Un uomo, un amico, un medico

Aldo Pagni ci ha lasciati. Dopo una breve e inarrestabile malattia, sopportata con grande forza d’animo, sereno fino all’ultimo, ha lasciato Maria Pia, Ilaria, Valentina e tanti amici che gli volevano bene e tantissimi che lo stimavano. Con Aldo perdiamo una delle figure più rilevanti della sanità italiana degli ultimi decenni, uno spirito libero, un’intelligenza critica di prim’ordine, un esempio di onestà intellettuale. Eppure la sua indubbia autorevolezza era sempre filtrata da una grande passione umana, da una comprensione per tutti, da una inesauribile capacità di ascolto. Forse non era un carattere conciliante ma sapeva piegarsi alle regole del possibile. Ed era un uomo profondamente buono e amante del bello: ricordo tante sere a teatro o a discutere di arte o di letteratura. Oratore facondo e notevole pubblicista ha scritto moltissimo su tutte le principali questioni della sanità e della deontologia moderna. Ma Aldo, tra i suoi innumerevoli meriti, a mio avviso possiede quello di aver sistematizzato in Italia la medicina generale come disciplina autonoma, prevedendone gli sviluppi futuri e disegnandone i confini scientifici e professionali. Ho conosciuto Aldo quando mi sono iscritto alla FIMM (allora Federazione Italiana Medici Mutualisti) nel lontano ’68. Nel ’71 entrammo a vele spiegate nel direttivo provinciale, lui vicepresidente, io segretario e l’anno dopo fummo eletti consiglieri dell’Ordine fiorentino, presieduto in quegli anni  da un altra memorabile figura morale e intellettuale della sanità italiana, Giovanni Turziani. Cominciammo insieme tante battaglie civili, l’ivhg, il diritto alla salute, la creazione del servizio sanitario e poi altre negli anni. Abbiamo perseguito una strada comune di pensiero e di azione che ha portato Aldo alla vicepresidenza dell’Ordine fiorentino, alla presidenza nazionale della FIMMG, il maggior sindacato medico italiano, alla presidenza della Federazione Nazionale degli Ordini e inoltre a innumerevoli incarichi pubblici ministeriali e associativi. Se ritorno a tutto il nostro lungo sodalizio ritengo che la sua opera più incisiva sia stata la fondazione della SIMG, Società Italiana di Medicina Generale, insieme a Mario Boni, Danilo Poggiolini e a chi scrive, associazione che ha presieduto per molti anni fino a farne una delle società scientifiche più importanti di Italia e che ancora oggi prosegue la sua opera per affermare il ruolo e l’insegnamento della medicina generale nel nostro paese. L’altro fondamentale lascito alla medicina di Aldo è il rinnovamento del codice deontologico. Sotto la sua presidenza nel 1998 fu introdotto nel codice il termine "cittadino", si definì compiutamente la disciplina del consenso informato, si avviò l’evoluzione della deontologia medica, all’interno dei valori etici fondanti della medicina, in modo da dare indicazioni di comportamento ai medici di fronte alle straordinarie conquiste della scienza e della tecnica e, più che altro, di fronte alle travolgenti trasformazioni sociali. Un codice che ha saputo mantenere tra i medici un fortissimo clima etico pur nella mutazione dei valori politici e sociali e delle ideologie. Tuttavia, tra tanti ricordi, illusioni e delusioni, successi e sconfitte che costituiscono la trama della vita, una vita attiva spesa per gli altri, Aldo davvero senza risparmio, a me manca l’amico, uno degli ultimi rappresentanti di quel gruppo fiorentino capace di lavorare insieme senza alcuna asprezza, solo col disinteresse della giovinezza e della nobiltà del fine da raggiungere, la tutela universale e uguale della salute di tutti. Aldo ci ha insegnato a non guardarci mai indietro neppure al tramonto ma di scrutare ciò che sta davanti per capire, progettare, iniziare nuove imprese perché comunque ne vale la pena.

Antonio Panti

Autore: Redazione FNOMCeO

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