Il Consiglio Nazionale della Federazione, al termine della seconda giornata di lavori, ha approvato una mozione sul destino della formazione dei medici. Una mozione che – ha spiegato il Presidente Amedeo Bianco – è rivolta alla politica, al Governo e al Parlamento. “Su questa mozione convocheremo organizzazioni sindacali e società scientifiche, per arrivare a una piattaforma comune e a una manifestazione pubblica per la formazione dei giovani medici”.
Si è espresso così Bianco, aggiungendo: “Occorre agire tutti insieme per arrivare a un modello di formazione ospedale-centrico, evitando di avere la sindrome di Stoccolma nei confronti delle Regioni, essendo consapevoli delle difficoltà di questa ‘terza via’ tra Università e Regioni”.
Riferendosi a quanto accaduto quest’anno nelle Facoltà di Medicina, Bianco ha affermato: “Se ne entrano cinquemila su dodicimila, non vuol dire che quelli che restano fuori siano scadenti. E’ la procedura che è troppo stupida. Noi sosteniamo che tutti hanno diritto a terminare la propria formazione. L’ascensore sociale dev’essere basato sul merito e non su altri discutibili fattori. In tal senso, questa è una mozione forte che deve vedere il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati, perché, in definitiva, la manifestazione sarà dei medici”.
A supporto della mozione, è stato prodotto un documento molto articolato dal Centro Studi della Federazione. La mozione, nella prima parte, compie un’analisi della situazione: “Il sistema formativo del medico mostra i segni evidenti di una profonda crisi strutturale. I sostanziali fallimenti delle procedure di accesso alle Scuole di Medicina, per la formazione di base, e di quelle di ingresso alla Formazione specialistica post-laurea hanno determinato un profondo vulnus nell’affidabilità e trasparenza delle Istituzioni formative dando respiro a proposte di soluzioni tipo ‘abolizione della programmazione e/o accesso unico’, peggiori dei danni a cui vorrebbero porre rimedio”.
Dopo aver rilevato le incertezze nella programmazione della formazione di base e specialistica, la mozione afferma: “Al centro, i tantissimi giovani, ostaggi e vittime di un sistema costoso, inefficiente, con forti elementi di inefficacia e che soprattutto consuma risorse valoriali quali la fiducia, il riconoscimento del merito, il desiderio di qualificarsi e migliorarsi. Rispetto a questa crisi, non servono soluzioni tampone, ma una riforma incisiva e profonda dell’intero sistema con il fine di garantire a tutti i giovani l’accesso equo e, sulla base del merito e delle attitudini, ai corsi di Medicina e il completamento di tutto l’iter formativo”.
Ma ecco il cuore della mozione: “Lanciamo un appello a tutti i soggetti istituzionali in campo, che rispettiamo, nell’esercizio delle loro prerogative affinché si cambino davvero processi, contenuti, soggetti, luoghi e finalità della formazione del medico”.
La mozione prosegue, quindi, con altre precisazioni: “Riteniamo infatti sbagliato prospettare soluzioni che guardano alle criticità dai propri punti di vista, comunque figlie di visioni particolari e autoreferenziali che portano a conseguire obiettivi immediati o di medio termine. Non può farcela da sola l’Università, così come finalmente ha dichiarato, perché anch’essa stretta da forti limitazioni economiche. Non possono farcela da sole le Regioni soprattutto se accarezzano l’idea, come sembrerebbe da documenti ufficiosi, di usare l’ansa cieca dei neolaureati fuori dai circuiti formativi post laurea per de-capitalizzare il lavoro professionale del medico all’interno dei SSR, creando inutili e devastanti concorrenze alla base della piramide professionale, dove già imperversano disoccupazione, sottoccupazione e precariato e soprattutto un vulnus sui profili di autonomia e responsabilità, pilastri della qualità professionale e dei servizi sanitari stessi”.
La mozione lancia quattro messaggi “politici”: “Salvare la formazione del medico nell’interesse dei giovani e del Paese vuol dire ricomporre nel sistema ciò che oggi è invece pervicacemente separato e cioè i luoghi e i soggetti di formazione con i luoghi e i soggetti di cura e di assistenza. E’ un’impresa culturale, organizzativa, etica, civile e professionale alla portata di tutti coloro che hanno sinceramente a cuore la questione. E’ uno straordinario servizio agli interessi veri della Medicina, della nostra Sanità e del nostro Paese. Abbiamo un progetto complessivo sul sistema formazione del medico che crediamo sia all’altezza del compito, nelle prossime settimane lo presenteremo a tutti gli stakeholders del sistema, per confrontarsi, misurare e condividere le proposte da assumere”.
Numerosi gli interventi a favore dei contenuti della mozione, alcuni per chiedere azioni il più possibile incisive. Hanno parlato Salvatore Amato (Palermo), Franco Lavalle (VP Bari), Ottavio Di Stefano (Brescia), Roberto Lala (Roma), Eugenio Corcioni (Cosenza), Guido Giustetto (VP Torino), Giovanni Leoni (VP Venezia), Salvatore De Franco (Reggio Emilia), Roberto Carlo Rossi (Milano), Augusto Pagani (Piacenza), Americo Sbriccoli (Macerata), Roberto Monaco (Siena), Lorenzo Capasso (Chieti), Ugo Trucco (Savona), Pierantonio Muzzetto (Parma), Raimondo Ibba (Cagliari), Stefano Falcinelli (Ravenna), Giovanni Maria Righetti (Latina).
Ma ecco alcune frasi ad effetto contenute in alcuni interventi: “Si rischia una guerra tra generazioni e nelle generazioni” (Amato). “Occorre l’ospedale di insegnamento” (Lavalle e Di Stefano). “Forte criticità nelle prospettive dei giovani medici. Occorre scendere in piazza” (Lala). “Questa vicenda ha avvicinato i giovani medici all’Ordine” (Corcioni). “Importanza della programmazione” (De Franco). “FNOMCeO rivendichi ruolo nell’insegnamento della Deontologia” (Rossi). “Apertura al SSN e programmazione devono marciare insieme” (Capasso, giovane consigliere Ordine di Chieti). “Si deve fare di più” (Trucco). “Ricompattamento e rilancio del ruolo degli Ordini” (Ibba). “Andavano chieste le dimissioni del Ministro P.I. FNOMCeO offra consulenza legale gratuita ai giovani medici” (Righetti).
Autore: Redazione FNOMCeO