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La salute disuguale e le risposte dei servizi sanitari. Intervista al prof. Gavino Maciocco

Le non infinite risorse da dedicare alla Sanità pubblica impongono scelte di priorità che devono però anche cercare di ridurre le diseguaglianze già esistenti. È soprattutto su questa difficile sfida, in qualsiasi Paese democratico, che si gioca la credibilità della Politica e delle numerose professionalità sanitarie. È la credibilità, infatti, (oltre alla chiara identificazione, per tutti, di un pubblico bene comune) il fattore decisivo che permette di far accettare l’onerosità dei finanziamenti e la compartecipazione alla spesa sanitaria. Per questo il tema del convegno nazionale organizzato a Reggio Emila il 2 dicembre scorso dall’Ordine dei Medici e Odontoiatri di Reggio Emilia insieme alla FNOMCeO  è stato davvero un evento importante. Importante anche perché ha cercato di allargare l’orizzonte delle scelte, possibili o evitabili, oltre i confini dell’Italia. Per farlo si è affidata alle conoscenze specifiche del Prof. Gavino Maciocco, docente del Dipartimento Sanità Pubblica dell’ Università di Firenze ed esperto di comparazione tra sistemi sanitari e dei rapporti tra determinanti di salute e salute. La sua relazione si è incentrata soprattutto sulle differenze tra sistemi sanitari europei e quello degli Stati Uniti d’America.

“Il servizio sanitario degli USA – ci dice il Prof. Maciocco- si basa sulle polizze stipulate con compagnie d’assicurazione private. Però nel tempo a queste si è affiancato anche un sistema di assicurazioni pubbliche che oggi offre una copertura a buona parte della popolazione con un costo che si avvicina alla metà della spesa sanitaria totale”.

Come funziona questo sistema di assicurazioni pubbliche?
“È una copertura a beneficio di anziani e di una fascia di poveri nella quale, durante la presidenza Obama, il numero dei tutelati è notevolmente cresciuto. Sono i cittadini in carico di MEDICARE e MEDICAID: due sistemi assicurativi pubblici che coprono i bisogni di salute di circa il 30% della popolazione. A questa fascia si aggiunge quella dei militari e dei veterani (circa il 3% della popolazione) che gode di un’assistenza particolarmente generosa rispetto agli altri cittadini.
Il settore privato delle compagnie di assicurazione sulla salute (che copre la maggioranza della popolazione) è diviso in due categorie: quella finanziata dalle aziende che pagano la polizza ai propri dipendenti (rappresenta il 90% di tutte le assicurazioni private) e quella finanziata direttamente dai cittadini in quanto lavoratori autonomi, liberi professionisti o semplicemente benestanti”.

I datori di lavoro, quindi, al massimo pagano ai propri dipendenti una semplice polizza sulla salute…
“Non proprio. Stipulare una polizza a volte significa affidarsi ad una compagnia assicurativa che da diversi anni è diventata anche un gestore diretto della sanità: per esempio ti ricovera obbligatoriamente in un ospedale scelto da lei”. “Ma l’aspetto più importante di questo scenario -continua il cattedratico fiorentino- riguarda il 10% della popolazione che non ha alcuna copertura assicurativa. Prima della riforma Obama erano 48 milioni di americani e ora sono scesi a 28 milioni”.

Quali caratteristiche sociali hanno i cittadini di questa fascia di popolazione?
“Hanno un reddito basso, non sono poveri, ma non possono nemmeno permettersi di stipulare una polizza che per una famiglia di quattro persone costa in media 16 mila dollari. Persino la gestione dell’Emergenza non sfugge alla logica della copertura assicurativa. In caso d’incidente arriva l’ambulanza, vieni visitato in PS ma se non hai un’assicurazione sei dimesso immediatamente o, se sarai curato, ti troverai a pagare una fattura che magari ti obbligherà a cedere la casa all’ospedale che di ha curato”.

Al di là di queste differenze, c’è un altro aspetto davvero particolare che differenzia la concezione della tutela della salute nel Nuovo Mondo rispetto al Vecchio Continente?
“Negli USA non si accetta il principio che attraverso la tassazione lo Stato proceda a tutelare la salute di tutti i cittadini: perché si ritiene che anche la tutela della salute rientri nel dominio della responsabilità individuale. Un principio si direbbe inaggirabile e sempre attuale: pensi che il Presidente Roosevelt negli anni ’30 cercò di introdurre un’assicurazione nazionale e si trovò a scontrarsi con una tenace opposizione della classe medica verso quella che veniva definita “medicina socializzata”, anche se poi i medici cambiarono idea.

Le radici culturali della tutela della salute da parte dello Stato sono tuttavia molto più antiche…
“Sono radici culturali antiche e tutte europee. Prima del “Modello Beveridge”, quello inglese degli anni ’40 che portò alla costituzione del SSN britannico nel 1948, vi fu infatti nell’Ottocento, in Germania, il “Modello Bismarck” che rendeva l’assicurazione sanitaria obbligatoria a carico dei datori di lavoro… Obama si è ispirato proprio al concetto tedesco non introducendo però l’obbligatorietà ma la penalizzazione delle aziende che non avessero stipulato assicurazioni a beneficio dei propri dipendenti. La penalizzazione è tuttavia tanto lieve che molte aziende preferiscono pagare una multa piuttosto che una polizza.
C’è da aggiungere che il “Modello Beveridge” ha rappresentato un netto miglioramento rispetto al modello tedesco perché ha allargato il diritto alla tutela della salute agganciandolo a quello di cittadinanza: anche se oggi…”.

Cosa sta accadendo al “nostro” diritto alla tutela della salute riconosciuto a tutti?
“Rispetto alle concezioni britanniche degli anni ‘40 sul diritto alla tutela della salute, oggi la Sanità è diventata oggetto di business: è un effetto del Neo-Liberismo imperante dagli anni ’90”.

Che ha coinciso in Italia con l’aziendalizzazione della Sanità…
“E che in Gran Bretagna ha coinciso anche con la privatizzazione di tutto il sistema dell’offerta sanitaria, cancellando le strutture equivalenti alle nostre Asl, alle nostre Regioni… O che in Spagna, si caratterizza oggi per il ritorno ad un sistema assicurativo dopo aver abbracciato, subito dopo la caduta del Franchismo, il sistema sanitario ad accesso universalistico… E c’è da aggiungere che da noi ci sono pressioni sempre più forti per affiancare un sistema assicurativo al SSN”.

Tra Vecchio e Nuovo Mondo ci sono anche differenze nella gestione delle emergenze sanitarie pubbliche?
“Non direi. Basti pensare al ruolo svolto da qualsiasi Stato nel Mondo durante quella che divenne una campagna planetaria di vaccinazione contro la minaccia della pandemia influenzale nel 2009. E ci fu addirittura un eccesso di zelo: amplificando il livello di rischio, hanno sicuramente tratto beneficio le case farmaceutiche produttrici dei vaccini specifici contro il virus dell’influenza circolante in quell’anno”.

Autore: Redazione FNOMCeO

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