilegiare l’assolvimento di obblighi formali, da un lato; lo stesso obbligo normativo di tenere in considerazione gli indirizzi scientifici più avanzati e le prassi consolidate in Medicina del Lavoro, dall’altro.
Autore: Redazione FNOMCeO