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Brioni: medici europei a confronto per una integrazione formativa e specialistica

“Un incontro significativo perché si inserisce nel vasto lavoro di ricerca di un nuovo paradigma medico”: con queste parole Maurizio Benato ha aperto a Brioni il worskhop "La formazione del medico: Croazia, Slovenia e Italia a confronto", un simposio che ha visto il dialogo multiculturale tra medici, accademici e istituzioni delle tre nazioni confinanti dell’Alto Adriatico. Promosso dalla FNOMCeO e dalla Federazione degli Ordini del Friuli (Trieste, Udine, Gorizia e Pordenone), il meeting ha visto tre differenti sessioni, moderate da Roberta Chersevani e Claudio Pandullo, offrire un quadro di affinità e differenze negli accessi universitari, negli esami di stato e nei sistemi di educazione continua, prima di un dibattito finale a cui han preso parte tutti i relatori, tra cui Piero Cappelletti, presidente OMCeO di Pordenone e direttore dell’IRCCS di Aviano e Roberto Leonardi, direttore generale delle risorse umane del Ministero della Salute.

Il parterre dei partecipanti e dei relatori ha confermato il prestigio dell’evento, con le presenze di Hrvoje Minigo, Presidente della Camera dei Medici della Croazia, Dusan Suput, in rappresentanza delle facoltà di medicina della Slovenia, Gordana Kalan Živec, Presidente della Camera dei Medici della Slovenia, Tatjana Jeren, Presidente della Commissione per l’educazione in medicina della Croazia, Marija Pederin, del Ministero della Sanità della Croazia, Sven Seiwerth, Direttore della Facoltà di Medicina dell’Università di Zagabria.

Stati confinanti, di differente storie geo-politiche e tradizioni mediche. Certamente i numeri dei tre sistemi professionali sono diversi come dimostrato dalle cifre offerte dai croati Nada Cikes (nelle quattro università di Zagabria, Osiek, Fiume e Spalato arrivano annualmente 900 richieste di iscrizione) e Hrvoje Minigo che ha indicato in 18.090 i medici attualmente esercitanti la professione in Croazia, quando in Italia, come mostrato da Ezio Casale, presidente OMCeO di Chieti, il numero programmato per il 2010-2011 è stato di 9527. Numeri diversissimi che significa organizzazioni accademico-sanitarie probabilmente non confrontabili, ma sostanziale equivalenza nei piani formativi: i sei anni di formazione sono pressoché standard (con alcune differenze tra formazione clinica e pre-clinica), e comprendono quasi sempre conoscenze di etica e deontologia, di comunicazione al paziente e in team, di salute pubblica.

Estremamente diversi, invece, gli accessi alla professione. Marija Pederin, del ministero della salute della Croazia, ha illustrato ad esempio il sistema del patrocinio, che obbliga i laureati a dodici mesi di tirocinio prima dell’esame di stato obbligatorio. La situazione slovena si è mostrata particolarmente interessante e regolata: Gordana Kalana Zivcec, illustrando i numeri della medicina slovena (5219 medici e 1330 dentisti), ha precisato che i medici di famiglia del paese hanno la necessità di conseguire la specializzazione in medicina generale (e chi era medico di famiglia da prima di questo decreto ha dovuto adeguare la sua preparazione con una serie di esami). Il suo collega Matija Horvat ha ripercorso la storia che dal 1992 attribuisce alla Camera dei Medici l’assoluta responsabilità della formazione dei medici sloveni: qui sono necessari 75crediti all’anno per esercitare la professione, ed è una norma stringente a tal punto che “il nostro ministro del lavoro è un medico, ma non lavora in ambulatorio e non si aggiorna ed è ormai risaputo nel nostro Paese che non avrà il rinnovo della licenza professionale”. Allo stesso modo nella vicina Croazia il sistema dei crediti professionali è fissato in 120-annui e (come sottolineato da Minigo) recentemente “59 medici che non hanno assommato il numero standard i crediti hanno dovuto rifare un percorso formativo obbligatorio, in quanto rischiavano di vedersi bloccare l’esercizio della professione”.

A confronto con sistemi formativi e professionali di dimensioni sensibilmente più leggere, il sistema italiano – così come mostrato da Ezio Casale, Paolo Livrea a Luigi Conte: le loro relazioni sono pubblicate sul Portale – mostra alcuni limiti di dimensione e struttura, ma conferma il suo essere in movimento per cercare equilibrio, efficacia ed adeguamento ad una realtà che cambia. Così Livrea ha sottolineato le criticità dell’attuale esame di Stato che giunge dopo un tirocinio inadeguato (3 mesi), un’insufficiente tipologia di test, un esame non selezionante, incapace soprattutto di misurare le reali capacità di rapportarsi al malato. Presentando l’educazine continua in Italia, Luigi Conte ha offerto un quadro di cui accreditamento dei provider, dossier formativi individuali e ambiti formativi sono i cardini del sistema Ecm, nel quale si cercherà di giungere a sistemi “premianti” invece che a logiche “punitive”. Il workshop, che ha occupato la mattinata di sabato 14 maggio, nel suo fornire elementi di reciproca conoscenza (come già era avvenuto con il simposio transnazionale di Bolzano), ha permesso l’inizio di un dialogo tra Ordini, Università e Istituzioni, confermando la necessità di percorrere insieme quelle strade che renderanno più agevole rapportarsi al resto dell’Europa nel momento in cui vanno ad essere eliminate le barriere per la circolazione di medici e pazienti. In questo senso è stato giudicato da tutti i relatori estremamente utile il dialogo sulle possibilità formali e normative di Croazia, Slovenia ed Italia ad accogliere un interscambio di medici in formazione specialistica, nel rispetto dei reciproci piani formativi.

Non a caso, al termine dei lavori, si è tenuta la breve, ma significativa cerimonia della firma dei due protocolli: quello d’intesa, rivolto al riconoscimento reciproco dei crediti Ecm e quello d’intenti, che punta a favorire l’effettivo scambio di medici specializzandi (vedi allegati). Ad apporre le firme, per le rispettive Federazioni, sono stati Gordana Kalan Zivcec, Maurizio Benato, Hrovje Minigo (nella foto: i tre firmatari dei protocolli). Con l’invito, da parte di Luigi Conte, a partecipare a Udine nel prossimo autunno al convegno internazionale proposto da FNOMCeO sulla figura sempre più cangiante dello specialista europeo. 

Autore: Redazione FNOMCeO

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