Un recente articolo di The Lancet informa che il Servizio Sanitario britannico (NHS) ha recentemente comunicato alla BBC un imprevedibile cambiamento di abitudini sociali. Negli ultimi cinque anni più di 500 famiglie hanno impedito la donazione di organi da un parente defunto, nonostante fossero presenti sul registro dei donatori di organi e tessuti.
Questa tendenza al rifiuto della donazione sta creando l’allungamento delle liste di attesa di malati che per sopravvivere hanno bisogno di un trapianto d’organo, in Gran Bretagna ma non soltanto in quella nazione. Lo stesso articolo informa infatti che anche negli USA più di 117 000 malati in attesa di un trapianto di organi sono stati censiti dalla National Academy of Sciences (NAS). Scopriamo che la mancata copertura di organi da trapiantare sta diventando un’emergenza sanitaria globale nonostante i 126 mila interventi praticati ogni anno in più di 100 Paesi nel Mondo.
La contrazione del numero dei donatori a livello mondiale sta facendo emergere anche il problema della qualità biologica e funzionale degli organi a disposizione e quindi secondo il prestigioso ente sanitario americano è giunto il momento di affrontare il problema mettendo in campo provvedimenti correttivi di caratura sovranazionale capaci di modificare i criteri operativi secondo i principi di un’equa distribuzione oneri e benefici.
Si auspica in sostanza la creazione di un sistema centralizzato a livello mondiale in grado di ottimizzare, a beneficio di tutti, le risorse a disposizione incrementando la disponibilità di organi e tessuti, anche operando un’inversione di tendenza sull’appeal che oggi caratterizza la cultura della donazione a livello globale.
È un lavoro imponente quello che attende i politici, i ricercatori e il personale sanitario nel suo complesso e i professionisti dell’informazione e della comunicazione. Sarebbe proprio l’ultima categoria professionale citata, quella chiamata in ogni caso a svolgere un’azione qualitativamente e quantitativamente più rilevante. In ambito mediatico, sul tema della donazione di organi, si assiste infatti ad un’oscillazione assolutamente indesiderabile tra ottimismo entusiastico e catastrofismo più o meno temperato.
All’inizio dell’anno in corso tutte le testate avevano “sparato”la notizia secondo cui: “Per la prima volta la lista di attesa per il rene e quella del polmone sono in diminuzione rispetto al 2015” . Nel settembre scorso apprendevamo invece che: “L’Italia è molto indietro rispetto agli altri Paesi nella donazione degli organi non per la normativa, perché quella in vigore è analoga a tutti gli altri Paesi, ma per la cultura, purtroppo non è abbastanza diffusa. Oggi sarebbe possibile inserire già nella carta d’identità il consenso alla donazione, ma lo sanno in pochi, non c’è un’informazione capillare”.
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Fonti:
Autore: Redazione FNOMCeO