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Medicina potenziativa: un’occasione di riflessione per medici e cittadini

Il convegno di Piacenza sembra ruotare intorno ad una domanda non esplicitata: la Medicina Potenziativa è un nuovo ambito in cui si cimenterà la professione medica o è un pericolo dal quale i medici dovranno difendersi?

È un’occasione preziosa di riflessione, risponde Maurizio Scassola, Vice Presidente FNOMCeO. Dobbiamo prendere atto che la Medicina Potenziativa esiste, fa parte della nostra vita quotidiana -prosegue Scassola-. Quindi abbiamo il dovere, come classe medica,di intervenire ponendoci prima di tutto delle domande e prendendo posizione rispetto al nostro ruolo sociale e politico. Questo porterà probabilmente anche ad una rivisitazione del Codice Deontologico. Non è secondario che si interroghi anche la Filosofia oltre che la Scienza: è un modo per affrontare delle questioni urgenti e cercare delle risposte individuando, grazie ad un indirizzo filosofico, il senso di quello che stiamo facendo in questo campo, rimanendo però sempre saldamente ancorati alle nostre radici antropologiche e culturali. Le nostre radici umanistiche vanno riattivate nel mettere a fuoco una scelta, prima etica poi deontologica ma anche interamente politica.

Esiste un rischio di stornare risorse dedicate a bisogni più urgenti di salute per dare seguito agli obiettivi della Medicina Potenziativa? È possibile creare un’alleanza con i cittadini perché questo non avvenga?

L’efficientamento del SSN  (termine in uso nell’industria energetica),l’approccio tayloristico al lavoro medico sono modalità che i medici devono rifiutare. L’aziendalizzazione della Sanità equivale ad aziendalizzare la salute: una distorsione che occorre combattere. Detto questo occorre ribadire che il medico ha delle responsabilità nei confronti del sistema che si caratterizza innanzi tutto per la limitatezza delle risorse. La classe medica deve fare Politica per incidere sul futuro della nostra società, per favorire la tutela e la promozione della salute pubblica. Solo così potremo incidere positivamente sui destini del nostro Paese: se la Sanità contribuisce per l’11%al PIL, questo settore della vita civile non può essere considerato un “buco nero della spesa” ma è un fattore decisivo di crescita e di sviluppo.
Gli OMCeO in questa prospettiva non devono parlare soltanto ai medici ma ai cittadini (per i quali rappresentano un’Istituzione pubblica di garanzia entrata in vigore prima della Costituzione repubblicana per la tutela del diritto alla salute, ndr). E devono farlo non soltanto parlando con i malati ma con le comunità: ci viene quindi richiesto uno sforzo di comunicazione per non essere soltanto delle centrali di stampa di certificati di iscrizione. Gli Ordini oggi sono anche questo: dispositivi di sviluppo culturale e di informazione.

A cura di Nicola Ferraro 

Autore: Redazione FNOMCeO

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