Report: il silenzio è “d’oro”

Report n. 82/2010    

IL SILENZIO E’ “D’ORO”

Alla ricerca del si­lenzio perduto. Per ritrovare la salute compromessa dall’inquinamento acustico che non causa solo danni al­l’udito, ma provoca anche patologie neurologiche. Lo rivela un recente studio americano secondo il quale l’arteriosclerosi è più pre­sente nelle zone molto traf­ficate.

Analizzando un grup­po di pazienti si è scoperto che i picchi della malattia si avevano quando Ie abitazio­ni distavano meno di cento metri da strade a scorrimen­to veloce. Più colpite Ie don­ne. Anche secondo l’Orga­nizzazione Mondiale della Sanità il problema è serio: es­sere esposti a rumori conti­nui crea disagi non soltanto all’apparato uditivo, ma al si­stema cardiovascolare. Ogni anno si registrano più di 200 mila infarti causati dalla vo­ce alta delle nostre città.

Quando si raggiungono 35 decibel (l’intensità con cui viene misurato il suono) i rischi per la salute iniziano ad aumentare, oltre i 65 si arriva ai danni psichici e neu­rovegetativi. Con esposizio­ni maggiori si riscontrano danni diretti all’udito, fino alla perforazione del timpa­no. L’esposizione prolunga­ta al rumore può provocare ipertensione e ischemia, danni neuropsichici con sta­ti ansiosi, insonnia, irritabi­lità, diminuzione dell’atten­zione, della vigilanza e della memoria.

Tanto per renderci conto di quanto influiscano sulla nostra salute i “rumori”, che fanno parte del nostro quotidiano, possiamo citare alcuni esempi per definire meglio la loro intensità. II battito di una farfalla è pari a 5 decibel, mentre una conversazione a voce normale fa registrare quota 30 e il rumore della pioggia arriva a 50. Più elevato il rumore del­l’aspirapolvere con 85, e 90 quello di una strada trafficata. Ma anche una conversazione animata può disturbare orec­chie e sistema nervoso; si possono toccare i 60 decibel, Ia stessa intensità della tv o della radio a volume alto.

Durante il sonno I’inquinamento acustico alza la pressione del san­gue anche se non ci si sve­glia e i rumori non ven­gono percepiti in maniera conscia. Lo ha dimostrato una ricerca pubblicata sul­lo European Heart Journal: non è tanto la fonte del rumore che conta, quanto i decibel. Che si tratti di un aereo che vola a bassa quota, del traffico cittadino che non dà tre­gua, dagli schiamazzi del sabato sera o del semplice­ russare di chi ci dorme ac­canto. Per non star male e tutelare il proprio benes­sere non si dovrebbero superare i 35 decibel.

Roma 30/07/2010

Autore: Redazione FNOMCeO

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