Ufficiali e medici: intervista a Maurizio Benato

Una Carta Etica, che impegni i medici militari contro la tortura, l’uso delle armi di distruzione di massa, il “nonnismo”. E un nuovo articolo del Codice Deontologico, che finalmente regolamenti i vuoti normativi della Medicina militare.

Sono queste le due proposte della FNOMCeO portate all’attenzione e condivise con le istituzioni italiane e quelle militari.

Ma cosa significa, oggi, essere un “medico con le stellette”? L’Ufficio Stampa lo ha chiesto, a margine del Convegno che, a “La Cecchignola” di Roma, sta festeggiando i 180 anni della Sanità Militare, al vicepresidente della Federazione, Maurizio Benato, che, dal Convegno a La Maddalena del 2011, promuove a livello ordinistico, militare, istituzionale e bioetico il dialogo e la collaborazione su queste tematiche.

Presidente, quanti sono oggi i medici militari?

Sono circa 1800, a fronte di una forza armata che, suddivisa nelle diverse Armi (Carabinieri compresi), ammonta circa a 400mila unità. Come circa 370mila sono gli iscritti ai nostri Albi.
La professione militare – e del medico militare in particolare – ha acquisito un’importanza crescente, dovendo rispondere ai bisogni sociali, economici e culturali della società. Chi oggi fa il medico militare lo fa volontariamente, quindi per sua scelta e con una aspettativa di auto-realizzazione professionale.
D’altra parte, in tutte le istituzioni sta crescendo il bisogno di affinamento delle doti morali e di miglioramento del comportamento individuale, proprio perché da questi aspetti dipendono la fiducia, la stima, la considerazione nonché l’approvazione  da parte dei cittadini.

“Codice d’onore” e Codice Deontologico: si può trovare un punto di equilibrio?
È quanto, con il nostro percorso condiviso con le istituzioni, vogliamo raggiungere.
E molta strada abbiamo già fatto: con il ministero della Difesa e con la Sanità militare la Fnomceo si è trovata concorde sulla necessità di norme Etiche, Deontologiche, Organizzative ben precise.
Oggi, infatti, il medico militare obbedisce esclusivamente al Codice militare, che ha valore di norma primaria e che recentemente è stato oggetto di revisione legislativa. Tale Codice, tra l’altro, non impone l’iscrizione obbligatoria agli Ordini dei medici. Ecco allora che si è individuata la necessità di delineare questo percorso comune, che ci ha portato a definire alcune norme comportamentali –peraltro già assodate e di fatto applicate – in ambiti in cui tali tematiche non hanno ancora raggiunto il rango di normativa vincolante. È ciò che ci siamo proposti con la progettazione di una Carta etica e ipotizzando un articolo del Codice Deontologico.

Quali sono gli obiettivi che vi siete posti?
L’obiettivo generale del progetto consiste nell’individuare, definire e trascrivere – in un contesto di totale condivisione, insieme alle Istituzioni e alle Associazioni di cittadini – i principi che uniformano la medicina militare, sia come etica "della" struttura sanitaria nei rapporti verso l’esterno, sia come etica "nella" struttura.

Può indicarci alcuni di questi principi guida?
Innanzitutto, non si può prescindere dal considerare la doppia figura dell’Ufficiale e del Medico.
Il Medico, nelle sue decisioni di carattere professionale, deve essere indipendente nei confronti della gerarchia, potendo e dovendo opporre un rifiuto, ad esempio, alle pratiche di tortura – in linea, del resto, con le posizioni del Governo italiano – o all’utilizzo di armi nucleari, chimiche, batteriologiche di distruzione di massa.
Nelle missioni di pace anche all’estero, il Medico deve promuovere il rispetto delle diverse identità culturali e religiose, oltre a quello dell’ambiente. Inoltre deve garantire una vigilanza anche contro eventuali fenomeni di mobbing, che generano malessere psicologico.

Ecco allora l’esigenza di rileggere, anche in questa chiave, Il Codice Deontologico dei Medici. In che modo tali principi hanno orientato il lavoro di revisione?
Nel Codice in fase di lavorazione abbiamo contemplato uno specifico articolo, che prenderà in considerazione, ovviamente, solo alcuni aspetti della Medicina militare, quelli non regolati dalle norme del Codice militare. E la preparazione di questo articolo rappresenta il punto di equilibrio di cui parlavamo prima: l’obiettivo più avanzato del dialogo costruttivo che abbiamo instaurato con le istituzioni e con il mondo militare.

Autore: Redazione FNOMCeO

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