Violenza donne, SIGO: solo 4% delle italiane denuncia abusi

Report n.8/2010

VIOLENZA DONNE: “SIGO” – SOLO IL 4% DELLE DONNE ITALIANE DENUNCIA ABUSI
Il 6% delle puerpere ha subito soprusi, l’autore è il partner nel 74% dei casi. Il presidente Vittori: "Educhiamo i medici a riconoscere i segnali rivelatori: al via una campagna di sensibilizzazione"

Nella Giornata mondiale contro la violenza sulle donne che si è celebrata a fine anno 2009 la Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO) ha richiamato l’attenzione sul ruolo dei medici: "Nel nostro Paese solo il 3,7% delle vittime ha il coraggio di denunciare i maltrattamenti a operatori sanitari o alla polizia. La nostra categoria deve mobilitarsi per aiutare queste persone: serve una maggiore consapevolezza e presa in carico del problema. Il 60% dei medici di famiglia dice di non aver mai incontrato vittime, come il 45% degli specialisti e il 37% di quelli del pronto soccorso. Il 58% dei "camici bianchi" crede vi siano problemi psicologici della donna alla base dei comportamenti e delle attitudini violente dei rispettivi partner, il 68% è favorevole alla prescrizione di psicofarmaci. Una situazione che richiede un immediato intervento da parte delle Società scientifiche per formare e sensibilizzare tutti i professionisti a riconoscere per tempo i "campanelli d’allarme" e i segnali rivelatori ed aiutare la paziente a parlarne".

I dati provengono dall’osservatorio "privilegiato" formato dai 2.186 consultori e gli oltre 553 spazi giovani attivi nel nostro Paese. "Il 34% delle donne che accedono al pronto soccorso per lesioni acute è vittima di violenza; l’81% delle protagoniste di atti di suicidio ha alle spalle episodi di abuso. In un ospedale con una media di 2500 parti l’anno, si incontreranno 150 puerpere (6%) vittime di violenza. Nel 74% dei casi l’autore è il partner. Tra le conseguenze più frequenti vi è la depressione ma non vanno sottovalutate nemmeno le criticità in gravidanza. Nelle gestazioni che derivano da maltrattamenti sono più frequenti sindromi come diabete gestazionale, preeclampsia, difetti del tubo neurale (DTN) e placenta previa. Noi ginecologi – conclude Vittori – siamo convinti di poter rappresentare una sponda importante per le nostre pazienti. Il nostro ruolo non è tanto, o non solo, intervenire su organi che devono essere curati ma soprattutto proporci come "investigatori colti" alla ricerca della causa del disagio e della giusta terapia. La comunicazione rappresenta il nostro principale strumento diagnostico. Il ginecologo informa, educa, consiglia. Quindi può e deve intervenire anche nelle storie di violenza. Vogliamo quindi impegnarci attivamente con una campagna articolata per aumentare la sensibilità fra i nostri soci su questo tema. Un obiettivo che risponde alla nostra missione più autentica: ridare valore "al femminile" a 360 gradi".

D’altra parte che il fenomeno fosse esteso e rilevante lo aveva già annunciato nel 2007 l’ISTAT, che in un indagine curata da Linda Laura Sabbadini in seguito a una convenzione con il Ministero per i Diritti e le Pari Opportunità, dimostra che le donne italiane tra i 16 e i 70 anni vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della vita sono stimate in 6.743.000 e, in particolare, circa un milione di donne ha subìto stupri o tentati stupri.

Il 14,3% delle donne, che abbiano o abbiano avuto un rapporto di coppia, ha subìto almeno una violenza fisica o sessuale dal partner. Solo il 7% delle donne che ha subìto violenza da parte di un partner, lo denuncia. Il sommerso continua, quindi, ad essere la norma. Inoltre, e ben più grave, appare il dato che il 33,9% delle donne che subiscono violenza dal partner e il 24% di quelle che l’ hanno subita da un non partner, non parla con nessuno delle violenze subite. Nel silenzio si consuma la violenza e dal silenzio continua ad essere avvolta. I danni sulla salute fisica e psichica che la violenza determina sono quindi non prevenibili se non si attivano risorse e soluzioni innovative in grado di spezzare la spirale che incatena in un medesimo destino anche le generazioni future.
Dalla ricerca ISTAT emerge che tra i fattori che determinano una maggiore predisposizione a divenire un partner violento appare maggiormente significativo avere avuto un padre che picchiava la propria madre o che è stato maltrattato dai genitori. Infatti, la quota di violenti con la propria partner è pari al 30% fra coloro che hanno assistito a violenze nella propria famiglia di origine, al 34,8% fra coloro che l’hanno subita dal padre, al 42,4% tra chi l’ha subita dalla madre, mentre è limitata al 6% tra coloro che non hanno subito o assistito a violenze nella famiglia di origine.

P.S. Come sempre chi fosse interessato ad approfondire, la documentazione completa è a disposizione presso il Centro Studi e Documentazione della FNOMCeO

Roma 28/01/2010

Autore: Redazione FNOMCeO

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