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Verso le elezioni regionali/1: nel Lazio la partita si gioca sulla Sanità

La campagna elettorale per le regionali del 28-29 marzo è partita da un pezzo, ma in molte regioni ancora non si conoscono ufficialmente le liste. Tutt’al più si sa dei candidati Presidenti, ma i ‘movimenti’ dentro i partiti e dentro le coalizioni sono ancora in atto, dal Nord al Sud del Paese.

Nonostante i rapporti di forza tra i partiti e nei partiti, e conseguentemente le candidature, siano in fase di definizione, il battage dei candidati è ormai a pieno ritmo. Tutti i confronti regionali sono importanti, ovviamente, visto che lo stesso Premier Silvio Berlusconi ha tenuto a precisare che “le elezioni regionali del 28 e 29 marzo sono elezioni nazionali”. E’ chiaro che anche nel centrosinistra si attribuisce un valore nazionale alle elezioni regionali. Ma quest’anno, rispetto ai diversi mosaici che si vanno componendo nelle regioni, i riflettori si sono soprattutto concentrati sul Lazio.

Da una parte e dall’altra degli schieramenti politici si è preso il Lazio come banco di prova di un confronto-scontro che si annuncia duro, specialmente negli ultimi giorni. La particolarità del Lazio sta almeno in due fattori: nella micidiale vicenda che ha coinvolto Piero Marrazzo, di cui non si sono ancora misurati gli effetti sul voto, e nella particolare ‘criticità’ del rientro dal deficit, che, alla fine del 2005, risultò essere di circa 10 miliardi di euro. Ecco perché giornali e televisioni seguono di passo in passo le rispettive campagne elettorali di Emma Bonino e di Renata Polverini, registrando ogni particolare di questa singolar tenzone: è la prima volta infatti che si confrontano per la presidenza di una Regione due donne. La prima, radicale ‘storica’, in rappresentanza di un centro-sinistra allargatissimo. La seconda, leader dell’UGL, alla guida della coalizione di centro-destra, anch’essa allargata. Tutt’e due seriamente intenzionate a vincere, consapevoli di essere, ciascuna per la sua parte, il valore aggiunto delle rispettive coalizioni. Vedremo, da oggi e nelle prossime settimane, le differenze di posizione su alcuni temi-chiave tra le due candidate. Ma per questo confronto non si può non partire dalla Sanità, vero punto nevralgico della politica regionale nel Lazio

Bonino: fuori la politica da Asl e Ospedali

L’esponente radicale del centro-sinistra parte da un’analisi di carattere generale, che nel Lazio riflette la situazione italiana: “In Italia non siamo attrezzati per contrastare il fenomeno dell’invecchiamento della
popolazione. Non spetta al Lazio rifare le leggi sul Welfare, ma qualcosa possiamo farla: i servizi per gli anziani – spiega Bonino – sono praticamente inesistenti. Dopo la seconda guerra mondiale l’aspettativa di vita era di 60 anni, oggi siamo saliti a 80”, con un’attesa di vita ancora più alta tra le donne. La verità è che non siamo predisposti per affrontare questo fenomeno sociale”. Secondo la candidata, il fenomeno si ripercuote sulle donne: “Ci si domanda poi perché le donne non riescono ad avere un lavoro duraturo – conclude – ma questo avviene perché forse già ne fanno altri trenta”.

Insomma, focus sulle politiche per il Welfare, che, declinate sulla Sanità, secondo Emma Bonino, costituiscono la priorità assoluta della sua azione di governo. Vediamo perché: “Quando 12 miliardi su 18 del bilancio regionale vengono destinati alla sanità, si capisce bene qual è la priorità del mio impegno. Chiunque si candida alla presidenza di una Regione come il Lazio – spiega Bonino – guarda tre numeri e capisce perfettamente che la sanità è il perno di tutto. Bisogna capire dov’è il corto circuito e il perché di una spesa farmaceutica così alta”. Secondo la candidata, “ci sono molti elementi positivi in questa regione, come ad esempio l’ospedale San Camillo di Roma o tante altre strutture nelle province. Ma tanti altri nodi vanno ancora sciolti. Il problema è che il cittadino crede che non ci sia un’offerta qualitativamente alta, e talvolta mette in dubbio anche l’aspetto quantitativo, che invece non manca vista l’abbondanza di posti letto”. E, proprio sul recupero della fiducia dei cittadini verso le strutture sanitarie, Emma Bonino è lapidaria nell’indicare la direzione di marcia: “Fuori i partiti dalla gestione della sanità”. Suona come un impegno solenne, più che come uno slogan. Infatti, spiega la candidata del centro-sinistra, i partiti politici non devono entrare in questo settore “perché nonè il loro mestiere. Ognuno deve fare il proprio compito e, se ciò avvenisse, avremmo già un buon risultato”. Secondo la Bonino, per ripartire con il piede giusto nella sanità laziale, “bisogna assolutamente rompere questa commistione e premiare i migliori”.

Polverini: in tre anni fuori dall’emergenza

“Contiamo di poter uscire dall’emergenza in tre anni”. In queste parole della candidata del centro-destra è racchiuso tutto il suo programma di governo, poiché tutti sanno che nel Lazio la spesa sanitaria è da anni il principale problema di qualsiasi Giunta e di qualsiasi maggioranza. Certo, per arrivare al punto di dover predisporre un piano di rientro dal deficit ci sono voluti degli anni, ma per uscire dalla crisi non si può attendere altrettanti anni. Ecco come la candidata del centrodestra pensa di riportare il Lazio in una situazione di normalità. “Ereditiamo una regione in grande difficoltà. Il debito accumulato nella sanità non deve ricadere sulle spalle dei cittadini, né in termini economici né in termini psicologici”. Ma promette che non ci saranno tagli nei servizi: “Prima di chiudere un solo posto letto ci sono altri costi sui quali agire, a partire da quelli della politica e della burocrazia. Si possono eliminare poltrone di troppo, accorpare le Asl, razionalizzare i centri di acquisti, garantire controllo della spesa sanitaria nella fase in cui si forma e non solo a consuntivo”. Certo, non è facile realizzare in soli tre anni una politica di questo tipo, ma la Polverini spiega così qual è il suo intento: “Io voglio essere valutata sul programma e su quello che voglio fare per migliorare la vita dei cittadini del Lazio”.

E il Lazio è una regione ‘particolare’ per quanto riguarda la Sanità: è noto infatti qual è il peso della sanità privata rispetto a quella pubblica, in eterna competizione e alla ricerca di un difficile equilibrio, per ragioni ormai ‘storiche’ e tipiche soprattutto nella Capitale. La candidata del centro-destra, incontrando l’Aiop, l’Associazione italiana spedalità privata, si è impegnata a raggiungere così l’equilibrio tra pubblico e privato: “Nella sanità dobbiamo costruire un sistema diverso che ci faccia rientrare dal debito e uscire dal commissariamento, un sistema che valorizzi il pubblico e il privato laddove le cose funzionano ma soprattutto, operando delle scelte che siano condivise”. Jessica Veronica Faroni, presidente dell’Aiop-Lazio, ha espresso il disagio della propria associazione: “Negli ultimi anni la sanità nel Lazio e’ stata vessata, non abbiamo avuto un interlocutore politico”. Renata Polverini ha così assicurato i rappresentanti dell’ospedalità privata: “Intendiamo liberare la sanità dagli eccessi di burocrazia che impediscono un’interlocuzione diretta, che con la giunta Marrazzo con c’è stata. Il nostro sarà un metodo completamente diverso perché la mia storia è fatta di mediazione, concertazione”. Circa l’attendibilità di alcuni dati sulla sanità laziale, Polverini ha risposto: “L’assenza di dati e di credibilità di quelli che vengono forniti è un problema enorme, sul quale bisogna intervenire”. Quanto al problema delle Asl, che nel corso dell’incontro sono state definite “delle cittadelle che non comunicano”, la candidata ha detto che nel suo programma elettorale è prevista una diminuzione: “ci siamo resi conto – ha spiegato – che sono delle cittadelle e che c’è un problema di comunicazione. Non voglio fare il libro dei sogni – ha concluso – ma tentare di realizzarli perché è assurdo accettare che non sia possibile avere un servizio sanitario giusto, equo ed accessibile a tutti. Io posso garantire che ci proverò”.

Autore: Redazione FNOMCeO

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