Priorità odontoiatriche, tra disegno di legge e pubblicità ingannevole

La Commissione Albo Odontoiatri è in piena attività. Nei prossimi giorni, come già anticipato (leggi qui), si riuniranno due commissioni di studio per approfondire l’iter del disegno di legge per la riforma degli ordini professionali e per analizzare i temi connessi alla pubblicità sanitaria in ambito odontoiatrico. Abbiamo intervistato Giuseppe Renzo e Valerio Brucoli, rispettivamente presidente CAO e presidente CAO-Milano, sui temi dei lavori del 4 e 5 marzo.

La Commissione di studio CAO sul valutazione ed aggiornamento della  409/85 sta per riunirsi a Roma sue due temi importanti. Il primo è l’esame dell’iter che sta percorrendo il disegno di legge sulla riforma degli ordini: a che punto è arrivato?
Valerio Brucoli – Il disegno di legge è approdato al Senato dopo aver avuto il via libera della Conferenza Stato Regioni. Le travagliate vicende politiche degli ultimi mesi hanno rallentato i lavori delle varie commissioni che si sono concentrate soprattutto su quei temi di cui tutti i giorni possiamo leggere sui giornali.
Giuseppe Renzo – Aggiungo solamente che la riforma dell’ordinamento professionale, in ogni caso e per quello che ci risulta, è in agenda e trova grande interesse anche perché coinvolge diverse professioni rappresentative di centinaia di migliaia di professionisti. Mi faccia dire, inoltre, che questo merito va ascritto al Ministro Fazio ed al suo staff  ministeriale.

Vi chiedo una previsione e forse una “scommessa”: gli odontoiatri italiani sono più vicini ad avere un proprio Ordine? Cosa ancora può ostacolare questo obiettivo?
Brucoli – Più che di Ordine noi parliamo di autonomia (politica, amministrativa, gestionale, previdenziale), un concetto su cui tutti gli odontoiatri italiani sono d’accordo: se sia all’interno dell’attuale Ordine o in un nuovo Ordine non siamo noi che possiamo deciderlo. Teniamo conto che l’autonomia deve essere calata nel contesto di un quadro giuridico complesso e gli esperti diranno qual è la soluzione percorribile. Se ce ne sarà più d’una si valuterà la migliore. Ogni altra discussione su questo argomento, a proposito di ostacoli, secondo me è funzionale solo a non fare niente facendo finta di voler fare. Per altro esperienze del genere le abbiamo già vissute con la legge 409/85 che per varie ragioni non ha mai trovato il suo compimento, tanto che a 26 anni di distanza siamo ancora qui a discuterne.
Renzo – Aggiungo solo che rifuggo dal fare scommesse, in particolare su argomenti che coinvolgono l’attività e la vita di tanti professionisti, dei collaboratori e delle famiglie. Ciò non vuole significare che non ci riteniamo impegnati a risolvere per quanto ci è possibile alcuni problemi e manifestare l’ottimismo della ragione.

Presidente Renzo: ci può esplicitare i motivi di questo ottimismo?
Renzo – Lo faccio esprimendo dei concetti semplici : tutte le professioni coinvolte nella riforma hanno espresso parere favorevole; i dentisti (per semplificazione) all’unanimità hanno approvato l’iniziativa di riforma proposta dal Ministro Fazio; le organizzazioni associative odontoiatriche hanno registrato un ampissimo consenso sull’autonomia ordinistica odontoiatrica; si avverte da parte di tutti, sia professionisti che cittadini, la necessità di avere norme certe, azioni e decisioni pronte, profili di competenze e responsabilità definite nell’esercizio della professione a tutela della salute pubblica visto che si sperimentano tutti i giorni i guasti dell’esercizio abusivo, del prestanomismo, della pubblicità ingannevole, dell’evasione ed elusione fiscale di soggetti non legittimati all’esercizio dell’attività odontoiatrica. Se tutto questo è vero – così com’è vero – per quale motivo non si dovrebbe “tifare” per il raggiungimento di un’autonomia ordinistica che porti con sé una serie di regole e strumenti atti a garantire quanto atteso? La discussione sulle forme di questa autonomia – ordine separato, scissione ordinistica… – è fuorviante, volta a fornire strumenti dialettici a chi vorrebbe inopinatamente sostituirsi all’Ordine e surrogarne compiti e responsabilità.

Altro argomento in discussione nei lavori della Commissione è la pubblicità sanitaria: perché ritornate su questo tema?
Brucoli – Più che ritornare sul tema, continuiamo a discutere del tema. E’ un tema tutt’altro che esaurito e l’ultimo Consiglio dei Presidenti CAO ha approvato un documento che faceva il punto della situazione sottolineando ciò che si può considerare come certo e le tante criticità. Ed è appunto queste criticità che vanno affrontate operativamente, di concerto con la  componente  medica che sente il problema altrettanto quanto noi, per trovare soluzioni comuni.

Comunicazione su web e odontoiatri: quale è il suo parere su questo binomio potenzialmente utilissimo, ma anche molto delicato?
Brucoli – Ritengo che sia una questione nodale, perché solo con un’informazione capillare, corretta e ben articolata si può prendere coscienza di problematiche a cui, nel mare di notizie, non diamo importanza, ma che possono cambiare la nostra vita. Soprattutto in periodi di grandi trasformazioni come quello attuale. E’ chiaro, il web è uno strumento potente che deve essere usato bene: però qui si apre un discorso complesso che quello di attenersi ad una  legge morale il cui rispetto è il problema più grande della nostra società.

Molti dentisti italiani lamentano messaggi spesso ingannevoli lanciati su internet da parte di centri odontoiatrici stranieri: la CAO sta monitorando il problema?
Brucoli – Sì, tenendo conto che è un problema preceduto e seguito da molti altri problemi, a partire dalla necessità di una regolamentazione certa della pubblicità anche per i nostri centri odontoiatrici, dalla necessità di mettersi d’accordo su un modo di intendere la medicina che spesso sostituisce il binomio medico-paziente con quello struttura-cliente, per arrivare alla necessità di avere regole europee non solo per la libera circolazione del danaro, ma anche per formazioni certificate, programmazione del numero degli esercenti e così via: il problema di base è la progressiva commercializzazione della sanità ed è su quello che bisogna fare un’inversione a 180 gradi.

A vostro parere è possibile incidere sulle forme di comunicazione “ingannevoli”?
Renzo – Si, cercando finalmente di porre riparo a gravi ritardi, giustificati in parte da difficoltà oggettive, che hanno consentito ad alcune forme di pubblicità non soltanto scorretta, ma sostanzialmente pericolosa per i rischi che comporta l’uso di tale strumento comunicativo notevolmente incisivo e pervasivo. Nel breve e medio termine penso ad un aggiornamento del Codice Deontologico. Anche su queste criticità, però, ho speranza che una riforma delle regole dell’esercizio professionale possa e debba fornire risposte.

Autore: Redazione FNOMCeO

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