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Il mondo della moda riflette sulla magrezza. E inizia a consideralo un falso valore

Francia. Da patria della moda a capofila della lotta contro l’ossessione della magrezza ritenuta requisito indispensabile per sfilare sulle passerelle di fronte ad una platea costituita da compratori, giornalisti, pubblicitari e “flâneur” postmoderni di varia estrazione culturale e depositari di ancora più variabili aspettative. Cresce in quel Paese la consapevolezza che proprio questa ossessione, totalmente mediatica, sia la causa scatenante dell’anoressia che colpisce moltissime indossatrici: e a rischio sono, ovviamente, soprattutto le più giovani. La stragrande maggioranza di queste lavoratrici è infatti costretta a convivere con un corpo filiforme per indossare vestiti di “haute couture” confezionati in taglie sartoriali praticamente infantili.

Un problema reale di cui si è fatto carico recentemente il Parlamento francese con una legge (la “Loi mannequin”) approvata nel 2016 ed entrata in vigore nel maggio scorso.

Per sfilare in passerella o davanti all’obiettivo fotografico le modelle dovranno ora esibire un certificato rilasciato da un medico del lavoro, secondo quanto prevede la normativa attuale francese per tutelare la salute dei lavoratori. Questo certificato avrà una validità biennale e – come riporta un articolo de La Repubblica (vedi)

dovrà attestare “lo stato generale di salute della persona, valutato in particolare rispetto al suo indice di massa corporea, che le permetta di esercitare l’attività di modella”.

E qualcuno, come spesso accade in ambito economico, sta cercando di trasformare quella nuova norma, sulla carta penalizzante, in un’occasione per qualificare in senso positivo il prodotto e la sua fruibilità. Come scrive Quotidianosanità.it, due importanti realtà dell’industria dell’abbigliamento francese hanno infatti deciso di abbandonare la produzione delle taglie inferiori alla 38 (vedi). Questa novità introdotta nella produzione è stata comunicata alla stampa con un documento in cui si proclama di condividere integralmente tutte le motivazioni medico-sanitarie-sociali della nuova legge. Di più: nel documento il gruppo si impegna addirittura a mettere in cantiere una produzione industriale di caratteristiche sartoriali ancora più virtuose rispetto a quanto la nuova normativa impone.

La rinuncia di un importante gruppo industriale alla produzione di abbigliamento femminile di taglie inferiori alla 38, al di là degli aspetti di comunicazione commerciale (che pure esistono), ma soprattutto il varo della legge francese, sono spie di un clima culturale molto diverso anche rispetto ad un passato relativamente recente. Le notizie di proteste, denunce, appelli in favore della tutela della salute delle modelle, prima di quella legge transitavano sui media più che altro come storie personali, a volte drammatiche, ma non in grado di interferire con i tempi, i modi, le relazioni della produzione industriale che imponeva diete da fame anche se a rischio di indurre anoressia (vedi).

Intanto, anche in Italia non si abbassa la guardia contro l’anoressia e i disturbi alimentari che rappresentano una piaga sociale e sanitaria sempre più importante anche perché, forse e per diversi motivi, più rivelabile che nel passato.

Il Ministero della Salute, il 7 settembre scorso, ha pubblicato on line le “Linee di indirizzo nazionali per la riabilitazione nutrizionale nei disturbi dell’alimentazione” (vedi)

La pubblicazione – si afferma nello spazio in Rete dove si può scaricare il documento – “vuole essere un pratico ausilio per gli operatori sanitari coinvolti nella cura dei disturbi dell’alimentazione per identificare correttamente le persone che necessitano di un supporto nutrizionale e mettere in atto i trattamenti più appropriati al momento opportuno.

L’auspicio è che queste Linee di indirizzo contribuiscano a ridurre le complicanze mediche conseguenti alla malnutrizione e a facilitare il recupero dello stato nutrizionale e della salute fisica, tappe essenziali nel processo di guarigione”.

Una tappa necessaria, quest’ultima, anche sotto l’aspetto della prevenzione: l’anoressia in età giovanile può infatti determinare col passare degli anni la comparsa dell’osteoporosi in forma anche particolarmente grave.

La legge francese: vedi GOOGLE: vedi



Fonte: www.torinomedica.com


Autore: Redazione FNOMCeO

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