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ECM, ne avevamo davvero bisogno? Convegno dell’OMCeO di Padova il 13 gennaio

Quello di Padova si conferma uno degli Ordini più attivi sul piano della promozione culturale dei propri iscritti. Archiviato un 2010 caratterizzato da numerose iniziative, il nuovo anno già vede in calendario, per il 13 gennaio, un convegno dal titolo emblematico “ECM – Manuale di sopravvivenza per provider e professionisti della salute” (Due giorni dopo, sabato 15, è in programma un corso di aggiornamento su “ Medicina clinica e medicina legale”).

La partecipazione al convegno, che si terrà nell’Aula Morgagni del Policlinico Universitario, è gratuita. Tra i relatori saranno presenti medici, componenti la Commissione Nazionale e quella Regionale ECM, nonché esponenti dell’industria farmaceutica e del settore congressuale.

I lavori saranno aperti dal presidente dell’Ordine Maurizio Benato al quale abbiamo rivolto questa domanda, che è poi il tema del suo intervento al convegno: dell’ ECM ne avevamo davvero bisogno?

“Se dovessi rispondere alla domanda prendendo solo in considerazione quello che il sistema Ecm si e’ subito rivelato nella sua cruda realta’ , la risposta sarebbe sicuramente negativa , perché in questi anni i fini si sono confusi con i mezzi e quello che doveva essere lo strumento di mero supporto alla gestione del sistema formativo postlaurea è diventato non solo il fine prevalente di un buon numero di organizzatori di eventi ma anche lo scopo dei discenti.
Una buona parte dei nostri colleghi, infatti, più che alla qualità della formazione hanno soprattutto privilegiato la raccolta , senza alcuna reticenza o pudore , del numero obbligato di crediti.
Di fatto l’ECM così impostata si e’ presentata , in questi anni , come un sistema a bassa efficacia se rapportato agli indicatori di qualità di processo e di esito”.

Non erano tuttavia questi gli obbiettivi per cui e’ nata la formazione medica…
Certamente no. L’educazione continua è uno dei dieci capisaldi della “clinical governance” ovvero del sistema attraverso il quale le organizzazioni del Servizio Sanitario si rendono responsabili del miglioramento continuo dei loro servizi e della salvaguardia di elevati standards di cure attraverso la creazione di un ambiente nel quale l’eccellenza possa fiorire.
Meno di un secolo fa, William Osler, consapevole delle difficoltà presenti nella didattica medica, disse a un gruppo di studenti in medicina : “ho una notizia buona e una notizia cattiva da comunicarvi. La buona è che almeno la metà di quanto avete appreso sarà obsoleta nel giro di dieci anni e la cattiva è che non posso sapere ora quale sarà questa metà”. Oggi sappiamo che i dieci anni si sono probabilmente ridotti a meno di cinque e che la professione medica non è più egemone nella tutela della salute e non guida più in completa autonomia i contenuti della professione. La nostra identità di medici inserita in un contesto etico-civile non può sottrarsi alle sfide dei grandi cambiamenti della medicina, della sanità ovvero della sua organizzazione e dei cambiamenti nella società.
Dobbiamo inoltre considerare che in un sistema complesso come quello della salute sono molti i motivi di tensione e di insoddisfazione per i cittadini e per i medici, ai quali il SSN stenta a fornire risposte. Carenze strutturali, organizzative e gestionali, ma anche insufficienze che nascono a causa di una didattica medica tradizionale, centrata sull’insegnamento piuttosto che sull’apprendimento, sul docente piuttosto che sul discente o meglio ancora sulla persona malata utente, su discipline separate piuttosto che integrate. Una didattica poco sensibile nei confronti dei problemi dei cittadini e, almeno fino a ieri, poco attenta alle tecniche della comunicazione, alla economia sanitaria e alla bioetica in molte facoltà, insomma a tutti quegli aspetti che fanno della medicina una pratica sociale.  Ecco, la finalità della formazione continua, in sintesi, è quella di contribuire a risolvere tutti questi problemi.

Quale è in conclusione il suo giudizio – presidente Benato – sul sistema ECM alla luce della nuova articolazione ?
Credo che oggi si sia realizzata un’architettura di sistema molto ambiziosa, con forti elementi di innovazione che ha di fronte a sé alcune sfide importanti: la promozione di una cultura della formazione diffusa e operativa, la responsabilizzazione delle istituzioni e dei professionisti sul terreno dell’impegno e della qualità dei servizi, il coinvolgimento attivo delle componenti professionali e, non ultimo, l’impegno a non ridurre queste sfide in procedure burocratiche e obblighi amministrativi, perdendo di vista il tema centrale dello sviluppo di competenze, conoscenze, comportamenti etici e civili sui quali i cittadini misurano la qualità dell’offerta dei servizi sanitari.
Credo, inoltre, che il grande merito dell’ECM sia quello di aver prima sollecitato e poi mantenuta alta l’attenzione del management e dei professionisti sul valore della formazione che, in questi sette anni di sperimentazione, sempre più si è orientata verso gli strumenti e le finalità dello Sviluppo Continuo Professionale , promuovendo anche la ricerca di nuove metodologie formative (la formazione sul campo, la valorizzazione delle attività professionali, gli audit, le revisioni tra pari, la FAD) in grado di cambiare le performance professionali, migliorare gli skills e quindi incidere sulla qualità degli outcomes.

Una sfida impegnativa per il nostro Paese se calcoliamo che sono coinvolti circa un milione di professionisti…
Penso che con questo progetto l’Italia si ponga tra le prima nazioni europee. Per noi, tuttavia, la sfida vera sarà la capacità di utilizzare l’ECM come strumento di sviluppo dell’intero sistema e, in particolare nella sanità pubblica, non solo come strumento di crescita professionale, ma come strumento utile al miglioramento della qualità dell’ assistenza sanitaria.

(in allegato il programma del convegno)

Autore: Redazione FNOMCeO

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