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Mario Giosuè Balzanelli, futuro Presidente nazionale della Società Italiana Sistemi 118

Quali saranno le difficoltà di gestione del passaggio tra “118” a “112” (n° telefonico per tutte le emergenze nell’Unione Europea che poco per volta in diverse Regioni italiane si sta già attivando)?

Un problema di contenimento di tempi. Occorre, infatti, garantire che non si perda tempo nel doppio passaggio: dal primo risponditore, a qualsiasi tipo di chiamata per situazione di emergenza-urgenza, al secondo operatore qualificato che dovrà gestire le fasi di interpretazione, attivazione e controllo "on line" delle varie fasi del soccorso, nonchè di erogazione delle istruzioni prearrivo di Primo Soccorso al chiamante, in caso di specifica situazione di emergenza-urgenza sanitaria. La difficoltà essenziale  è tutta qui.

Come funziona il soddisfacimento della richiesta di intervento sanitario digitando il 112?

Attraverso l’accesso al 112 il cittadino-utente accederà ad un operatore cui presenterà il motivo della chiamata. In caso di situazione di emergenza-urgenza sanitaria l’operatore metterà, nel minor tempo possibile, il chiamante in contatto con l’operatore della Centrale Operativa del Sistema di Emergenza Territoriale (SET), che provvederà ad erogare, in seguito a triage telefonico, la risposta più idonea alla gestione tempo del caso specifico.

Il 118 (o 112) è un fattore che unifica l’assistenza sanitaria in Italia o che sottolinea le cospicue differenze tra Regione e Regione?

L’Italia, con il numero unico dedicato esclusivamente alla gestione dell’emergenza-urgenza sanitaria, ossia il 118, si è dimostrata, in assoluto, all’avanguardia a livello mondiale su questo tema.
Il passaggio al 112 dovrà confermare, in modo paritetico, gli standard prestazionali di eccellenza, riguardo alle tempistiche di gestione, conduzione e controllo on line degli interventi di soccorso, raggiunti attualmente dai SET 118 dei vari territori regionali.

Assistenza sanitaria ospedaliera, continuità assistenziale e assistenza sanitaria territoriale: il 118 come si colloca in questa triade?

Il Sistema 118 è il vero "regista di centrocampo". Con la sua componente sanitaria medica valuta, tratta e se necessario stabilizza nell’immediato il paziente per prendere  una decisione mirata: se instabile o comunque meritevole di ospedalizzazione, lo trasporta nel centro ospedaliero maggiormente idoneo e, tra gli idonei, il più vicino; se stabile ed in grado di rimanere al domicilio viene lasciato a casa; se merita invece di essere rinviato allo specialista delle cure primarie viene, con immediatezza, indirizzato allo stesso. Tale azione di "redistribuzione finalizzata " del flusso gestionale del paziente acuto ha nel Sistema 118 il suo cardine strategico irrinunciabile, con un’ azione davvero efficace che si espleta mediante l’operatività dei mezzi di soccorso, al contempo medicalizzati ed infermierizzati (automedica ed ambulanza in assetto Mike), per le situazioni di maggiore gravità clinica (codici rossi e gialli), e dei Punti di primo Intervento, per le acuzie "minori" (codici verdi e bianchi), così come giornalmente documentato dalle attività dei Sistemi 118 di tutte le regioni.

Quali sono le sfide che deve affrontare il servizio di emergenza nel nostro Paese e quali quelle che ha già vinto negli anni?

Il Sistema 118 deve essere legislativamente riformato nella direzione di un netto potenziamento che deve partire dal riconoscimento delle sua elevata complessità gestionale e della concomitante necessità di assicurare un’assistenza a 60 milioni di cittadini in caso di evidente imminente pericolo di vita, nel rispetto delle tempistiche di intervento previste dal legislatore (8 minuti dalla chiamata in area urbana e 20 minuti dalla chiamata in area extraurbana): l’arrivo presso il paziente di un equipaggio in grado di fare diagnosi e trattamento terapeutico potenzialmente salvavita, ossia un equipaggio sanitario costituito da medico ed infermiere. La sfida vinta consiste nel varo della Legge 107/ 2015, dove all’art.1, comma 10 si sancisce che le manovre salvavita del Primo Soccorso verranno insegnate nella Scuola Italiana, ad 8 milioni circa di studenti per anno. Questa rivoluzione è partita con una iniziativa legislativa popolare varata a Taranto, dal SET 118 di Taranto, cui hanno aderito gli altri SET 118 regionali insieme alle più varie rappresentanze della società civile.

Come è possibile raccontare meglio l’emergenza ai cittadini? Soprattutto quando accadono eventi catastrofici che richiamano in prima pagina l’intervento dei soccorritori ma che rischia di rimanere solo al livello di fenomeno mediatico?

Occorre promuovere, con massima intensità, la diffusione più capillare di una cultura dell’emergenza di base nella educazione sanitaria del cittadino italiano. Con l’insegnamento del Primo Soccorso nella Scuola Italiana stiamo ponendo le basi per una partecipazione formidabile dell’intera popolazione alla "catena del soccorso", con la conseguenza evidente che nei prossimi anni verranno salvate, sia in condizioni ordinarie che in caso di eventi maggiori (maxiemergenze), innumerevoli vite umane in più.

Autore: Redazione FNOMCeO

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