SPIRITUALITÀ E UMANIZZAZIONE DELLE CURE

La legislazione relativa alle cure palliative dichiara che “la spiritualità è tema che non può essere eluso” (OMS,Genova 1990). Le riflessioni emerse dal convegno “Il bisogno di spiritualità della persona ammalata di tumore e di chi se ne prende cura”, che si è svolto il 27 febbraio presso l’OMCeO di Palermo, ne danno conferma, invitando a un approfondimento del tema e delle molteplici trame ad esso correlate, sia rispetto alla relazione di cura sia rispetto al contesto istituzionale e culturale in cui si svolge.

Di seguito riportiamo integralmente il report della giornata – a cura della Segreteria dell’OMCeO di Palermo con il contributo del Presidente Salvatore Amato

“La sinergia di progettualità e di organizzazione fra l’Ordine dei Medici di Palermo – spiega Amato – e l’Ufficio di Pastorale della salute della Diocesi di Palermo ha permesso la realizzazione di questo convegno e ha fatto emergere il grande interesse che c’è per il tema da parte di tutti gli operatori che stanno accanto al paziente, cioè accanto alla persona ammalata di tumore”.

L’interesse che i numerosi partecipanti hanno dimostrato e la richiesta di continuare con un percorso che permetta di approfondire il tema e di sostenerne la formazione, che si riconosce carente, è stato il risultato, anche superiore a quanto sperato.

Il tema, che il grafico della locandina in bianco e nero presenta (vedi allegato), “una luce che illumina un campo irregolarmente illuminato a cui è sotteso un groviglio” bene esprime la complessità spesso confusa che vive la persona a cui viene diagnosticata la malattia “tumore”, a oggi considerata “il male assoluto, che fa incontrare improvvisamente e faccia a faccia con l’evento morte”.

La spiritualità, che ogni persona ha scritta nel suo profondo, spesso non riconosciuta o sopita o coperta dalle scorie di una vita vissuta con ritmi accelerati, a cui è difficile sottrarsi, può spontaneamente o stimolata dagli operatori, preparati in questa “arte maieutica”, emergere e rappresentare “un di più” che si inserisce come una terapia, non farmacologica ma efficace, nel percorso terapeutico.

La spiritualità, di difficile definizione, non è necessariamente sinonimo di fede religiosa ma ha nella fede, vissuta come risposta a una relazione con Dio, il meglio della sua espressione.

L’antropologia biblica, a cui fa per lo più riferimento la nostra cultura ma non l’unica, sottende una visione dell’uomo come realtà unica di una dualità, il corpo e lo spirito, che si esprime nella persona.

La Chiesa cattolica, seguendo l’insegnamento di Gesù, e la grande tradizione di persone illuminate che hanno “inventato” l’assistenza, San Giovanni di Dio, fondatore dei Fatebenefratelli,e San Camillo de Lellis, fondatore dei Ministri degli infermi, si prende cura della persona ammalata, nella sua totalità e propone una lettura anche scientifica della spiritualità, che trova oggi nel mondo anglosassone uno spazio non indifferente.

Il Dott. Amato ritiene che “la bella esperienza vissuta apra le due realtà propositive a pensare insieme un progetto formativo, per raggiungere il comune obbiettivo: dare alla persona ammalata il meglio dell’assistenza. I vari operatori sono stati invitati a dare il loro apporto specialistico, attraverso la proposta di punti tematici da affrontare, per costruire un percorso interattivo, in cui ognuno può sentirsi soggetto che forma e che riceve formazione”.

“Persone specialiste si incontrano con persone ammalate, sul comune terreno di persone con una spiritualità che, messa a disposizione scambievolmente, potenzia positivamente il risultato della cura che, anche se non porta alla guarigione del corpo, si adopera per la guarigione della persona”.

Il Dott. Amato dichiara che a conclusione dell’evento è stata presentata una “Carta di Palermo – dichiarazione d’intenti sulla Spiritualità in Sanità”: “Tale documento, richiamando l’importanza del riconoscimento delle istanze spirituali tanto del paziente quanto del personale di cura, costituisce un invito alle Aziende sanitarie e, più in generale, alle Autorità competenti in materia sanitaria e nei molteplici ambiti confessionali, per la realizzazione di una valida assistenza spirituale nei reparti di cura e al domicilio del paziente. Primo firmatario, il Presidente dell’Omceo di Palermo; a seguire, le massime Autorità sanitarie ed ecclesiastiche, oltre a tutti i partecipanti all’evento”.

“Il documento sancisce che l’istituzione sanitaria, con il personale che vi opera, ha il dovere non solo di prestare le cure cliniche all’ammalato, ma anche di raccogliere la sua domanda spirituale, a volte implicita, che potrebbe condizionare le decisioni e le scelte che lo riguardano e che potrebbe avere potenziali effetti sulla sua salute fisica e mentale”.

L’Istituzione sanitaria ha il dovere di riconoscere l’importanza della formazione del personale che opera al suo interno sui temi della spiritualità, dell’umanizzazione e, più in generale, delle scienze umane, nell’intento di inquadrare in un rinnovato contesto culturale i temi della salute e della malattia.

L’Istituzione sanitaria, sulla scorta delle indicazioni legislative e sui suggerimentiforniti dalla letteratura, deve implementare le offerte di sostegnopsicologico, di assistenza spirituale e religiosa e tutti gli aspetti che innalzino il livello di umanizzazione dell’organizzazione. A tale scopo deve migliorare il lavoro in equipe, deve incrementare la multidisciplinarietà, deve garantire la collaborazione con diversi soggetti sociali e con diverse Istituzioni (associazioni di volontariato, associazioni di malati, gruppi di supporto della Chiesa locale). Tra i propri standard di qualità deve inserire l’integrazione delle cure mediche con gli interventi spirituali, stabilendo procedure, percorsi e linee guida, e monitorandone l’applicazione e l’efficacia.

Autore: Redazione FNOMCeO

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