Professore ordinario di Epidemiologia e Sanità pubblica all’Università di Torino, Giuseppe Costa ha svolto a Firenze, durante il convegno "Le donne medico e la medicina di genere" (Firenze, 6 giugno 2014), una delle relazioni più interessanti ed applaudite (la alleghiamo con il consenso dell’autore). Merito del docente piemontese è stato quello di inserire l’argomento “medicina di genere” nel più vasto orizzonte del rapporto tra diseguaglianze sociali e salute, ancorando la sua trattazione al rapporto Who Closing the gap in a generation e alla risoluzione del Parlamento europeo sulla riduzione delle diseguaglianze nella salute, approvata nel 2011.
Analisi epidemiologiche realizzate su aree-campione su scala internazionale, mostrano che laddove le differenze sociali sono più marcate, si viene curati e assistiti molto peggio e si vive di meno. La donna subisce questa differenziazione in modo sensibile, al pari di altre fasce di popolazione poco protette (minori, anziani, persone con redditi inferiori alle medie nazionali). Costa ha così mostrato – dati alla mano – come le diseguaglianze sociali spiegano un terzo delle mortalità europee e come la deprivazione sociale provochi decessi importanti laddove fumo e sovrappeso sono fattori sensibili di rischio. Trasferire il dato in una prospettiva di programmazione è compito delle politiche sanitarie, soprattutto in termini di ricognizione, analisi e programmazione. Per questo, ha precisato il docente torinese, già da due anni è attivo presso la Conferenza Stato-Regioni un Gruppo di lavoro sulle disuguaglianze sociali che pubblicherà (presumibilmente nell’ottobre 2014) il primo Libro bianco sulle disuguaglianze di salute in Italia.
Sottolineando il ruolo sempre crescente che in questo ambito sta assumendo l’Inmp (Istituto Nazionale Migrazione Povertà e Salute), Costa ha concluso la sua relazione ricordando alcuni obiettivi immediati per chi si occupi del nesso tra salute e disuguaglianze sociali, tra cui quelli di focalizzare le disuguaglianze di salute nella programmazione sanitaria (Patto per la Salute) e preventiva (Piano Nazionale di Prevenzione) e ingaggiare gli stakeholder che possono avere un ruolo nel contrasto delle disuguaglianze, compresi i professionisti della sanità per il compito di patrocinio. Qui, secondo Giuseppe Costa, si identifica al massimo livello il compito del mondo medico e – nello specifico – quello degli Ordini provinciali.
Autore: Redazione FNOMCeO