Sta per aprirsi, a Padova, presso l’Aula Magna dell’Università, il terzo Congresso nazionale sulla Medicina di Genere che, presieduto da Giovannella Baggio e da Sergio Pecorelli, si terrà il 10 e l’11 ottobre e sarà seguito, il 12, dal Corso interattivo sul “Sistema Diabete”.
A passare idealmente il testimone a questo nuovo evento patrocinato dalla FNOMCeO era stata, sabato scorso, la presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato, Emilia Grazia De Biasi che, aprendo i lavori del Convegno sulla Cooperazione internazionale, aveva sottolineato proprio l’importanza di un approccio di genere alla medicina.
“Le donne sono più degli uomini, vivono più a lungo – aveva sottolineato – Eppure,ancora oggi, i trial clinici sono condotti prevalentemente su maschi”.
Durante il Congresso, si affronteranno le differenze tra l’organismo maschile e quello femminile relativamente allo scompenso cardiaco, ai tumori, alle epatiti B e C, alla demenza e, infine, al diabete.
L’Ufficio Stampa della FNOMCeO ha voluto porre, in quest’occasione, alcune domande a uno dei presidenti del Congresso: Giovannella Baggio, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Medicina Generale dell’Azienda Ospedaliera di Padova e Presidente del Centro Studi Nazionale su Salute e Medicina di Genere della Fondazione Giovanni Lorenzini.
Intanto, professoressa Baggio, spieghiamo: che cosa si intende per “Medicina di Genere”?
La Medicina di Genere è una dimensione trasversale della Medicina, indirizzata a meglio valutare e utilizzare l’influenza del sesso e del genere sulla fisiologia, sulla fisiopatologia e sulla patologia umana e, quindi, a ottimizzare la prevenzione e la terapia delle malattie.
Nasce dalla constatazione che la ricerca medica di questi ultimi cinquant’anni (nei quali si è ridisegnato tutto il sapere scientifico) ha descritto le malattie concentrandosi prevalentemente – e talora esclusivamente – su casistiche di un solo sesso, quello maschile.
E quali sono le specialità che più hanno sviluppato una “sensibilità di genere”?
La specialità che è partita per prima col mettere a fuoco questa mancanza di dati sulla donna è la cardiologia.
Oggi, in cardiologia abbiamo raggiunto delle conoscenze che ci permettono di percorrere itinerari diagnostici differenziati per uomini e donne.
Faccio un esempio. L’infarto del miocardio è la prima causa di morte della donna, ma i sintomi della malattia coronarica sono differenti tra uomo e donna: la donna, ad esempio, può non avere il classico dolore e quindi arrivare tardi alla diagnosi o addirittura andare all’area verde del Pronto Soccorso (!!!) e, da qui, essere inviata al reparto sbagliato o persino rimandata a casa(!!).
Anche la coronarografia può non essere dirimente per la donna, che spesso ammala i vasi piccoli (il microcircolo) e non i grossi. Il Centro Studi Nazionale su Salute e Medicina di Genere, di cui sono Presidente, organizza proprio corsi di Cardiologia di Genere.
Atre specialità, tipo l’oncologia, sono invece molto indietro: pensiamo che, in questo campo, anche gli animali da esperimento sono maschi!
Parliamo di diabete, al quale sarà dedicato il Corso interattivo del sabato: quali sono le principali differenze tra uomini e donne nella patogenesi, nei sintomi, negli esiti?
Il diabete è molto più aggressivo sulle arterie delle donne. Una donna con questa patologia ha una probabilità tre volte maggiori di avere un infarto rispetto a un uomo.
Perché? Ancora non lo abbiamo capito. Quello che sappiamo è che le donne con diabete hanno più fattori di rischio: sono più facilmente anche obese, ipertese, dislipidemiche.
Ma si sa anche che le donne con diabete sono meno trattate con i farmaci ipoglicemizzanti, ipocolesterolemizzanti e ipotensivi. Per questo, al nostro Congresso dedichiamo una giornata intera (sabato 12) ad un corso interattivo su genere e diabete.
Autore: Redazione FNOMCeO