ISTAT, l’inquinamento atmosferico: produzione, famiglie, auto

Report n. 16/2010

ISTAT
L’INQUINAMENTO ATMOSFERICO:
PRODUZIONE – FAMIGLIE
AUTO

Sono stati resi noti i dati ISTAT sulle emissioni atmosferiche delle attività produttive, delle famiglie italiane e dei gas di scarico per il periodo 1990 – 2007.

Dall’analisi dei dati risulta che oltre l’80 per cento delle emissioni di inquinanti “ad effetto serra” e più del 90 per cento delle emissioni che sono all’origine del fenomeno dell’“acidificazione” sono state generate dalle attività produttive, mentre la parte restante è attribuibile alle attività di consumo delle famiglie; nel caso dei gas responsabili della formazione dell’ozono troposferico la quota delle famiglie risulta pari al 37 per cento delle emissioni complessive. Tra le attività produttive che maggiormente contribuiscono alle emissioni di inquinanti figurano:

• le “Attività manifatturiere” – da cui proviene il 27,1 per cento delle emissioni    complessive di gas ad effetto serra, il 18,6 per cento del totale nel caso dell’acidificazione e il 23,8 per cento per il fenomeno della formazione dell’ozono troposferico;

• il settore “Agricoltura, silvicoltura e pesca” – che contribuisce per più del 40 per cento alle emissioni complessive di sostanze acidificanti;

• il settore “Energia elettrica, gas e acqua” – che genera il 26 per cento delle emissioni complessive di gas ad effetto serra e il 9,8 per cento delle sostanze acidificanti;

• le attività di “Trasporto” in conto terzi – a cui è attribuibile il 13 per cento del totale sia nel caso dell’acidificazione sia nel caso della formazione di ozono troposferico.

  • Emissioni delle famiglie

Le emissioni generate dalle famiglie derivano soprattutto dall’uso di combustibili per il trasporto privato (pari a quasi il 10 per cento delle emissioni complessive di gas serra nel 2006 e ad oltre il 25 per cento nel caso della formazione di ozono troposferico) e dall’uso di combustibili per il riscaldamento domestico e gli usi di cucina (responsabili nel 2006 del 10 per cento circa delle emissioni complessive di gas serra).

Nel corso del periodo 1990 – 2006 il peso delle attività produttive nella generazione delle emissioni atmosferiche, pur rimanendo significativamente superiore a quello delle famiglie è diminuito. La riduzione è particolarmente rilevante nel caso degli inquinanti che causano la formazione di ozono troposferico (alla cui generazione le attività produttive hanno fornito un contributo pari a circa il 63 per cento del totale nel 2006 a fronte del 71 per cento circa del 1990), più limitata nel caso dell’effetto serra (da un contributo dell’84 per cento circa nel 1990 a meno dell’81 per cento del 2006), minima nel caso dell’acidificazione (dal 92 al 91 per cento circa).

  • Gas di scarico

Medici, studiosi dell’ambiente, ricercatori rivolgono da tempo appelli accorati per arginare il degrado ambientale causato dalle sostanze inquinanti derivanti dai gas di scarico degli autoveicoli. Non temono di passare per catastrofisti: esiste, infatti, una vasta letteratura che dimostra che la salute di chi vive in città medio-grandi è a rischio grave e costante per la presenza di sostanze nocive nell’atmosfera in quantità considerevole. Norme italiane ed europee hanno individuato le quantità massime consentite, superate le quali scatta il blocco della circolazione dei veicoli. Alberto Pesci, direttore della clinica di pneumologia all’ospedale di San Gerardo di Monza, nonché professore all’Università Milano Bicocca, sostiene che nel 2020 la terza causa di decesso per la popolazione mondiale sarà la broncopatia ostruttiva provocata dalle polveri sottili presenti nell’atmosfera. Una decina di lavori dello pneumologo dimostrano che l’aspettativa di vita si abbassa sensibilmente per quanti vivono in ambienti inquinati dal particolato fine, le famigerate polveri Pm10, Pm2,Pm1. 

Un convegno su «Inquinamento atmosferico e salute: sorveglianza epidemiologica ed interventi di prevenzione», organizzato a Roma da Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, presenti esperti della materia, ha messo in luce, con relazioni scientifiche, il nesso tra insorgenza di patologie respiratorie e concentrazioni di sostanze inquinanti nell’atmosfera provocate dalla combustione di carburanti per trazione. Le relazioni del convegno, che traevano lo spunto da un’indagine condotta nell’arco di cinque anni in dieci città italiane (Milano, Venezia-Mestre, Torino, Bologna, Firenze, Pisa, Roma, Taranto, Cagliari e Palermo), dimostrano che l’inquinamento da traffico veicolare rappresenta il problema più rilevante per la salute di chi vive nelle città del nostro Paese. Il sistema di rilevamento utilizzato dai ricercatori dello studio ha fornito informazioni standard rilevando dati sui decessi, sui ricoveri ospedalieri, sull’insorgenza delle malattie croniche ed acute imputabili direttamente alla presenza di inquinanti nell’atmosfera. Le informazioni sono state elaborate per fasce di età, per tipologia di malattia e di affezioni che hanno provocato decessi, o ricoveri, indicando come categorie più a rischio le donne, i bambini, gli anziani.  Da una delle relazioni sulle politiche di mobilità sostenibile come strumento per combattere l’inquinamento, sono emersi dati interessanti, quali il numero di auto in circolazione nel nostro Bel Paese, superiore di gran lunga alla media europea, infatti, in Italia circolano 601 auto per 1000 abitanti, in Europa la media e di 466 auto per mille abitanti. In Francia, Spagna, Germania il rapporto auto per abitanti è rispettivamente di 492, 472, 565. Il rapporto evidenzia che all’incremento costante di domanda di mobilità in Italia, conseguente alla crescita economica del Paese, non ha fatto seguito un adeguato potenziamento dell’offerta di infrastrutture e di sistemi di trasporto pubblico così come è avvenuto nei Paesi europei avanzati.

Un’altra informazione illuminante riguarda l’ampiezza del territorio in cui si muovono le sostanze inquinanti: in essa si dice che il raggio di propagazione delle particelle inquinanti supera i duecento metri, data la loro elevata volatilità. Pertanto, sono inevitabilmente a rischio quanti vivono a ridosso delle zone inquinate.  E’ illusorio pensare di risolvere il problema inquinamento impedendo ai veicoli, o addirittura ai mezzi pubblici di trasporto di circolare nelle arterie cittadine congestionate dal traffico, quasi fossero aree da poter preservare dai danni delle sostanze nocive. Il problema è eliminare una volta per tutte la causa dell’inquinamento, cioè la presenza eccessiva di vetture in città.

P.S. Come sempre chi fosse interessato ad approfondire, la documentazione completa è a disposizione presso il Centro Studi e Documentazione della FNOMCeO.

Roma 15/02/2010

Autore: Redazione FNOMCeO

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