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The golden bridge: communication and patient safety

Una buona comunicazione può ridurre fino
al 50% gli errori dell’equipe di cure. E proprio su cosa fare per diminuire gli
errori in sanità si è discusso durante il recente Congresso "The golden bridge" organizzato dall’Associazione
internazionale per le Scienze della Comunicazione e la Medicina (Iscome)
guidata da Annegret Hannawa e promosso dal Centro Gestione Rischio Clinico
della Regione Toscana
.
Il protagonista dell’evento, è stato sicuramente Sir Liam Donaldson,
padre della sicurezza delle cure a livello internazionale, già
direttore medico del National Health Service inglese e responsabile del
dipartimento sicurezza del paziente dell’Organizzazione Mondiale della
Sanità.Donaldson, nel salone delle Terme di Montecatini ha spiegato a
130 partecipanti provenienti da Australia, Usa e da tutta Europa come
nel mondo ogni anno 43 milioni di pazienti subiscono un danno da cure
sbagliate. “La comunicazione è davvero il ponte – ha detto Donaldson –
che collega varie professioni ed è alla base del lavoro degli operatori
sanitari e del rapporto di fiducia tra i cittadini e le istituzioni
sanitarie a tutti i livelli". Malgrado i numerosi sforzi fatti per
migliorare la sicurezza dei pazienti, gli eventi avversi rappresentano
uno dei principali problemi di salute pubblica a livello globale. Un
paziente su 10 quando viene ricoverato subisce un evento avverso,
ovvero un danno causato dalle procedure assistenziali e non dalla
malattia. Ed una delle cause principali degli eventi avversi è proprio
la cattiva comunicazione tra operatori e tra operatori e pazienti. E’
proprio la mancata coordinazione con le cure primarie ed il territorio a
determinare 1/3 dei ricoveri ripetutial pronto soccorso.

Il convegno ha preso in esame le esperienze di
successo per capire come migliorare. Nel caso in cui la comunicazione
interna all’equipe medica funzioni al meglio si ha la quasi certezza
della riduzione di una altissima percentuale di errori, fino al 50%.
Questo è stato il risultato di uno studio condotto negli Stati Uniti da Richard Street del
National Cancer Institute, in cui si è dimostrato come un intervento
multidimensionale che include la formazione dei medici alla
comunicazione con i pazienti, il coinvolgimento attivo di un caregiver
per supportare il paziente nelle scelte relative al percorso
assistenziale ed un servizio di “navigazione” nel sistema sanitario
approntato dall’ospedale possano migliorare considerevolmente sia
l’adesione che l’efficacia delle cure. Altri studi in ambito geriatrico
mostrano come una buona coordinazione degli operatori sanitari, unita
ad una serie diinterventi che danno al paziente ed i suoi familiari un
ruolo riconosciuto nella gestione del rientro a casa, possano ridurre
del 50% la probabilità di un  ingresso anticipato al pronto soccorso
causato per esempio dall’assunzione non corretta di una terapia. Diventa
quindi cruciale il momento del passaggio di consegne tra medici e tra
infermieri e come anello essenziale della catena, al caregiver del
paziente ed alle cure primarie. John Ovretveit
dell’Università Karolinska di Stoccolma ha sottolinato come se fatto al
meglio, applicando uno schema di comunicazione condiviso tra gli
operatori dei servizi di origine e di destinazione dei pazienti, gli
errori connessi con la transizione calano fino al 30%. Proprio su questo
tema il Centro GRC staportando avanti un progetto di ricerca per
l’implementazione del Handover in numerosi ospedali toscani. Il gruppo
di esperti ha continuato a lavorare nei tre giorni successivi al
convegno in una tavola rotonda permanente con l’obiettivo di tradurre in
altrettanti progetti concreti, i casi di successo raccolti durante i
due giornidi congresso. A questo proposito, sia in seguito agli stimoli
di  Riccardo Tartaglia, Direttore del Centro GRC, che di Brian Spitzberg
dell’Università della California, è stata ampliamente sottolineata
l’importanza della comunicazione empatica. Una competenza con cui il
medico e l’infermiere possono mettere a frutto l’ascolto del paziente,
per adattarsi in tempo reale alle conoscenze edalle aspettative della
persona assistita, con l’obiettivo di giungere a scelte di cura
condivise e non imposte, che riducono il rischio di errori dovuti ad
incomprensionie sfiducia reciproca. Ad oggi la ricerca suggerisce che il
concetto dell’empatia possa orientare in una direzione fruttuosa la
comunicazione deglieventi avversi e la prevenzione dei conflitti tra
pazienti ed operatorisanitari. Le molte esperienze considerate nelle
sessioni parallele, sia dagli Stati Uniti che dall’Europa, evidenziano
come la comunicazione competente ed empatica degli eventi avversi
consenta di ridurre significativamente il contenzioso e dimezzare i
tempi dei risarcimenti. Un altro filone importante di ricerca riguarda
il ruolo che le tecnologie informatiche, vista la rapida diffusione di
smartphone e applicazioni social, avranno necessariamente nell’immediato
futuro. Le storie dei pazienti saranno sempre più raccontate attraverso
queste nuove modalità. Se queste saranno storie positive di
collaborazione, inclusione e miglioramenti sarà in larga parte merito
della lungimiranza e della preparazione, degli operatori sanitari, dei
manager e dei ricercatori che da oggi sono al lavoro per costruire
un’organizzazione che faccia diventare la comunicazione lo strumento per
migliorare il sistema sanitario rendendolo coordinato ed umano.

Tommaso Bellandi e Giulio Toccafondi – Centro gestione rischioclinico e sicurezza del paziente
http://www.regione.toscana.it/centro-gestione-rischio-clinico

Autore: Redazione FNOMCeO

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