Internet, la relazione di cura, il Codice Deontologico

Un articolo del Codice deontologico tutto dedicato alla Cybermedicine? O piuttosto una riscrittura di alcuni articoli, che tenga conto delle nuove tecnologie? Ancora, un allegato sul modello delle “Linee guida sulla pubblicità dell’informazione sanitaria”? Qualunque strada si scelga, la revisione del Codice Deontologico, alla quale la Consulta della FNOMCeO sta lavorando da molto tempo e che è quasi giunta in dirittura d’arrivo, non potrà non tener conto dei nuovi scenari aperti dall’avvento, anche nella medicina e nella sanità, delle Information and Communication Technologies.

Di questo cruciale argomento siamo andati a parlare con il Coordinatore del Gruppo di lavoro della FNOMCeO sulla Comunicazione, Cosimo Nume, e con i “maieutici” del futuro nuovo Codice, i componenti della Consulta Deontologica della FNOMCeO che interverranno, come relatori, al Convegno di Padova del 28 e 29 settembre: Roberta Chersevani, Aldo Pagni, Antonio Panti.

Internet: strumento di libertà o di schiavitù? O c’è una terza via? Come possono i medici, i pazienti, gli utenti sfruttare tutte le possibilità in termini di comunicazione, di scambio di informazioni, di cure, senza, però, “cadere nella rete”?

Risponde Antonio Panti, Componente della Consulta Deontologica Nazionale e presidente OMCeO di Firenze.
Questo è proprio il tema del quale dovrò occuparmi a Padova. E sicuramente anche nel nuovo Codice Deontologico dovremo tener conto di tali questioni, sempre più importanti per il futuro.
L’avvento di internet e delle nuove tecnologie è un fatto di per sé essenzialmente positivo, sul piano dell’estendere e moltiplicare le nostre conoscenze. Pensiamo solo alla possibilità di raccogliere quantità enormi di informazioni e di confrontarle in una frazione di secondo.
Il rovescio della medaglia è che il paziente si trova sommerso da questa mole di notizie che si procura autonomamente, con il rischio di deviare dalle terapie corrette.
Dobbiamo tener presente, infatti, che su internet si trova di tutto: esorcisti, ciarlatani, persino sedicenti guaritori che pretendono di curare l’Aids con lo yoghurt. Come si fa a difendersi? Non è tanto un problema dei singoli medici, e neppure dei sistemi sanitari, quanto dei governanti. È una materia, questa, sulla quale occorrerebbe un diritto internazionale largamente condiviso, per evitare “escamotage” quali il trasferimento di un sito di dubbia onestà in paesi con norme più permissive e senza un sistema di controlli e di sanzioni.
Come possono, poi, le nuove tecnologie influire sul rapporto medico paziente? A mio avviso, potrà esserci un cambiamento quantitativo – crescerà il bagaglio di informazioni e conoscenze – ma non qualitativo. Non posso concepire una medicina totalmente “virtuale”, che prescinda dal contatto fisico, dalla palpazione, dall’auscultazione, dal confronto diretto. E questo è dimostrato anche dagli studi scientifici sui cosiddetti “neuroni specchio”: quando la malattia attiva nel paziente determinati centri cerebrali, le stesse aree si “illuminano” nel cervello del curante.
La relazione di cura non può dunque prescindere dall’empatia, dal contatto, dall’ascolto. È un po’ come quando si cerca l’anima gemella su Facebook: può esserci un primo approccio, ma dopo bisogna incontrarsi, conoscersi, piacersi anche di persona. Una medicina completamente virtuale non solo è inconcepibile e impossibile, ma dovrebbe essere condannata dallo stesso Codice deontologico.

La diffusione a tutti livelli sociali di internet porta con sé, oltre agli indubbi vantaggi, anche qualche potenziale rischio. Pensiamo, ad esempio, alla “medicina fai da te” o all’e-commerce di farmaci venduti senza una visita né una prescrizione. Come può il medico, nell’esercizio quotidiano della sua professione, informare correttamente il paziente per non indurlo a comportamenti nocivi per la salute e non alimentare false speranze?

Risponde Cosimo Nume, Coordinatore del Gruppo di lavoro FNOMCeO “Area della comunicazione” e presidente OMCeO di Taranto.
Contrariamente a quanto ci si poteva aspettare, ritengo che in termini complessivi il web non abbia assunto quell’autorevolezza che altri media, più canonici, hanno avuto o continuano ad avere, e che in definitiva e sui grandi numeri esso operi un “condizionamento” molto minore, se non addirittura residuale, su comportamenti e orientamenti. È molto probabile che questo dipenda da una richiesta di cultura di base sensibilmente maggiore per accedere ai contenuti web rispetto al semplice accendere un televisore, ma io voglio credere che in qualche modo la stessa oggettiva ridondanza di informazioni e di “saperi” abbia selezionato atteggiamenti più cauti e scettici.
In questa cornice generale, il ruolo di un medico che sappia non solo consigliare ma soprattutto ascoltare (facoltà quest’ultima che è preclusa al web, molto spesso anche nei social networks) è di fondamentale importanza sulla strada del recupero di un rapporto di fiducia, fondamentalmente duale e paritario, se non nei presupposti culturali quantomeno nelle aspettative e nei percorsi di diagnosi e cura. In tal senso, al di fuori dei processi di alta specializzazione a cui la moderna medicina non deve rinunciare, credo vada ripensato un nuovo e più moderno approccio comunicativo, meno paternalista e più rispettoso della persona e dei suoi “tempi”.
In un percorso del genere, una comunicazione “dilatata” anche attraverso i nuovi strumenti di informazione può essere un’ulteriore opportunità, piuttosto che un limite. Sul problema dell’e-commerce invece, credo che in tempi come questi, di profonda crisi, sia difficile invocare cautele a fronte di ingenti risparmi; ma anche qui, una valida interlocuzione della persona con il “suo” medico può evitare trappole anche potenzialmente pericolose per la salute.

Gli articoli 55 – 56- 57 del Codice Deontologico, che regolano la pubblicità dell’informazione sanitaria, e le successive linee guida della FNOMCeO sono ancora sufficienti a cogliere appieno e regolamentare tutte le peculiarità ma anche le potenzialità del web?

Risponde Aldo Pagni, Past President FNOMCeO e Consulente della Consulta Deontologica nazionale.
La risposta potrebbe essere semplicemente affermativa, perché il Codice Deontologico del 2006 aveva affrontato responsabilmente, con serietà e meglio delle leggi il tema della pubblicità informativa negli articoli citati e nell’allegato.
Il tema, purtroppo, è molto più complesso e articolato di come appare e chiama in causa l’interrogativo di come e se sia davvero possibile intervenire efficacemente per avere un corretto rapporto tra l’etica della pubblicità informativa, destinata al consumo di prestazioni sanitarie in un mercato “amministrato” dalla Burocrazia parsimoniosa richiesta dalla Pubblica Amministrazione.
La pubblicità informativa è un esempio paradigmatico di una comunicazione che non è più una semplice informazione, ma il messaggio, confezionato in maniera persuasiva e attraente da agenzie specializzate, è trasmesso da un emittente ai potenziali riceventi, un bersaglio mirato su una precisa categoria di cittadini o indifferenziato.
Essa rappresenta un’insidia costante, e una pressione incombente nella relazione dei medici con gli assistiti
Non dimentichiamo tutte le trasmissioni che la Tv dedica alle malattie e al benessere, i quasi dieci milioni di cittadini che consultano internet – prima o dopo rispetto al medico – per problemi di salute, che il rapporto tra medico e le persone assistite non è più diadico, che il tempo disponibile per l’ascolto è la comunicazione del medico è regolamentato dal management e che, per tradizione, i sanitari sono più abituati a parlare al malato che con il malato.
Certamente le potenzialità delle connessioni offerte oggi da Internet sono enormi e rappresentano un fattore di cambiamento profondo nella cultura e nell’organizzazione della società e di conseguenza anche nella sanità, che di quella è un sottosistema.
Il Personal computer, negli anni ’90, da utile strumento di archiviazione e rapida consultazione di dati, è divenuto un “portatile”, uno strumento sempre più miniaturizzato che consente di ottenere utili informazioni in tempo reale.
Le nuove tecnologie, alla base della comunicazione digitale, fanno paradossalmente credere di essere meno isolati perché sempre “connessi”, ma acuiscono il nostro senso di solitudine e fanno scemare la capacità di dialogare realmente con gli altri.
E non sono neanche esenti da rischi e pericoli, difficilmente prevenibili, sotto forma di notizie false e ingannevoli, di truffe, di stalking, di ricatti anche sessuali, di violazioni della privacy e di hackeraggi vari.
Sempre più frequentemente psichiatri e psicologi denunciano anche il diffondersi di una forma ossessiva di teledipendenza definita “Internet Addiction Desorders” (IAD).
Se i colleghi, per un malinteso interesse personale, non contrasteranno responsabilmente gli inganni della pubblicità informativa, difficilmente le leggi e le norme deontologiche potranno impedire che la professione diventi un mestiere “dimezzato.”

Nella revisione del Codice Deontologico, ormai in dirittura d’arrivo, è previsto un articolo ad hoc sulla cybermedicine? O piuttosto queste tematiche influenzeranno diversi articoli, come influenzano molteplici aspetti della nostra vita quotidiana, prima ancora che di medici e pazienti?

Risponde Roberta Chersevani, Coordinatrice della Consulta deontologica nazionale della Fnomceo e presidente OMCeO di Gorizia.
Il Codice di Deontologia Medica approvato dal Consiglio Nazionale nel Febbraio 2007 è attualmente in fase di revisione da parte dei colleghi della Consulta Deontologica.
Nel processo di revisione si dovrà tener conto di quanto la cybermedicine sia ormai entrata prepotentemente in tutti i percorsi della medicina, nella diagnostica, nella terapia, nell’informazione, nella formazione, nella organizzazione, fino a incidere sulla relazione medico-paziente.
Se non vogliamo modificare il numero e l’ordine degli articoli del Codice è opportuno integrare gli articoli esistenti con i temi della cybermedicine .
È inoltre ipotizzabile un allegato con note esplicative, così come previsto per altri temi di particolare attualità.

Autore: Redazione FNOMCeO

© 2023 - FNOMCeO All Rights Reserved. Via Ferdinando di Savoia, 1 00196 ROMA CF: 02340010582

Impostazioni dei Cookie.