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Post elezioni/1: Sanità, nelle Regioni è ovunque il problema principale

Nelle tredici Regioni dove si è votato il 28 e 29 marzo, è finita 7 a 6: sette Regioni saranno amministrate dal centrosinistra, sei dal centrodestra. Nella precedente legislatura il rapporto era undici a due. Già questo dato dà la dimensione di come sono andate le elezioni, indipendentemente da interpretazioni e dichiarazioni, che, nell’economia di questo articolo, qui non interessano. La notte tra lunedì 29 e martedì 30 marzo è stata al cardiopalma, specialmente nei comitati elettorali dei candidati presidenti di Piemonte e Lazio, le cosiddette Regioni in bilico. La ‘svolta’ nel Lazio è arrivata attorno alle 23, con l’arrivo dei dati delle province di Latina e Frosinone che hanno consegnato la Regione al centrodestra. A poche ore di distanza, pertanto, si confermava la vittoria di Renata Polverini nel Lazio e la vittoria di Roberto Cota in Piemonte. Al centrodestra sono andate anche il Veneto (presidente Luca Zaia), la Campania (presidente Stefano Caldoro), la Calabria (presidente Giuseppe Scopelliti) e la Lombardia (presidente, per la quarta volta consecutiva, Roberto Formigoni). Al centrosinistra sono andate le Regioni Liguria (Claudio Burlando), Puglia (Nichi Vendola), Basilicata (Vito De Filippo), Marche (Gian Mario Spacca), Emilia Romagna (Vasco Errani), Toscana (Enrico Rossi). Liguria a parte, in una linea ideale che va dall’Emilia alla Toscana, alle Marche, transitando per l’Umbria e quindi Basilicata e Puglia, si conferma una sorta di vocazione appenninica del centrosinistra che si interrompe a Lagonegro, visto che in Calabria ha vinto il centrodestra.

La progettualità delle Regioni ‘virtuose’
Diverse sono le sfide che attendono i Presidenti legittimati dal voto popolare. Piemonte, Lombardia e Veneto sono considerate da sempre Regioni ‘virtuose’ non solo per la gestione della Sanità, ma delle rispettive macchine regionali nel loro complesso. Tanto è vero che chiudono i propri bilanci in attivo. I tre Presidenti Roberto Cota (Lega Nord), Roberto Formigoni (PdL) e Luca Zaia (Lega Nord) hanno da consolidare e sviluppare l’esistente, possono ragionare in termini di nuove progettualità, visto che non hanno come emergenze il dover tappare buchi dal punto di vista finanziario. Situazione peraltro simile in Emilia Romagna e Toscana: Vasco Errani, Presidente confermato in Emilia e Presidente della Conferenza dei Presidenti nella Stato-Regioni, parla infatti di continuazione nell’impegno in misure anticrisi e il neo eletto in Toscana Enrico Rossi può ragionare in termini di crescita, anche in Sanità, visto che da assessore al ramo ha coordinato gli assessori d’Italia nella Stato-Regioni.

Conferenza dei Presidenti verso nuovi equilibri
Il 7 a 6 del risultato elettorale, rispetto all’11 a 2 cambierà gli equilibri anche in seno alla Conferenza dei Presidenti. Errani ha detto che lui è stato il Presidente di tutti e non di una parte, e che la sua elezione fu frutto di un accordo politico, cosa che dovrà avvenire anche questa volta con l’equilibrio spostato a destra. Le forze politiche ci stanno ragionando. C’è da considerare che il centrodestra, oltre a questo risultato elettorale, in precedenti elezioni aveva conquistato già altre Regioni: Sardegna, Sicilia, Abruzzo, Molise e Friuli Venezia Giulia, per cui alle 6 di oggi c’è da aggiungere un 5 che fa 11 e pertanto è chiaro che in Conferenza dei Presidenti sarà avanzata la candidatura di un Presidente del centrodestra. E, se Roberto Formigoni ha già detto di non essere interessato a questa ‘corsa’ occorrerà attendere per vedere da quale macro-area amministrata dal centrodestra emergerà il personaggio da catapultare al vertice della Conferenza dei Presidenti. E già ci sono pressioni perché questa volta l’uomo ‘nuovo’ venga dal Sud (o Caldoro o Scopelliti, sono tutti e due giovani e in qualche modo espressione di voglia di cambiamento in regioni come la Campania e la Calabria flagellate dalla presenza invasiva della criminalità organizzata). Saranno anche rinnovati l’ufficio di presidenza e le commissioni a cui fanno capo i diversi settori di competenza (infrastrutture, sanità, finanze, cultura). Secondo il regolamento della Conferenza, il voto è segreto e si può esprimere una sola preferenza. Viene eletto Presidente chi raggiunge la maggioranza assoluta dei voti, vice chi ottiene nella stessa votazione la maggioranza relativa. In caso di fumata nera, svolge le funzioni di presidente il componente della Conferenza più anziano d’età. Sul tavolo della Conferenza Stato-Regioni ci sono una serie di questioni "calde", che probabilmente occuperanno l’agenda politica dell’esecutivo nei prossimi mesi: federalismo fiscale, sanità, infrastrutture, turismo.

Il ‘dosaggio’ tra le forze politiche per le nuove Giunte del Nord
E’ troppo presto, ovviamente, per delineare un quadro chiaro sugli assetti dei singoli Consigli Regionali e delle singole Giunte, anche se, come sempre, il gran fermento è già iniziato. Ovunque, si tratterà di tener conto degli equilibri dentro le coalizioni, così come sono uscite le forze politiche dalle urne, con i loro pesi specifici e i pesi specifici delle singole componenti. “Potrebbero esserci novità” nella prossima giunta lombarda. Lo ha assicurato per esempio Roberto Formigoni nella conferenza stampa post-rielezione, specificando che in questi giorni sarà al lavoro per vagliare “tutti quei messaggi che gli elettori hanno dato, in particolare attraverso il voto e le preferenze” al fine di stabilire come sarà composta la squadra di governo della Regione. “Ho identificato anche il messaggio dato dai non-votanti – ha detto Formigoni – il segnale dell’astensionismo è un avvertimento che i politici devono percepire: esprime fatica e disagio, i cittadini chiedono che si interrompa il clima di aggressività e di delegittimazione reciproca. Per questo credo che tutti dobbiamo fare un balzo in avanti per cogliere questo messaggio”. Formigoni ha parlato di una “stagione di riforme e di cambiamento”: all’ordine del giorno ci sono temi come “il federalismo, fiscale e amministrativo: torneremo a chiedere con forza le dodici competenze per la Lombardia, già avanzate al governo, così come chiederemo con forza la nascita del Senato federale”. La maggioranza, ha assicurato Formigoni, “lavorerà in questi cinque anni per portare a termine i 600 progetti previsti dal programma elettorale”.
Anche Roberto Cota si è messo subito al lavoro per comporre il puzzle della nuova Giunta. Alla Lega andranno quattro assessorati: quello anti-furbetti annunciato in campagna elettorale, uno dal ruolo squisitamente politico, uno economico, e un quarto da decidere che dovrebbe andare a un esponente del cuneese, territorio particolarmente prodigo di voti. I nomi già ‘sicuri’ nel Carroccio sono quelli del sindaco di Novara Massimo Giordano e della deputata Elena Maccanti. A Giordano andrà la delega economica, probabilmente le Attività Produttive che anche il Pdl rivendica per Claudia Porchietto, ex presidente dell’Api sconfitta lo scorso anno da Antonio Saitta nella corsa per la presidenza della Provincia di Torino. A Maccanti, responsabile della campagna elettorale di Cota e sua più stretta collaboratrice dai tempi in cui l’attuale presidente dei deputati leghisti presiedeva il consiglio regionale del Piemonte, sarà affidata la delega politica, assessorato ai Rapporti con il Consiglio. Ma ne avrà anche una più concreta e altrettanto strategica, il Bilancio. Il suo compito sarà porsi come cerniera fra Giunta e Consiglio. Per gli altri assessorati, il neopresidente attende che gli alleati chiudano i loro confronti interni. Non è chiaro se ci sarà un massiccio ritorno di alcuni ex esponenti delle giunte di centrodestra che furono guidate da Enzo Ghigo. Il verdetto delle urne ne ha ridimensionato alcuni, come lo storico assessore alla Cultura Giampiero Leo, che non è risultato eletto ma potrebbe rientrare magari con una delega meno pesante. Il suo posto potrebbe andare a un giovane in ascesa, Michele Coppola, attuale vicepresidente del consiglio comunale di Torino. Per la Sanità, l’assessorato più importante visto che assorbe l’80% dell’intero bilancio regionale, Cota vedrebbe bene un tecnico, in modo da tenerne per sé la guida politica.
Anche in Veneto Luca Zaia è in movimento e per la nuova Giunta deve tener conto di pesi e contrappesi. Oltre a Zaia, sono in campo altri tre protagonisti: Alberto Giorgetti, Marino Zorzato e Gianpaolo Gobbo, rispettivamente coordinatore e vicecoordinatore del Pdl e segretario ‘nasional’ della Lega oltre che sindaco di Treviso. Da quanto si è appreso, la discussione per ora sarebbe concentrata sul nome del vicepresidente, ruolo inizialmente attribuito a Zorzato. Una carica che oggi sarebbe stata messa in discussione da alcuni neoeletti. Senza ‘esterni’ l’esecutivo veneto nascerà dalla scelta tra 18 leghisti, 5 neoconsiglieri del listino Zaia, 13 del Pdl, cioè dai 36 consiglieri di maggioranza che nella fotografia della nuova assemblea stanno alle spalle di Zaia. L’azione da caterpillar del Carroccio starebbe però rovinando i progetti già firmati dalle parti sulla distribuzione degli assessorati: un piano che ne consegnava sette al Pdl e cinque alla Lega, più il presidente. Nel toto-assessori sono salite le quotazioni dell’ex presidente del consiglio regionale Marino Finozzi, Paolo Tosato, Maurizio Conte, Bruno Cappon e Sandro Sandri, leghisti, e degli azzurri Renato Chisso, Costantino Toniolo, Davide Bendinelli, Isi Coppola, Elena Donazzan e Dario Bond. Sul piano programmatico Zaia annuncia che entro la fine dell’anno sarà varato il nuovo Statuto all’insegna del federalismo e dell’autonomia. E la sanità? Dovrebbe essere un sfida tra il galaniano Chisso (nel frattempo Giancarlo Galan diverrà ministro per l’Agricoltura) e un esterno indicato dalla Lega, probabilmente un uomo del sindaco di Verona, Tosi.

Emilia Romagna, Toscana e Marche. Prove di consolidamento
Su una linea di sviluppo di progetti e di consolidamento della precedente esperienza è Vasco Errani, Presidente di una Regione virtuosa, che ha chiuso il 2009 con un avanzo di 41 milioni, attingendo alle proprie risorse per 155 milioni, pur con qualche problema nelle Asl di Forlì e Modena. Ma Vasco Errani è determinato ad andare avanti lanciando un vero e proprio messaggio politico-programmatico: “Le nostre politiche contro la crisi, per un welfare moderno, per la sanità e la scuola hanno ricevuto una netta conferma con questo voto. Il risultato positivo porterà il nuovo esecutivo, che sarà definito nelle prossime settimane, ad andare avanti affrontando in modo innovativo i problemi concreti, con disponibilità, senza pregiudizi, sapendo che sono sfide serie e gravi come quella dell’occupazione in tante aziende della regione. Voglio farlo con determinazione e senza perdere tempo, ascoltando la società regionale. Con l’obiettivo di non deludere nessuno: sia chi mi ha votato che quanti hanno preferito un altro schieramento o partito". E intanto un nutrito gruppo di parlamentari chiedono al Presidente rieletto di considerare una presenza significativa di donne nella nuova Giunta.
Enrico Rossi in Toscana vuole riscoprire e rilanciare la voglia di ‘centro’, non in senso politico, ma geografico. Rossi fa notare come “tanti commentatori politici, anche della mia parte politica, sono concentrati sul Nord dominato dalla Lega e con un impianto egoistico e xenofobo e sul Sud dove riprende il Pdl e che ha un impianto assistenzialistico, dove ci sono interi pezzi di territorio dominati dalla criminalità organizzata: si dimentica però un’Italia di Centro che rappresenta un importante patrimonio, fatto di lavoro e di un grande tessuto economico, fatto di valori che servono a mantenere l’unità del Paese e a sviluppare l’economia. Appena nominato – ha detto – voglio scrivere ai presidenti di Umbria e Marche per fare presto un incontro e per discutere con loro le strategie affinché l’Italia centrale occupi il ruolo che merita. Questo – ha precisato – non ha nessuna funzione antiunitaria: rappresentare il Centro e le sue caratteristiche è un modo per dare un contributo al Paese che invece così rischia di essere spaccato”. Rossi, poi, inviterà anche ”tutti i parlamentari toscani di tutti i partiti in Regione, perché è giusto che anche con loro si parli di economia, federalismo, finanziaria e della crisi”. Anche qui, come in Emilia Romagna, indicazioni di strategia, mentre Enrico Rossi non si mostra preoccupato di una sgrammatica lettera di minacce fattagli pervenire il 2 aprile, con una dubbia sigla di Forza Nuova.
Gian Mario Spacca, appena eletto Presidente della Regione Marche, è volato in Cina per stringere accordi economici con quel Paese, al ritorno si occuperà della formazione della nuova Giunta, avendo chiare le linee-guida: "Diritti del lavoro e sul lavoro". Spacca si attiverà per la tutela e la promozione attiva del lavoro, dotandosi anche di nuovi strumenti regionali a sostegno dell’occupazione, con misure che aiutino la resistenza ed il rilancio della base occupazionale, attraverso contratti di solidarietà, ammortizzatori sociali per le piccole imprese, aiuti alle assunzioni, progetti formativi, agevolazioni per i lavoratori in difficoltà, sostegni alle nuove imprese, soprattutto giovanili e femminili nonché la creazione di un Assessorato dedicato alla Famiglia. Per le imprese, valorizzazione delle Pmi dando priorità ai progetti a favore delle piccole e medie imprese per l’innovazione, ricerca e trasferimento
tecnologico. Spacca propone anche di abolire l’IRAP per le aziende che assumono.

Autore: Redazione FNOMCeO

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