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Violenza domestica e di genere: le riflessioni di Maurizio Scassola

In occasione del convegno “Violenza domestica e di genere: aspetti medici e giuridici” (Mestre, 14-15 ottobre) organizzato dalla Commissione Pari Opportunità dell’OMCeO di Venezia, pubblichiamo le riflessioni sul tema di Maurizio Scassola, Vice Presidente FNOMCeO.

La violenza contro le donne è un fenomeno complesso che si riferisce a tanti tipi di violenza: sessuale, fisica, economica, psicologica e verbale. Per violenza domestica intendiamo la violenza commessa contro le donne da partner o ex-partner; domestica perché è questo l’ambiente che unisce vittima e carnefice; il microcosmo familiare non è impermeabile ai cambiamenti ed agli eventi del nostro tempo, alla crescita del disagio sociale, culturale ed economico.

Sono poche le segnalazioni di questo fenomeno perché complessa è anche la relazione tra le persone, complesse le relazioni sociali, complessi gli ambienti, complessa la cornice socio-culturale. Se pensiamo che ogni medico di famiglia assiste potenzialmente almeno 120 donne che hanno subito violenza (sono dati statistici assolutamente sottostimati), capiamo l’emergenza è in atto; la violenza domestica è la seconda causa di morte per le donne in gravidanza (tutti dati sono estratti da una ricerca della SIMG).

Il nostro Paese fatica a sostenere la sofferenza legata alla violenza proprio per la sua complessità, per la scarsa capacità di attivare strumenti sensibili per individuare per tempo i segnali di disagio, per la carente attività investigativa e di protezione legale.

A queste nostre prime riflessioni aggiungiamo come violenza sulle donne e violenza sul minore siano strettamente correlate: il rapporto madre/figlio viene inscindibilmente vissuto dall’aggressore come un unico problema, da sistemare in qualche modo.

Il medico, ovunque operi (Pronto soccorso, Medicina d’Urgenza, Ginecologia, Ortopedia, Psichiatria, Cardiologia, Gastroenterologia, Chirurgia, Radiologia, Medicina Generale, Pediatria di Libera Scelta…) deve essere preparato non solo a diagnosticare (anche applicando la logica clinica della diagnosi differenziale dei segni e sintomi correlati al caso di quella persona) ma anche a ipotizzare la violenza domestica; il medico deve essere anche in grado di relazionarsi con la donna abusata in modo delicato, attento, accogliente, disponibile, partecipe e competente; il medico deve informare la donna fornendole gli elementi di orientamento per il futuro percorso di riabilitazione, offrendole l’ingresso in una rete di protezione attraverso l’attivazione delle reti locali.

I medici, in questo campo della cura, hanno quindi ruolo e doveri peculiari ma hanno anche una grande occasione per svolgere un percorso professionale e umano di immenso valore etico e civile. Nella relazione delicatissima fra medico e vittima di violenza si esprime in pieno il senso della nostra scelta professionale che è anche aiuto alla ricostituzione dell’integrità psico-fisico-sociale della donna vittima e dei minori coinvolti.

Questo Convegno mette in relazione le istituzioni e i professionisti in un lavoro in team che arricchirà la nostra Comunità con un laboratorio permanente non solo a sostegno della donna che subisce violenza ma anche della nostra crescita civile e democratica.

Maurizio Scassola, Vice Presidente FNOMCeO

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Autore: Redazione FNOMCeO

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