I dentisti italiani sono attivissimi nella gestione della salute dei cittadini e delle famiglie, eppure…. questo loro atteggiamento virtuoso sembra non essere premiato dal "mercato" della salute e neppure dai media. È forse questo il risultato più evidente della serie di meeting che si sono tenuti nei giorni scorsi a Roma. Ma andiamo con ordine…
Progetto carcinoma e bisfosfonati
Due progetti indirizzati alla salute del cittadino, che vedono il dentista, sempre più "sentinella", diventare – come ha detto Giuseppe Renzo, presidente della CAO nazionale – "polo di prevenzione e diagnosi precoce in stretto rapporto con gli altri specialisti di area medica". Questa, in parole strategiche, la piattaforma comune dei progetti "carcinoma del cavo orale" e "osteonecrosi da farmaci". Il primo ha già una lunga storia, basata su dati epidemiologici preoccupanti: il carcinoma orale è la decima causa di morte tumorale nel mondo, e provoca 2000 morti all’anno nel nostro paese, come mostrato in una efficace presentazione da Lorenzo Lo Muzio, docente all’università di Foggia.
Non a caso l’Andi ha promosso (e mostrato durante il workshop) sia un Oral cancer Day, come iniziativa di prevenzione contro la diagnosi tardiva, che un corso Fad ("5 minuti per salvare una vita") come momento di formazione interno alla professione. Ma parlando di formazione e prevenzione, il progetto "osteonecrosi" sembra essere il più avanzato tra quelli messi in campo in ambito odontoiatrico.
Come illustrato ancora da Lo Muzio, partito come "progetto bisfosfonati" si è allargato a tutti i farmaci assunti per trattamento oncologico o di osteoporosi divenendo progetto "osteonecrosi da farmaci". Il progetto, promosso da CAO, Sipmo e Sicmf, si compone di quattro task: un Position paper realizzàto da chirurghi maxillo-facciali, oncologi e odontoiatri, un Manuale di riferimento, la creazione di una Rete di riferimento e l’attivazione di un Corso di aggiornamento.
L’insieme dei progetti sono stati plauditi da Cassi (ANAAO), Malagnino (ENPAM) e da Gianfranco Prada (presidente Andi), che ha sottolineato l’importanza di una completa integrazione tra mondo odontoiatrico e reti di prevenzione interne al SSN. Importante in questo senso anche l’intervento di Giacomo Milillo (Fimmg), che ha sottolineato la disponibilità del più importante sindacato di medici di medicina generale a "lavorare insieme, su necessità comuni pur facendo cose diverse. Coinvolgiamoci, formiamoci e diffondiamo prevenzione senza improvvisazioni: l’unità tra tutti noi può solo far del bene al sistema sanitario". Il tutto con la "benedizione" del presidente della XII Commissione della Camera, PierPaolo Vargiu, che è stato presente ai lavori ed ha assicurato l’appoggio della politica "alle istanze e alle attività che sono in grado di dare un contributo alle nuove forme di assistenza".
Ricerca Eures: giovani odontoiatri, generazione mille euro?
Ma se i progetti ci sono e sono importanti, chi li porterà avanti nel tempo? I giovani odontoiatri, è una delle risposte. Proprio su di loro si è concentrata la ricerca presentata da Fabio Piacenti, presidente di Eures, svolta in collaborazione con università (hanno aderito 28 presidi su 34 corsi), istituzioni, studenti e neo laureati (per un totale di 400 giovani). Obiettivo: analizzare e comprendere la qualità della formazione degli odontoiatri dal punto di vista organizzativo e dell’ingresso nella professione. Quattro sono state le aree analizzate: formazione ed accesso alla professione, università e offerta corsi, qualità della formazione, cosa accade dopo la la laurea.
I risultati più rilevanti: si registra un calo preoccupante dell’occupazione, che a un anno dalla laurea è assicurata solo per il 63 per cento dei nuovi odontoiatri (il 26% ha una occupazione instabile, precaria o in nero), mentre il reddito non è più quello dei "tempi d’oro", visto che a un anno si assesta su 1058 euro (a tre anni: 1568 euro). Tutto questo avviene, purtroppo, in presenza di un numero forse eccessivo di corsi di laurea (34 nel nostro Paese, quando in Francia, Regno Unito e Spagna ne hanno la metà e la Germania ne presenta 27) e con sedi universitarie che laureano annualmente numeri davvero irrisori di nuovi dentisti (ci sono città con 4 o 5 neolaureati). Il commento di Giuseppe Renzo: "Non abbiamo ricette nei confronti dei dati critici presentati da Eures. Possiamo forse dire che alcuni corsi dovrebbero chiudere, ma che ci si dovrebbe indirizzare solo su scuole d’eccellenza, in grado di competere sempre più a livello internazionale. Ma sappiamo anche che il 25-30% delle prestazioni odontoiatriche sono svolte da abusivi! Una situazione abnorme che si registra quasi esclusivamente nel nostro Paese".
Nei confronti di giovani, Renzo ha sottolineato che purtroppo "la generazione mille euro ormai è registrata anche tra gli odontoiatri e questo dato ci preoccupa e ci spaventa, perché configura una professione che, pur essendo basilare per la salute del Paese, si ritrova a vivere nelle zone d’ombra del mercato del lavoro". La richiesta di Renzo al ministero della salute e al ministero dell’università è piuttosto chiara: "Ripensiamo ai percorsi formativi, puntando su un numero minore di corsi, purché siano eccellenti e introducano davvero al mondo della professione. E nel frattempo non abbassiamo la guardia nei confronti delle aree di lavoro nero e abusivismo". Tra qualche anno, così facendo, potremmo ritornare sulle percentuali di occupazione piena (o quasi) che caratterizzavano alcuni anni fa l’odontoiatria italiana.
Autore: Redazione FNOMCeO