Emergenza nei Pronto Soccorso: intasamenti per utilizzo improprio

Report n. 75/2010

EMERGENZA NEI PRONTO SOCCORSO: INTASAMENTI PER UTILIZZO IMPROPRIO

Italiani in fila al pronto soccorso. Sono circa 30 milioni, praticamente uno su due, i cittadini del Belpaese che ogni anno si recano nei pronto soccorso degli ospedali, con un tasso di crescita stimato in un 5-6% all’anno. Ma la maggior parte non lo fa per una vera e propria emergenza: circa il 75% degli accessi sono infatti codici verdi e bianchi, riconducibili a banali incidenti o malanni che non richiedono I’arrivo in ospedale. Le vere urgenze (codice giallo e codice rosso) non superano infatti il 15% del totale degli accessi.

Questo significa che più di 7 persone su 10 pur potendo rivolgersi altrove, magari dal proprio medico di famiglia, finiscono invece per intasare i pronto soccorso, a danno di chi ne ha realmente bisogno. E pagando pure un forte dazio. L’attesa prima di essere visitati, soprattutto nei grandi ospedali di alcune città (Roma e Napoli in testa), è infatti lunga: anche 4-5 ore per un codice verde e un tempo indefinito per un codice bianco. Senza contare che in questi giorni di emergenza – afa nei pronto soccorso delle grandi metropoli si stanno registrando accessi e tempi di attesa record.

E’ quanto emerge dall’analisi sugli accessi e sui tempi di attesa in pronto soccorso elaborata dalla Simeu (Società italiana medicina emergenza urgenza). Un’indagine che ha portato alla luce numerose criticità che vanno a incidere sull’organizzazione e il funzionamento del servizio. Due su tutte: la riduzione dei posti letto, con la conseguente difficoltà nel ricoverare i pazienti, e la carenza del personale.

Ma a creare I’imbuto nei pronto soccorso sono soprattutto i tanti pazienti che invece di prendere altre strade si riversano in ospedale. Anche per piccoli e banali problemi. Come detto, del 75% dei pazienti con codice verde o bianco almeno la metà potrebbe andare tranquillamente dal proprio medico curante. Molti preferiscono aspettare ore al pronto soccorso piuttosto che rivolgersi agli ambulatori, sapendo di ottenere una risposta sempre e comunque. Una ‘cattiva abitudine’, che non accenna a diminuire.

Se non si troveranno presto delle soluzioni, si rischia il blocco totale. Soprattutto nei grandi ospedali metropolitani, in particolare a Roma e a Napoli. Ma ormai i ­problemi di questo genere si registrano pure in Piemonte, in Lombardia, in Veneto. Tra le varie misure da adottare per arginare I’intasamento dei pronto soccorso, la Simeu ne indica soprattutto una: il potenziamento e la riorganizzazione della medicina territoriale.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche il Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva: "Per ridurre gli accessi impropri bisogna pensare a strutture alternative ai pronto soccorso. Servizi sul territorio che possano garantire prestazioni sanitarie ai cittadini. Soprattutto nei weekend e nelle ore notturne, quando trovare un medico di famiglia è impossibile e le guardie mediche, che scarseggiano, non riescono a rispondere a tutte Ie richieste”.

Ma spesso si ricorre al pronto soccorso anche solo per fare un esame di routine. Questo succede perchè rappresenta una valida alternativa alle lunghe liste di attesa. E a nulla è valso, a un certo punto, inserire il ticket per i codici bianchi. Molte persone scelgono comunque di pagare 20 euro piuttosto che aspettare magari settimane per fare un esame o una visita.

Intanto con la politica del taglio dei costi, che nelle Regioni con i conti in rosso si è tradotto anche in una riduzione del numero dei posti letto, i reparti della medicina d’emergenza di alcuni ospedali sono al collasso. A Roma 3-400 pazienti al giorno stazionano sulle barelle in attesa di un ricovero.

Un disagio per i cittadini, ma non solo. Questa situazione, crea numerosi problemi di organizzazione all’interno dei reparti di emergenza. Soprattutto per quanto riguarda il lavoro del personale del triage, che dovrebbe invece essere impegnato nel controllo delle persone in attesa della visita in pronto soccorso

Roma 19/07/2010

Autore: Redazione FNOMCeO

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