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Bioetica, Pandullo : “La pratica medica? La sintesi di diversi saperi”

Nei giorni scorsi abbiamo dato l’annuncio di un incontro di aggiornamento organizzato dall’Ordine di Trieste sul tema “Principi generali della bioetica” in programma venerdì 15 giugno presso la sede dell’OMCeO (leggi qui). Nell’approssimarsi dell’evento abbiamo rivolto al presidente dell’Ordine Claudio Pandullo alcune domande per introdurci ai temi al centro dei lavori.

Presidente Pandullo, la medicina sostenuta dalla necessità di rispondere ai bisogni di salute si e’ arricchita di tante opportunità per rispondere al benessere psichico del paziente. Quali di queste opportunità saranno al centro dei lavori del convegno?
Di questi tempi, le riflessioni morali sulle tematiche della salute come fondamentale diritto dell’uomo, non possono più essere affrontate con approcci settoriali da medici, giuristi e filosofi separatamente, perché per la loro complessità richiedono una trattazione multidisciplinare che porti ad un’effettiva dimensione sociale del sapere, tale da offrire a tutti i cittadini gli strumenti culturali per poter partecipare consapevolmente ai momenti decisionali individuali e collettivi.
Pertanto molte delle materie di competenza della deontologia medica ora rientrano a pieno titolo nella bioetica, disciplina che per questo motivo ha assunto un primario interesse anche nella pratica quotidiana del medico, allo scopo di favorire un rapporto con i pazienti improntato su un’effettiva alleanza terapeutica.
I lavori partiranno da un esame dell’evoluzione del sapere medico e dello sviluppo della bioetica quale comune denominatore dei saperi in campo sanitario. La tavola rotonda prevede il confronto fra operatori sanitari di differente estrazione professionale e con matrici religiose differenti: cattolica, islamica, luterana ……

Il continuo sviluppo della medicina induce a pensare che il sapere medico dovrà sempre più confrontarsi con l’esistenza di altri saperi?
L’evoluzione della medicina è reso possibile dallo sviluppo di altri saperi. Le scoperte della chimica, della biologia, della fisica hanno permesso di raggiungere i livelli della scienza medica contemporanea. E’ imprescindibile un continuo confronto fra i saperi della medicina e le altre discipline scientifiche.
Nel contempo la medicina non deve prescindere da un costante confronto con le discipline più specificamente umanistiche per non perdere di vista la continua evoluzione della società, in modo da rispondere ai nuovi bisogni ed alle nuove necessità.
Un esempio fra tutti l’evoluzione del concetto di cure, passato dal concetto di trattamento della malattia, tipico dei secoli scorsi, a quello di salvaguardia della salute; l’attenzione quindi rivolta non più solo all’aspetto fisico, ma che abbraccia più ampiamente il senso di benessere psico-fisico delle persone. Concetti moderni e improponibili, forse addirittura impensabili solo 50 anni fa.

Quanto la bioetica può favorire il rapporto di fiducia fra medico e paziente? Può farci qualche esempio?
Ricordiamo che la bioetica si afferma come disciplina negli anni ’70, quanto l’evoluzione della medicina costringe i professionisti a dover operare delle scelte di opportunità, da un lato, mentre dall’altro l’evoluzione dei mezzi di informazione proponevano un cosiddetto utente molto più informato, desideroso di essere informato e di partecipare consapevolmente alle scelte che lo coinvolgevano. Si assiste in questo periodo al passaggio dalla medicina paternalistica alla condivisione terapeutica oggi chiamata correttamente alleanza terapeutica.
La bioetica si fonda su tre principi fondamentali: autonomia, beneficialità, giustizia. Il principio dell’autonomia vede la persona al centro delle cure e diventa soggetto attivo e non più passivo: soggetto attivo ma correttamente informato.
Da qui deriva la necessità da parte del medico, e del personale sanitario in genere, di spiegare con termini comprensibili le possibili opzioni terapeutiche, fino ad arrivare al consenso informato principio fondamentale dell’agire sanitario attuale, e ripreso dal nostro codice deontologico al quale viene dedicato un intero capo.
Il principio di beneficialità trova le sue origini addirittura nel giuramento di Ippocrate e costituisce la base della medicina da sempre.
Il principio della giustizia deve essere inteso nella sua accezione più ampia, ossia il dare le cose giuste, in tempi giusti a tutti i soggetti che ne necessitino e soprattutto che ne condividano la necessità.
Questo ci riporta alle problematiche della moderna sanità caratterizzata da risorse definite e che ci obbliga ad applicare una gradualità nell’accesso alle prestazioni: vedi il problema delle liste di attesa e dei codici di priorità. Ed è proprio in questo contesto che si deve declinare l’alleanza terapeutica fra medico e paziente, che porti alla condivisione di un preciso progetto terapeutico con tempi e modalità concordati ed appunto condivisi.

L’evento, accreditato ai fini ECM, è aperto a 40 partecipanti (medici e odontoiatri). Per ulteriori informazioni gli interessati possono rivolgersi alla Segreteria OMCeO TRIESTE – lun./merc. 9.00-17.00, mart./giov./ven. 09.00 – 14.00 tel. 040 636856/040636624 Fax 040368998 E-mail omceots@iol.it

Autore: Redazione FNOMCeO

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