Stiamo parlando della caffeina, una molecola organica che può prendere nomi diversi a seconda dell’alimento che la contiene: ad esempio teina o teobromina quando è contenuta nei semi di cacao che tostati e polverizzati danno origine alla base di lavorazione per la cioccolata (la bevanda) o il cioccolato (l’alimento nellaforma solida), Il termine teobromina (che deriva dal greco antico e significa cibo degli dei) definisce molto bene il rapporto misterioso e di intensa gratificazione gustativa e mentale che ci lega a questo cibo straordinario.
Con la nascita dell’industria alimentare e l’evoluzione dell’ingegneria chimica iniziata nell’Ottocento la caffeina è diventata, anche per la legge, un additivo alimentare che si presenta sotto forma di polvere altamente solubile ma che è però potenzialmente pericoloso e mortale: un cucchiaio di questa sostanza equivale al contenuto di alcaloide presente in 25/28 tazze di “caffè americano”. La bibita per eccellenza, quella che da Atlanta ha invaso ogni angolo del Mondo con le sue bollicine, contiene ad esempio caffeina.
Un additivo alimentare non è in genere sottoposto a limitazioni d’uso stabilite per legge. Questo status ha permesso che la banale disponibilità di questa polvere sia oggi sfruttata per tagliare gli stupefacenti e per essere assunta come sostanza voluttuaria.
Ma dopo la recente morte di un diciottenne nell’Ohio (Usa) per overdose di questa sostanza assunta in polvere qualcosa potrebbe cambiare. La Food & DrugAmministration ha intanto diramato un avviso sulla pericolosità potenziale di questa sostanza venduta liberamente in Rete ed è prevedibile una prossima energica limitazione d’uso, a partire dagli Stati Uniti (vedi)
(Fonte: New York Times)
A cura di N. Ferraro
Autore: Redazione FNOMCeO