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Gli strumenti di prevenzione in sanità

I vaccini, come qualsiasi altro strumento utilizzato dalla Prevenzione in Sanità, vivono la triste sorte mediatica di essere un’arma efficace (a volte unica) contro un nemico vero, spesso mortale, invalidante, ma purtroppo invisibile ai più. È sempre stato così: dall’epoca di Edward Jenner, l’inventore, alla fine del Settecento, del vaccino contro il vaiolo. Lo racconta Andrea Grignolio, docente di Storia della medicina all’Università La Sapienza di Roma e autore nel libro recente libro edito da Codice edizione “Chi ha paura dei vaccini?”.

Nella presentazione di questo libro, Francesca Carati scrive su “Nova”, periodico del Sole 24 Ore (vedi), “Già quattro anni dopo la prima vaccinazione introdotta dall’inglese Edward Jenner si terrorizzava la popolazione con una vignetta satirica in cui si rappresentavano le persone vaccinate con il virus che causa il vaiolo nei bovini in ibridi uomo/bovino. Ma fino agli anni ’80 i movimenti anti-vaccinali appartenevano a frange marginali della società”.

È difficile stabilire la percentuale dei contrari e dei dubbiosi, come l’evento mediatico che ha scatenato questa ondata di opposizione in parte “militante”. Certamente un punto di frattura è stato l’infortunio giornalistico di The Lancet quando pubblicò l’articolo di Andrew Wakefield che correlava l’autismo alla vaccinazione trivalente MPR. A nulla sono valsi il ritiro dell’articolo, le scuse dell’editore e la radiazione dell’autore dell’articolo dall’Albo medico che permette l’esercizio della Medicina in GB. Anzi, le smentite sembrano fare da cassa di risonanza per le ragioni dei contrari che sono stimati, nel libro di Grignolio, nella percentuale del 15% della popolazione con una prevalenza dei dubbiosi rispetto agli ideologizzati che si attesterebbero al 5%.

Risulta abbastanza evidente da questi dati in continua crescita che razionalità e divulgazione scientifica corretta siano armi virtuose ma spuntate. Forse bisognerebbe partire dalla constatazione che la diffusione della cultura antivaccinale è soprattutto un fenomeno mediatico ancora da capire, che sfrutta Internet come un tam-tam primordiale tremendamente efficace… Ed è proprio l’analisi della situazione, elaborata a partire proprio da questa considerazione, l’aspetto forse più interessante di questo libro che ci aiuta a capire chi siamo noi e i nostri vicini di pianerottolo da un punto di vista culturale. “Nella pletora di informazioni accessibile su Internet che sembrava liberarci dal giogo delle informazioni locali e renderci cittadini del mondo – afferma Grignolio nell’articolo della Cerati- in realtà abbiamo capito che viviamo tutti in bolle informative, dette camere dell’eco: si sta tutti insieme e quello che “grida” il primo, gli altri continuano a gridarlo con ancora più forza. Ci clusterizziamo in bolle dove ciascuno può specchiarsi. Quindi, non è vero che le informazioni sono plurime e disponibili, e se lo sono di fatto viviamo in sistemi tribali, in cui continuiamo a essere insensibili alle informazioni degli altri. Questo atteggiamento, che vale più o meno sempre, negli anti-vaccinisti è molto forte. E il meccanismo per cui quando cerchiamo di convincerli con evidenze scientifiche si radicalizzano si chiama ritorno di fiamma”.

La stessa cosa avviene in una qualsiasi Maternità dove vivono in un ristretto ambiente comune le prime ore di vita i neonati: quando un bimbo piange piangono ancora più forte quasi subito anche gli altri… La Rete sembra riprodurre questo meccanismo basilare della comunicazione umana, chiarendo perché la sede della coscienza e dell’intelligenza si chiami… “corteccia”: una parte superficiale di spessore trascurabile rispetto al resto della massa cerebrale che nella sua affascinante “tettonica” racchiude la storia dell’evoluzione della nostra specie.

Che fare allora?

Alcuni rilievi sperimentali riportati nel libro testimoniano non soltanto l’inutilità ma addirittura gli effetti controproducenti di una divulgazione scientifica tarata sull’efficacia, sulla sicurezza, sulla necessità bio-medico-sanitaria dei vaccini. Invece la cultura vaccinale sembra poter essere promossa parlando soltanto in termini crudi delle malattie che la vaccinazione previene ma non dei vaccini… quasi ci fosse la necessità di risvegliare nel nostro immaginario collettivo gli incubi di un passato (che con buona dose di presunzione pensavamo estinto) costituito da malattie infettive in grado di decimare le popolazioni. Quando quegli incubi erano attivi a nessuno sarebbe venuto in mente di mettere in dubbio, in termini mediatici,  il valore della penicillina perché costituiva una gallina dalle uova d’oro per “Big Pharma” o perché scoperta da uno scienziato (Alexander Fleming) bollato come impenitente pasticcione dai colleghi ricercatori londinesi: infatti stranutiva sui terreni di coltura e li abbandonava al loro destino quando andava in vacanza.

Uno dei nodi sollevati dalla parte dei dubbiosi verso le vaccinazioni riguarda la questione della farmacovigilanza (ritenuta da migliorare) per questi presìdi farmaceutici La Medicina basata sulle evidenze scientifiche (EB) non può conoscere dissimulazione se non vuole negare la propria legittimità ad esistere ed operare e quindi non può venir meno a questo principio anche in tempi mediaticamente difficili come gli attuali. Un bell’esempio (recente) di questo comportamento è costituito dalle dichiarazioni di Silvio Grattini, raccolte durante le accese polemiche che sono seguite ad una trasmissione di Report sulla sicurezza dei vaccini anti-HPV: secondo il fondatore dell’Istituto farmacologico Mario Negri il sistema di farmacovigilanza europeo presenta dei limiti che andrebbero superati (vedi).

La Medicina EB, che consiste non soltanto nel sapere ma anche nel saper fare, prevede che la farmacovigilanza possa migliorare anche attraverso una formazione specifica e mirata a favore dei medici; quest’iniziativa che s’inquadra all’interno del progetto europeo SCOPE (Strengthening Collaboration for Operating Pharmacovigilance in Europe), in cui anche l’AIFA ha partecipato attivamente insieme ad altre agenzie dei  medicinali dell’UE, ha realizzato un modulo di formazione on line destinato agli operatori sanitari per richiamare l’attenzione sull’importanza della segnalazione delle sospette reazioni avverse ai medicinali (vedi).

Nella fase di regressione mediatica che stiamo vivendo e spacciando per modernità va segnalato un obiettivo “coraggioso” ma fondamentale di questa iniziativa di formazione: attraverso i medici si cerca di sensibilizzare anche i cittadini sull’importanza di segnalare eventuali eventi avversi osservati a seguito dell’assunzione di medicinali e contribuire così a renderne l’impiego più sicuro.

Forse “Adda passà ‘a nuttata!”.

Anche noi (tutti noi) siamo in qualche modo come il medico che in “Napoli Milionaria”, viene chiamato al capezzale della bambina morente alla quale era stata somministrata l’introvabile e carissima penicillina come estremo rimedio per la cura di una polmonite mortale.

Queste celeberrime parole scritte da Eduardo sono spesso usate per descrivere un atteggiamento di rassegnazione. Nulla di più errato.

La nottata è l’esatto periodo di tempo che serve alla penicillina per svolgere il suo ruolo salvifico che l’intelligenza umana ha scoperto e ha permesso di usare.

A cura di Nicola Ferraro
redazione MediaFNOMCeO

Autore: Redazione FNOMCeO

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