La mancata aderenza alle cure costituisce un problema per i pazienti e per i cittadini, per gli elevati costi umani ed economici che genera. In Europa si contano 200 mila decessi legati alla mancata aderenza delle terapie, con una spesa di 120 miliardi di euro l’anno. In Italia, più della metà dei pazienti cronici (56%) ha pensato di abbandonare le cure e per uno su dieci (12%) si tratta di un pensiero ricorrente. IL 45% si sente confuso e disorientato e incapace di gestire la propria condizione. Così l’aderenza alle cure scende, le patologie peggiorano e crescono i costi per il Servizio sanitario nazionale, stimati in 19 miliardi di euro l’anno.
Adesso, un algoritmo creato dall’Università Cattolica punta a migliorare l’aderenza alle terapie e ridurre gli sprechi correlati alla mancata guarigione e alle ricadute scegliendo le politiche più efficaci. L’algoritmo fa parte del progetto “Abbiamo i numeri giusti” presentato all’Istituto superiore di sanità e, per il raggiungimento dell’obiettivo, tiene conto di un fattore fondamentale, che deve essere accresciuto: il coinvolgimento attivo dei pazienti. L’algoritmo – in grado di valutare il costo-efficacia di ogni singolo intervento – verrà applicato in cinque regioni pilota (Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lazio e Puglia).
“Aumentare il livello dell’aderenza alla terapia significa aumentare le possibilità di guarigione e, automaticamente, ridurre – se non eliminare – gli sprechi conseguenti”, ha spiegato Americo Cicchetti, direttore dell’Alta scuola di economia dei sistemi sanitari dell’Università Cattolica. “Il problema da risolvere era mettere a punto uno strumento che permettesse di identificare gli interventi volti ad aumentare l’aderenza, che dessero il miglior ritorno sia in termini di salute che di sostenibilità economica”.
“Se la parte regionale avrà successo, potremo dimostrare l’efficacia di questi interventi sull’aderenza”, ha aggiunto Antonio Messina, Presidente e Amministratore Delegato di Merck, ente finanziatore del progetto. “Dobbiamo conservare uno dei migliori sistemi sanitari al mondo, il nostro, e quindi renderlo sostenibile”.
Fonti:
Autore: Redazione