“Non è una manovra. Ci sono le tabelle secche e al 2010 e 2011 è stato aggiunto il 2012. Non ci sono tasse, non ci sono aggiunte. E’ una fotografia”. Giulio Tremonti, super-Ministro dell’Economia, ‘fotografa’ giustappunto così la cosiddetta ‘non-finanziaria’, la legge dello Stato che ha il compito di ‘sistemare’ i conti da qui al 2012. Nel ribadire che si tratta solo di una manovra tabellare, Tremonti, notoriamente di battuta facile, spiega la ‘filosofia’ che ha ispirato il documento finanziario del Governo, che sarà avviato all’iter parlamentare prima al Senato, quindi alla Camera: “La Finanziaria non c’è più, è un bene per il Paese. Nessun governo, di destra o sinistra, nemmeno un dittatore è in grado di affrontare tre mesi di ricatti e scontri. Non c’è più quell’ignobile spettacolo”. Il riferimento è agli anni in cui ci sono state in questo Paese leggi finanziarie ‘pesanti’, anche dette di ‘lacrime e sangue’, finanziarie che, sottoposte poi al vaglio dei due rami del Parlamento, subivano pressioni di ogni tipo da ‘pezzi’ della politica e da lobby perennemente attive ai bordi dei partiti. Spettacoli che, chiunque ha avuto a che fare con i tre mesi di durata dell’esame e dell’approvazione della legge finanziaria, ha potuto vedere con i propri occhi. E, proprio rispetto a queste ‘vecchie’ abitudini, Tremonti ha marcato il suo cambio di passo, escludendo la prassi consolidata dei micro-emendamenti, ma non chiudendo all’opposizione: “L’opposizione – ha specificato Tremonti – potrà fare macro-emendamenti ad esempio spostando i fondi degli ammortizzatori sociali su qualcos’altro. Questa è una cosa che si può fare, certo non è nei voti della maggioranza ma si può fare…”. Tremonti ha anche spiegato il contesto politico in cui si colloca questo nuovo modo di concepire la legge finanziaria: “I gruppi parlamentari – ha detto – lo sanno benissimo. Quest’anno va al Senato, sono tre articoli, e questo è l’impianto. Il Senato ha già votato la riforma che codifica questo metodo. Alla Camera si sta lavorando su aspetti tecnici ma c’è il consenso politico per porre fine alla Finanziaria vecchio stile”.
Alcuni numeri essenziali per capire la ‘non manovra’
Pertanto, si configura una ‘non finanziaria’ senza alcuna manovra, ma ‘solo’ stabilizzazione dei conti pubblici: le poche misure contenute nella Finanziaria non muovono il quadro macro-economico. Emerge chiaro dalla tabella con le “coperture”. Nel 2010 ci sono maggiori spese per 567 milioni (379 come maggiori spese correnti, 188
milioni di maggiori risorse ai ministeri) che verranno coperte con 579 milioni di euro di riduzioni: il miglioramento dei “saldi” appare quindi di soli 12 milioni. Nel complesso dei 3 anni, invece, gli interventi sfiorano i 3 miliardi, ma sono interamente coperti, tanto che alla fine l’effetto di miglioramento dei conti sarà di 114 milioni di euro. L’importanza della manovra non è quindi nelle misure ma nel consolidamento di conti. Stime Pil: migliorano le stime del Pil, ma quest’anno il segno sarà ancora fortemente negativo: -4,8% (contro il -5,2% del Dpef). La china si risale dal 2010 con un +0,7% (meglio del +0,5% del Dpef) per poi attestarsi ad un +2% negli anni successivi. Le difficoltà della congiuntura si scaricano sui conti. Il deficit quest’anno sarà al 5,3% (il 3,3% se corretto per il ciclo), scende poi al 5% per attestarsi al 2,8% nel 2010. Il debito invece e’ quest’anno al 115,1% e sale ancora fino al 117,3% del 2011, prima di ridiscendere. Le stime migliorano ma il problema resta. Del resto l’avanzo primario dopo essere sceso a -0,5%, sarà azzerato nel 2010 prima di tornare a salire.
La finanziaria tabellare contiene poche misure. Sui contratti stanzia 3,4 miliardi, 693 milioni per il 2010. La posta potrebbe però salire una volta
raggiunti gli accordi. C’è poi la proroga dal 2011 al 2012 delle ristrutturazioni edilizie, con il bonus del 36% e l’Iva al 10%. Altre norme, invece, servono per aumentare i trasferimenti all’Inps (pari all’indice Istat dei prezzi al consumo aumentato di un punto percentuale). C’è poi la norma evita buco (il rischio è stato calcolato pari a 3 miliardi) per dare una corretta interpretazione sulle pensioni agricole e l’appostamento di risorse per pagare le pensioni di inabilità anche agli immigrati, così come chiede la Corte Costituzionale.
Le risorse per molte misure rimaste al palo troveranno spazio solo con le risorse che arriveranno dalla lotta all’evasione e dallo scudo fiscale, una volta viste le entrate dell’autotassazione. Facile prevedere il varo di un decreto a dicembre. Le eventuali misure che troveranno spazio sono state indicate da Tremonti: il rifinanziamento delle missioni militari all’estero, il 5Xmille in favore del no profit, la ricerca e l’università (per la quale arriva una riforma). I fondi non usati per gli ammortizzatori (che pescheranno solo 2 degli 8 miliardi stanziati), rimarranno nel comparto lavoro. Gli incentivi per la rottamazione, invece, dipenderanno dalle decisioni che saranno prese in ambito europeo”.
Regioni ‘critiche’, in cerca di 7 miliardi di euro di sottostima
Ma il fronte più critico riguardante i conti pubblici, la sanità e i servizi sociali è quello aperto tra Governo e Regioni. Se è vero che questa ‘non finanziaria’ di fatto non tocca la sanità, è altrettanto vero che di problemi aperti ne restano, al punto che il Presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani ribadisce il no agli incontri con il Governo sulla finanziaria, essendo le Regioni in attesa di risposte dal 5 agosto. “Sulla Finanziaria 2010 – ha spiegato Errani- la Conferenza delle Regioni avrà modo di esprimersi dopo le necessarie analisi, ma già oggi desta sconcerto l’ulteriore taglio operato sulle politiche sociali. Il fondo subirebbe infatti una decurtazione di circa 300 milioni di euro e questo è un dato oggettivo. Se a questo poi aggiungiamo l’azzeramento del fondo per la non autosufficienza francamente risulta incomprensibile, per un principio di lealtà e verità, come si faccia a sostenere che non ci sono tagli. Tutto ciò- conclude Errani- rende ancora più critica la situazione e, se è possibile, ancora più urgente quella operazione trasparenza e verità che le Regioni da tempo chiedono rispetto alle risorse destinate alle Politiche sociali, alla sanità e agli investimenti attraverso il Fondo per le aree sottoutilizzate”. Se il ragionamento si sposta al Patto per la salute, la posizione dei Presidenti delle regioni è altrettanto critica: “Ci è stato inviato dal governo un nuovo patto per la salute, ma anche questa proposta è sottostimata e non garantisce i livelli essenziali di assistenza sanitari”. Vasco Errani sottolinea che la sottostima delle risorse si aggira sempre intorno ai 7 miliardi di euro per il biennio 2010-2011. “E’ lo stesso fabbisogno- continua Errani- previsto dalla Finanziaria 200”. Perciò, ribadisce il leader dei governatori, “nell’incontro con Berlusconi si deve discutere proprio di questo: non è possibile che il riferimento sia quello perché altrimenti i livelli essenziali della sanità non sono sostenibili”. Dal punto di vista istituzionale, “la cosa più corretta da fare è quella di mettersi tutti intorno a un tavolo e di fare il quadro di come stanno esattamente le cose”. In questa settimana (probabilmente giovedì 1 ottobre) ci sarà una nuova Conferenza delle Regioni preparatoria ad una successiva riunione con il governo: “Noi ce la mettiamo tutta- conclude Errani- lo stallo continua da sei mesi, ma siamo pronti a sederci a tutti i tavoli qui e ora se si fa un confronto reale”.
Il senso politico della posizione delle Regioni Errani lo esplicita così: “Come Conferenza delle Regioni abbiamo già espresso la nostra contrarietà alla proposta avanzata dal governo. E’ perfino ovvio sottolineare che un patto tra le Regioni e il Governo può esistere solo nel momento in cui coinvolge tutte le Regioni. Pensare che il problema (che esiste) delle Regioni in difficoltà si possa affrontare, al contrario, dividendole, ancor prima che sbagliato è irrealistico. La sfida della qualità nell’erogazione dei servizi e nel governo della spesa, dell’innovazione e della garanzia del diritto alla salute per tutti i cittadini è il nostro riferimento fondamentale. Per fare questo – ha concluso Errani – occorre che il Governo si renda disponibile a ridiscutere il Fondo sanitario nazionale, oggi oggettivamente sottostimato e che abbandoni ogni tentazione di ritorno al centralismo”.
Autore: Redazione FNOMCeO