Antipsicotici a bambini e adolescenti

La rivista «Jama Psychiatry» ha pubblicato un’analisi retrospettiva che descrive i trend della prescrizione di farmaci antipsicotici a bambini, adolescenti e giovani adulti negli Stati Uniti. Esito di una collaborazione tra ricercatori di Columbia University (New
York), Yale University (Connecticut) e National Institute of Mental
Health (Maryland). L’analisi viene presentata come il primo tentativo di monitoraggio sull’uso degli antipsicotici in questa fascia di popolazione – uso che negli ultimi anni, accanto a una certa diffusione anche nella prima infanzia, ha visto crescere in parallelo il dibattito legato agli effetti collaterali.

I dati dell’analisi sono stati ricavati dalla IMS LifeLink LRx Longitudinal Prescription (database in cui rientra circa il 60% delle farmacie statunitensi) e fanno riferimento agli antipsicotici prescritti tra  2006 e 2010 a un totale di oltre due milioni e mezzo di individui in età compresa tra i 12 mesi e i 24 anni.

Dal corpus di dati, suddiviso in base a sesso, età e diagnosi, risulta che mentre nei bambini di età inferiore ai 12 anni le prescrizioni di antipsicotici hanno registrato una lieve diminuzione, tra adolescenti (13-18 anni) e giovani adulti (18-24 anni) il trend è opposto. Per quanto concerne le differenze di genere, tra bambini e adolescenti l’uso di antipsicotici sarebbe più diffuso nella popolazione maschile che in quella femminile. Per quanto infine concerne le diagnosi, si è rilevato che nel campione preso in esame, relativo al 2009, la più diffusa è il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (DDAI) tra bambini e adolescenti, seguito nei giovani adulti dalla depressione.

Nelle conclusioni si evidenzia che il picco di prescrizioni di antipsicotici tra gli adolescenti, soprattutto maschi, e i relativi dati diagnostici supporterebbero l’idea che questi farmaci vengano adottati non tanto per il trattamento di sintomi psicotici ma per la gestione di problemi comportamentali di tipo impulsivo e aggressivo. Un dato in controtendenza rispetto alle indicazioni cliniche che hanno sdoganato l’uso di antipsicotici a partire dall’infanzia, indicato in origine per il trattamento di disturbo bipolare, schizofrenia e comportamenti aggressivi legati all’autismo. Patologie che nell’analisi qui presentata non risultano statisticamente significative.

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(Da Filo Diretto con FNOMCeO n. 28) 

Autore: Redazione FNOMCeO

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