Pierpaolo Vargiu presidente della Commissione Affari sociali, in questa XVII legislatura, ha presentato, come primo firmatario, il 5 agosto 2013 la proposta di legge “Norme in materia di medicina di genere – Atto Camera: 1485”. La proposta mira ad inserire la medicina di genere fra gli obiettivi del Piano sanitario nazionale, dare concreta attuazione alla mozione approvata dalla Camera nel marzo 2012 e diffondere una corretta informazione sulle diversità di genere, con redazione di specifiche linee guida.
Vargiu lo ha annunciato in occasione della presentazione del libro “Genere e Salute in Italia. Aspetti socioeconomici” (Carocci, 2013) scritto da Antonio Sassu, Sergio Lodde, ordinari di Politica economica, Anna Oppo ordinario di Sociologia, e Maurizio Porcu, cardiologo, tutti operanti a Cagliari.
"Ringrazio quelli che mi hanno avvicinato alla conoscenza della medicina di genere", ha detto Vargiu, "senza pregiudizi si è in grado di imparare cose nuove ogni giorno. Come medico sapevo dei diversi metabolismi dei farmaci, ma non sospettavo la vastità dell’universo da considerare".
"Oggi – ha proseguito – la spesa pubblica del SSN tende ad aumentare per l’invecchiamento della popolazione, le innovazioni tecnologiche e cambiamenti legati a domande di salute e nuovi diritti. Per mantenere la situazione presistente sarebbe necessario una crescita del 2% e invece le dimensioni del fondo sanitario italiano subiscono importanti riduzioni economiche".
"Dobbiamo ipotizzare interventi strutturali per continuare a garantire i livelli d’assistenza. La libera circolazione europea imporrà di esseri attrattivi nell’offerta sanitaria, per evitare il crescere della mobilità passiva. Nella contrazione complessiva delle disponibilità di denaro la medicina di genere può essere nuova impostazione culturale. In sanità – ha concluso il presidente della XII Commissione – il non introdurre innovazioni diventa cattiva scelta”.
Paolo Fadda, Sottosegretario del Ministero della Salute, ha voluto far sentire il suo coinvolgimento, con un messaggio nel quale ha rilevato "la necessità di una costante interazione per attuare il nuovo paradigma del ‘malato-cittadino’, coinvolto e responsabilizzato nelle politiche sanitarie. Il libro Genere e Salute centra in pieno la tematica della prevenzione e della cura. E’ uno degli studi più rilevanti del progetto nazionale “La medicina di genere come obiettivo per la sanità pubblica”, avviata dal 2009 dal Ministero e coordinata dall’ISS. Solo un’approfondita conoscenza della medicina di genere, nei suoi aspetti economici, sociologici e medici permetterà di aumentare il livello di appropriatezza delle cure e consentirà ricadute nell’efficienza e nell’equità dei sistemi sanitari".
All’incontro, coordinato da Annarita Frullini dell’Osservatorio FNOMCeO della Professione Medica – Odontoiatrica Femminile era presente la farmacologa, Flavia Franconi, da sempre impegnata nell’incontro fra scienze sociali, biologiche e mediche, che ha scritto la presentazione del libro e ha detto: "Gli aspetti di ricerca/studio/clinica debbono influenzarsi a vicenda con intersettorialità e interdisciplinareità, per meglio conoscere il sistema individuo/ambiente e per valutare l’impatto dei determinanti socioeconomici sulla salute di genere. Quando si parla di genere bisognerà considerare non solo l’osservato, il paziente o l’oggetto della ricerca, ma anche la popolazione medica: la compliance rispetto alle indicazioni terapeutiche varia in relazione al rapporto con i medici e al loro genere. Sono emerse differenze rilevanti, fra uomini e donne, nelle narrazioni di malattia".
Antonio Sassu, economista e principale artefice del volume, ha ricordato come la medicina, da un punto di vista sociale, sia ancora troppo spesso sentita come una scienza neutrale. "Gli aspetti ‘ambientali’ e quelli socioeconomici – ha sottolineato – nel lungo periodo hanno una certa influenza sulla metilazione del DNA che ci porta a parlare di svantaggi epigenetici come di un destino scritto dalle condizioni della vita e della salute. Note sono le relazioni inverse fra povertà e salute e le relazioni dirette fra istruzione e salute. Dai dati ISTAT esaminati negli anni 1999 e 2010 – ha continuato Sassu -, la salute degli italiani è migliorata e si è ampliata l’aspettativa di vita. Tuttavia è aumentato il divario fra maschi e femmine, e quello fra circoscrizioni geografiche, specialmente fra Nord e Sud. Nonostante la riduzione del gap fra le giovani generazioni, permangono forti discriminazioni nelle classi d’età più avanzate, anche con buoni livelli di istruzione. La popolazione del sud percepisce chiaramente la differenza esistente nel mondo della sanità e la vede crescere progressivamente. Lo studio delle variabili presenti nella relazione ambiente globale e salute, consente di capire sia la relazione sia la persona stessa. In questa ricerca abbiamo utilizzato la variabile disuguaglianze nella salute percepita, per confronti fra popolazioni e paesi. Riteniamo che questi dati debbano essere conosciuti dalle classi politiche perché sono buoni predittori dello stato di salute e ben esprimono il sentire della popolazione. La salute narrativa è stata usata per evidenziare il vissuto dell’esperienza di malattia e quali conseguenze questa comporti sui familiari e nelle relazioni sociali".
"Anche il consumo dei servizi sanitari è correlato al genere e alle differenze socioeconomiche – è la conclusione di Antonio Sassu – Nell’accesso ai servizi sanitari esiste una differenza, a vantaggio del sesso femminile in linea con i dati della letteratura internazionale, certamente condizionato, soprattutto nella scelta del medico specialista, dalle relazioni ‘ambientali’. Le variabili povertà, occupazione e istruzione influenzano negativamente il consumo dei servizi sanitari, anche per quello che riguarda l’assistenza ospedaliera, soprattutto quando è lasciata una certa discrezionalità alla scelta del paziente".
Autore: Redazione FNOMCeO