A Taranto il 2° Convegno della Magna Grecia
Ambiente e salute
In primo piano il ruolo del medico di famiglia
“Tutelare l’ambiente per salvaguardare la salute: un dovere per il medico e una sfida per la medicina di famiglia” è il tema della lettura magistrale che sarà presentata dal Vicepresidente della FNOMCeO Maurizio Benato al 2° Convegno della Magna Grecia che si terrà a Martina Franca (Ta) nei giorni 7 e 8 febbraio per iniziativa dell’Associazione Italiana Medici di Famiglia (AIMEF).
Tema della manifestazione “Dalla prevenzione alla terapia: metodi e strategie in medicina di famiglia”.
I lavori saranno articolati in tre diverse sezioni: La prevenzione: strumento di salute; Il farmaco promotore di salute; Tutela dell’ambiente e salute.
E’ noto che i temi ambientali costituiscono, nell’ottica di efficace attività di prevenzione, motivo di attenzione da parte della categoria medica consapevole dell’incidenza che può avere un ecosistema alterato sulla nostra salute. Una attenzione ribadita con forza anche nell’ultima stesura del Codice di deontologia medica con l’introduzione di un apposito articolo, l’art. 5, “Educazione alla salute e rapporti con l’ambiente” che recita: Il medico è tenuto a considerare l’ambiente nel quale l’uomo vive e lavora quale fondamentale determinante della salute dei cittadini…
“La presenza della Federazione degli Ordini a questo importante convegno della Magna Grecia – ha dichiarato Maurizio Benato – sta a significare la volontà della nostra istituzione di promuovere nei cittadini, attraverso l’impegno costante di noi medici, un più forte senso di responsabilità personale nei confronti dell’ambiente che ci circonda. Concetto ribadito anche dal Ministero della Salute nel documento “Guadagnare in salute” una sorta di protocollo rivolto ai cittadini e al personale sanitario per facilitare le scelte salutari tendenti a modificare comportamenti inadeguati che possano favorire l’insorgere di malattie degenerative di grande rilevanza epidemiologica”
.
“Perché è certo – ha aggiunto Benato – che molti nemici della salute si possono agevolmente prevenire con la promozione di stili di vita salutari e attraverso l’attuazione di una politica e di una strategia efficace in grado di agire anche sulle condizioni socio-ambientali”.
E’ d’accordo, presidente, con chi sostiene che una maggiore attenzione per la salvaguardia dell’ambiente si sia registrata più nell’opinione pubblica che tra i politici e gli amministratori?
“Direi che soprattutto le nuove generazioni stanno dimostrando su questi temi maggiore sensibilità. Inoltre non si può tralasciare il fatto che nei tempi più recenti il concetto di ambiente, al di là della sua identificazione dei vari aspetti correlati alla vita dell’uomo, è divenuto un “valore” al quale il Diritto conferisce esplicito riconoscimento. Anche in funzione di ciò, la tutela dell’ambiente e il raggiungimento di un equilibrio nel rapporto ambiente-sviluppo sostenibile-salute, sono temi che vanno assumendo sempre maggiore rilevanza”.
Sviluppo demografico, eccessivo sfruttamento delle risorse naturali e inquinamento crescono in maniera esponenziale. Non ritiene – dottor Benato – che stia per scadere il momento delle scelte per uno sviluppo sostenibile?
“Quando si parla di ambiente è giocoforza intendere non soltanto l’habitat naturale ma anche quello creato dall’uomo, con la propria scienza e la propria arte. Non dobbiamo certo pretendere che le conoscenze procurate dalla scienza offrano di per sé anche soluzioni etiche, che invece appartengono alla sfera socio-politica.
La medicina tuttavia ha sempre messo sullo stesso piano le conoscenze e l’etica al fine di favorire una autonomia professionale e di evitare condiscendenza a posizioni di potere così come a posizioni ideologiche dogmatiche.
Nel dibattito sulle problematiche ambientali alcune informazioni considerate corrette, in realtà non lo sono, e si finisce per privilegiare l’ideologia rispetto alla conoscenza scientifica.
La crisi ecologica odierna è frutto di un’economia e di una società il cui aspetto distruttivo rischia di prevalere su quello costruttivo. Dobbiamo quindi mettere in atto comportamenti quotidianamente scelti in base alle nuove esigenze ma anche a valori autentici e a nuovi equilibri che richiedono la partecipazione e il contributo di tutti.
In breve occorre un modello culturale nuovo in cui l’ambiente non sia luogo di sfruttamento e di dominio, ma abbia il ruolo di co-protagonista dell’uomo per il suo sviluppo”.
Qual è il primo passo per una inversione di tendenza?
“Il primo passo è promuovere una corretta educazione ambientale, la sola che può portare al rispetto dei cicli naturali. Una educazione fondata sulle conoscenze scientifiche degli effetti del deterioramento dell’ambiente, sulla valutazione dei diversi aspetti del problema ecologico che richiedono integrazione di approcci: da quello biologico, a quello economico, industriale, giuridico ed etico.
Lo sviluppo di una coscienza ecologica a livello personale e comunitario deve essere accompagnato da adeguati interventi sul piano politico per assicurare le condizioni di uno sviluppo sostenibile mediante controllo della gestione dell’ambiente.
Gli esempi non mancano: alimentazione inadeguata, abuso di sostanze tossiche e carenza di attività fisica per non parlare della permanenza in luoghi fortemente inquinati spesso voluta, aumenta considerevolmente l’incidenza di malattie cardiocircolatorie, respiratorie e tumorali.
Si dimentica l’esperienza del passato in cui le vittorie della medicina sulle grandi epidemie, peste, tifo, colera, tubercolosi, sono state ottenute sul piano della prevenzione, con interventi pubblici prima ancora di conoscere in dettaglio i fattori patogeni”.
Il medico quindi deve intervenire sugli stili di vita e sulle abitudini scorrette?
“Certamente sì, e l’impegno del medico, soprattutto del medico di famiglia, non deve limitarsi alle prescrizioni ma spaziare nella protezione oltre che del singolo, anche della famiglia e quindi della collettività.
Difendere la microsocietà-famiglia come architrave naturale e culturale della macro-società significa per la medicina attivarsi a promuovere una politica di sostegno, di dissuasione dall’uso di droga, di fumo, di trasgressione sessuale e quant’altro.
La medicina nella sua accezione corrente non è solo l’arte e la scienza della diagnosi e del trattamento della malattia, ma anche quella del mantenimento della salute.
Per la professione medica è prioritaria l’istanza etica che si esprime nel far emergere il diritto universale alla vita e il senso della ragione quale obbligo morale, perché l’uomo possa continuare a sopravvivere nel suo mondo: ambiente di vita naturale e non di morte o di degradazione.
Ecco dunque l’imperativo del medico che non può essere esperto muto nei confronti del cambiamento climatico, dell’inquinamento, della scarsità di risorse idriche e del problema alimentare.
La Federazione degli Ordini già in passato è intervenuta per promuovere una maggiore attenzione verso la tutela ambientale?
“Nel maggio del 2008 a Padova nel corso di un convegno nazionale la Fnomceo ha codificato gli impegni che la professione si assume nei confronti della società in tema ambientale. Tra questi: sviluppare e integrare la cultura ambientale e della salute, farsi promotrice di nuovi stili di vita in materia di produzioni e consumi e di cambiamenti sociali, a proporsi quale supporto agli organi di governo nazionale, regionale e locale, partecipando alla pianificazione delle azioni per la promozione e la protezione dell’ambiente.
Ed ancora, a contribuire all’individuazione delle strategie per ridurre l’esposizione alle condizioni ambientali che determinano l’insorgenza o l’aggravamento di alcune patologie e a creare o, comunque, sviluppare l’approccio interdisciplinare con altre professioni per risolvere con la maggiore efficacia possibile le diverse problematiche ambientali.
Occorrerà all’uopo una formazione professionale dei medici consona a questi obbiettivi e il convegno di Martina Franca si innesta nel filone delle iniziative in grado di cogliere tali obbiettivi”.
A cura di Sesto Francia
Autore: Redazione FNOMCeO