Interrogazione a risposta orale: Formazione medico specialista – Nella interrogazione si rileva che la formazione di un medico specialista impegna oggi non meno di 10 anni e in alcuni casi possono essere necessari anche 12 anni, come accade con alcune scuole di specializzazione particolarmente lunghe, come sono molte di quelle dell’area chirurgica. La Federazione degli Ordini denuncia da tempo il rischio di un vero e proprio spopolamento medico, data l’alta età media della categoria. Tra 10 anni, nel 2024, ossia nel tempo che trascorre tra l’attuale 2014 e la conclusione dell’iter di studi e di specializzazione di quanti si sono matricolati proprio questo anno, si rischia di avere 34 mila chirurghi in meno, pediatri e specialisti ambulatoriali ridotti di un terzo. E molto probabilmente tra i 2 e i 3 milioni di italiani corrono il rischio di rimanere senza medico di famiglia. A questi dati va aggiunta anche la crisi economica che bloccando il turn over di professionisti qualificati non consente assunzioni a tipo indeterminato. Il problema più rilevante resta quello dei giovani laureati che non hanno accesso né alle scuole di specializzazione né alle scuole di medicina generale per mancata disponibilità di borse di studio, o meglio di veri e propri contratti di formazione, per cui cresce l’elenco di medici «generici» che non diventeranno mai né medici di famiglia né specialisti per carenza di posti nelle rispettive scuole. Quando si parla di formazione della futura classe medica il problema non è solo il numero, ma anche la qualità specifica, le competenze che hanno acquisito i neo-specialisti, il loro livello di autonomia e il giusto equilibrio tra le diverse specializzazioni, includendo anche la formazione di medicina generale, per garantire sicurezza al paziente e solidità al servizio sanitario nazionale. Evidentemente va rifatta una seria programmazione da parte del Ministero della salute e del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, dopo aver sentito la Conferenza Stato-regioni e la Fnomceo. Si chiede quali siano gli orientamenti del Ministro rispetto a tale situazione e alle proiezioni citate avendo come parametro di riferimento il numero di studenti realmente immatricolati nell’anno accademico 2014-2015 (programmati più ricorrenti al TAR) e le loro concrete opportunità di formazione specialistica, misurate in contratti di formazione
Nell’interrogazione n. 3-01399 l’On. Binetti chiede se il Governo non possa e non debba farsi carico dell’adozione di un piano straordinario di stanziamento di fondi necessari ad assorbire, nel volgere di un triennio, il gap esistente tra numero di laureati e contratti di formazione (specialistica e generalista) del post lauream, in modo da garantire a tutti i medici abilitati il diritto alla formazione dopo il conseguimento della laurea e se non ritenga necessario verificare con la Conferenza Stato-regioni i criteri in base ai quali le stesse regioni procedono all’assegnazione di borse aggiuntive e se non si ritenga utile e conveniente assumere iniziative per provvedere ad una sensibile riduzione dei posti per l’accesso ai corsi di medicina, in modo da compensare gli ingressi in sovrannumero e riprogrammare il fabbisogno di medici. Nella seduta dell’Assemblea della Camera dei Deputati del 23 giugno 2015 interviene la sottosegretaria di Stato per l’istruzione, l’università e la ricerca, Angela D’Onghia, che sottolinea che occorre premettere, in merito al concorso nazionale per l’accesso dei medici alle scuole di specializzazione di area sanitaria, che con decreto ministeriale n. 315 del 26 maggio scorso è stato emanato il bando per l’anno accademico 2014/2015. Tale bando, le cui prove si svolgeranno dal 28 al 31 luglio prossimo, consente di perseguire l’auspicata riduzione del gap esistente tra numero di laureati e contratti di formazione del post lauream, attraverso un aumento significativo dei contratti di formazione rispetto a quelli del concorso precedente. In particolare, il nuovo bando prevede complessivamente 6.364 contratti di formazione specialistica, di cui 6.000 messi a disposizione dallo Stato, 335 dalle regioni e 29 da altri enti. Fermo restando ciò, si conviene con l’onorevole interrogante sull’opportunità di rivedere l’intero percorso di medicina, come ha avuto più volte occasione di ribadire lo stesso Ministro anche in Parlamento, alla luce del fatto che il curriculum attuale si presenta di fatto «ad imbuto»: troppo alto è il rapporto fra coloro che concorrono e coloro che guadagnano l’accesso ai corsi di studio in medicina. Inoltre, ugualmente troppo alto è il rapporto tra coloro che si laureano in medicina e coloro che accedono alle scuole di specializzazione. È proprio il forte gap che esiste tra i numeri di ingresso ed i numeri di uscita dal percorso formativo che imporrebbe una generale rivisitazione dell’intero sistema, cui sono chiamati a concorrere tutti i soggetti istituzionali coinvolti, non solo il MIUR. Interviene in replica l’On. Binetti che evidenzia che l’aver voluto mettere due interrogazioni abbia fatto in modo che la risposta privilegiasse una delle due interrogazioni e ignorasse concretamente i contenuti dell’altra, motivo per il quale, evidentemente, non posso sentirmi pienamente soddisfatta).
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