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Corsi di laurea per l’area di medicina: 10mila posti in meno rispetto al fabbisogno delle Regioni

Report n. 23/2012

10.000 POSTI IN MENO PER L’AREA DI MEDICINA – A.A. 2012/2013

Mancano circa 10mila posti rispetto al fabbisogno indicato dalle Regioni nei bandi che il Miur ha predisposto per decreto per l’ammissione ai corsi di laurea 2012-2013 per l’area di medicina.

Infatti, mentre approda in Stato-Regioni, il documento di richiesta di posti a bando per i corsi di laurea che afferiscono alle facoltà di medicina (medicina, veterinaria, odontoiatria e le 22 professioni sanitarie), già sono pronti i decreti finali del ministero dell’Università che determinano i posti reali. E che come ogni anno calano la mannaia del Miur sui posti a bando: circa 2mila in meno per medicina e circa 8mila in meno per le professioni sanitarie. In tutto sono a bando per i corsi di laurea della facoltà di medicina e chirurgia, 38.431 posti, solo 725 in più dei 37.466 dello scorso anno. La maggioranza va alle professioni sanitarie con 27.350, sempre solo 62 in più però dello scorso anno.

Aumenta anche odontoiatria che passa da 860 a 920 (+60) posti, mentre diminuisce, ma di poco, medicina da 10.348 a 10.159 (-189) nonostante il fabbisogno indicato dalle Regioni fosse di duemila posti in più.

Per quanto riguarda le professioni sanitarie l’offerta è ancora una volta inferiore di circa 8mila posti sia rispetto alla richiesta di 34.729 delle categorie che ai 35.709 delle Regioni (-23%). Quasi tutta la “carenza” di posti rispetto alle richieste si concentra sulla professione di infermiere: 8.024 (-33%) posti i meno. Anche se per la prima volta Regioni e categorie stimano un fabbisogno formativo quasi uguale su 35mila posti, con una differenza di appena 975 (2,8%), se si analizzano i dati specifici per ognuno dei 22 profili emergono sostanziali differenze in percentuale che vanno dal -53% per i podologi al +35% delle ostetriche e dei tecnici di radiologia.

Proprio per evitare queste discrepanze le categorie hanno chiesto tramite l’Osservatorio Miur di cui fanno parte, di definire l’offerta formativa non con il solo riferimento al fabbisogno delle Regioni, ma anche a quello delle categorie, proponendo quindi un fabbisogno calcolato sulla media di entrambe le proposte.Questo avrebbe comportato un aumento dei posti rispetto alle Regioni, per la maggiore richiesta delle categorie in 7 corsi: logopedista con 627 invece di 578, dietista 389 invece di 343 e igienista dentale 638 invece di 553. Al contrario una riduzione era stata prospettata nel caso di tecnico di radiologia da 1.312 a 1.153, per tecnico di laboratorio da 1.171 a 1.060 e per ostetrica da 1.091 a 954. Alla fine però, poco o nulla è stato fatto sia sulla riduzione degli esuberi che sugli aumenti per le carenze rispetto alla stima delle categorie.

"Il caso più evidente e preoccupante è quello del tecnico di radiologia – commenta Angelo Mastrillo, segretario della Conferenza dei corsi di laurea delle professioni – Per quest’anno, anche se la categoria ha ribadito un fabbisogno di 1.000 posti, le Regioni e di conseguenza le Università si sono attestate su 1.232 (+27%), un esubero pressoché invariato».

A determinare l’esubero da parte delle Regioni è soprattutto il Veneto con la richiesta di 200 posti che non trova rapporto sia con i 180 della Regione Lombardia, che ha il doppio di abitanti, che con i 120 del Lazio. "Considerando che le Università del Veneto hanno una disponibilità di 83 posti, pari alla richiesta di 85 della categoria, aggiunge Mastrillo, accade che i 117 posti in avanzo del fabbisogno del Veneto, su proposta del ministero della Salute, siano assegnati alle Università di Roma in aggiunta ai 120 richiesti dalla Regione Lazio, che così si ritrova con il doppio dei posti a bando, da 120 a 239".

Ma Mastrillo, oltre alla critica a questa anomalia, punta il dito sui ritardi della programmazione. Il ministero della Salute, afferma, non è mai riuscito a rispettare la scadenza fissata dalla legge per determinare i posti entro il 30 aprile. Pur avendo migliorato la tempistica negli ultimi anni, in ogni caso il fabbisogno da parte della Stato-Regioni è stato ratificato sempre a fine mese di giugno, a pochi giorni dalla scadenza che ha il ministro dell’Università per emanare i decreti, che devono uscire 60 giorni prima degli esami di ammissione, che si svolgono nella prima decade di settembre. In realtà la Salute avvia la rilevazione del fabbisogno formativo a inizio di dicembre sia con le Regioni che con le categorie, con scadenza al 10 febbraio. Ma una volta presentati i dati in un’apposita riunione con Regioni e categorie in genere a metà marzo, impiega dai 30 ai 40 giorni per trasmetterli alla Stato-Regioni, come avvenuto quest’anno il 23 aprile.
Questa a sua volta impiega altri due mesi per definire l’accordo necessario all’Università per la ripartizione dei posti. Di fatto, il ritardo accumulato ogni anno è di circa 2 mesi sulla scadenza del 30 aprile.

Si tratta, prosegue l’anaisi di Mastrillo, di un ritardo difficilmente giustificabile se si considera che sono davvero poche le differenze tra le richieste del ministero della Salute e le Regioni. Né questo tempo viene utilizzato per favorire un confronto costruttivo con le categorie, perché in ogni caso nella determinazione dei posti non si tengono in alcuna considerazione le loro proposte, anche di fronte a evidenti discrepanze di alcune Regioni che definiscono il fabbisogno formativo "senza un criterio coerente e proporzionato". Questa situazione è stata oggetto di discussione nell’ambito dell’Osservatorio Miur, che nulla però ha potuto finora fare per ottenere dal ministero della Salute una maggiore considerazione rispetto alle proposte delle categorie, rischiando un black out informativo che le professioni stanno ipotizzando, non rispondendo più alla richiesta di inviare i rispettivi dati del fabbisogno formativo.

Allegati: tabelle

Roma 11/07/2012

Autore: Redazione FNOMCeO

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