Interrogazione e risposta del Governo – Iter di approvazione del piano nazionale delle cronicità previsto dal Patto per la salute 2014-2015. Nell’interrogazione si rileva che il Patto per la salute per gli anni 2014-2016, di cui all’intesa 10 luglio 2014, sancita dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, prevede all’articolo 5 (assistenza territoriale), comma 21 la stesura di un Piano nazionale della cronicità; in particolare tale comma prevede: “Al fine di definire le principali linee di intervento nei confronti delle principali malattie croniche, il Ministero della salute, entro il 31 dicembre 2014, predispone il “Piano nazionale della cronicità” da approvare con Accordo sancito dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trenta e di Bolzano»; secondo l’OMS in Europa le malattie croniche provocano almeno l’86 per cento dei morti e il 77 per cento del carico di malattia. Tra i fattori che determinano tali patologie, alcuni sono comportamentali e quindi modificabili attraverso la promozione di stili di vita salutari, altri sono di tipo genetico e altri ancora afferiscono ad aspetti socioeconomici e ambientali, anch’essi rimuovibili attraverso politiche non strettamente sanitarie. Si chiede quale sia allo stato attuale l’iter di approvazione del piano nazionale delle cronicità così come previsto all’articolo 5, comma 21, del Patto per la salute per gli anni 2014-2016, di cui all’intesa 10 luglio 2014 visto che lo stesso articolo disponeva la sua realizzazione entro il 31 dicembre 2014 e come intenda risolvere le diseguaglianze sociali e territoriali rilevate. Il sottosegretario Vito DE FILIPPO intervenuto in Commissione Affari Sociali il 14 maggio 2015 in merito alla interrogazione parlamentare in esame, segnala che, in attuazione dell’articolo 5 del Patto per la salute 2014-2016, il Ministero della salute ha avviato i lavori di predisposizione del “Piano nazionale per la Cronicità”, al fine di definire le linee di indirizzo per la presa in carico dei malati cronici, condivise con le regioni e le province autonome, e per individuare un insieme organico di interventi centrati sulla persona, basati sulla unitarietà dell’approccio diagnostico, terapeutico e assistenziale, ed orientati ad una migliore organizzazione dei servizi e ad una maggiore responsabilizzazione di tutti i soggetti coinvolti nell’assistenza, compatibilmente con la disponibilità delle risorse economiche, umane e strutturali. L’obiettivo è quello di contribuire al miglioramento della tutela per le persone affette da malattie croniche, a vantaggio del paziente, della sua famiglia e del contesto sociale, migliorando la qualità di vita, rendendo più efficaci ed efficienti i servizi sanitari in termini di prevenzione e assistenza, e assicurando maggiore uniformità ed equità di accesso ai cittadini, anche in attuazione delle indicazioni europee con le quali si invitano gli Stati membri ad elaborare ed implementare Piani nazionali sulla Cronicità. Per questi fini, è stato costituito nell’autunno 2014 un Gruppo di lavoro ministeriale a cui hanno partecipato anche esperti, rappresentanti di Società scientifiche e Associazioni di pazienti, che ha provveduto alla stesura di una prima bozza di documento. Il documento è stato ulteriormente elaborato nei primi mesi di quest’anno ed inviato ai referenti regionali, per raccogliere osservazioni e proposte di integrazione o modifica, in vista di uno o più incontri, da tenersi nel prossimo mese di giugno. Se, come ci si augura, l’accoglienza delle regioni sarà positiva, il Piano potrebbe essere trasmesso alla Conferenza Stato-regioni prima della pausa estiva. Elena CARNEVALI (PD), cofirmataria, replicando, ringrazia il rappresentante del Governo della risposta esaustiva, augurandosi che il Piano nazionale delle cronicità possa effettivamente essere adottato entro il mese di giugno. Rileva che il tema della cronicità investe inevitabilmente, oltre il settore sanitario, anche quello socio-sanitario e sociale, richiedendo pertanto un importante contributo da parte delle regioni
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